Suarez-Juventus, inchiesta Perugia partita da un caso di corruzione nell'Università per stranieri

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di Michele Milletti e Egle Priolo

PERUGIA Le prove passate in anticipo da imparare a memoria, le telefonate per organizzare una sessione straordinaria, la delibera che sfrutta il Covid per fare l’esame a porte chiuse e quella soggezione ai desideri della Juventus. Questa, nelle accuse della procura, la sostanza dell’esame «farsa» con cui il bomber Luis Suarez ha ottenuto dall’Università per stranieri la certificazione di lingua italiana B1 utile per la cittadinanza che gli avrebbe aperto le porte della Serie A. Un esame per cui il procuratore capo Raffaele Cantone (con i sostituti Paolo Abbritti e Giampaolo Mocetti) parla di rivelazione di segreti di ufficio e falso ideologico e per cui ha indagato, oltre a Cinzia Camagna che materialmente predispose l’attestato, la rettrice Giuliana Grego Bolli, il direttore generale Simone Olivieri, la professoressa Stefania Spina e il componente della commissione “Celi Immigrati” Lorenzo Rocca.

Ai quattro, ieri mattina, i militari del Nucleo di Polizia economico - finanziaria della guardia di finanza hanno notificato un’ordinanza di applicazione della misura cautelare interdittiva della sospensione, per otto mesi, dall’esercizio del pubblico ufficio. Una misura cautelare richiesta dalla procura e disposta dal gip Piercarlo Frabotta che in 48 pagine ha ricostruito quanto accaduto al telefono e tra le stanze di palazzo Gallenga dall’8 al 17 settembre scorso. 

A partire dagli accordi per creare una sessione «ad personam». In particolare, come riporta una nota nella procura «è emerso che i contenuti della prova erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore, giungendo a predeterminare l’esito ed il punteggio d’esame, per corrispondere alle richieste che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno di immagine, tanto personale quanto per l’Università». «Gli accertamenti investigativi hanno consentito, altresì – si sottolinea -, di comprendere come, nei primi giorni del mese di settembre del 2020, la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per “accelerare” il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez, facendo, quindi, ipotizzare nuove ipotesi di reato a carico di soggetti diversi dagli appartenenti all’università, tuttora in corso di approfondimento». 

L’ordinanza, infatti, oltre all’altro membro della commissione Paolo Di Giovine, svela il coinvolgimento dell’avvocato della Juve Maria Turco, accusata di concorso nel falso. Mentre con l’accusa di false dichiarazioni al pm è emerso il coinvolgimento dell’altro avvocato del club Luigi Chiappero e del direttore dell’area tecnica Fabio Paratici, con la Juve che ribadisce «con forza la correttezza dell’operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli».

Nel mirino della procura anche chi per primo si è informato delle possibilità di far svolgere l’esame al bomber uruguaiano «a Perugia e non a Siena», il football director Federico Cherubini. A carico del folignate, il club non conferma l’arrivo dell’informazione di garanzia, anche se la sua posizione sarebbe comunque al vaglio della procura dal momento che potrebbero essere stati rilevati elementi vicini a quelli contestati a Paratici.

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Misure cautelari


Per quanto riguarda le misure cautelari, il gip le ha disposte rilevando «il concreto ed attuale rischio che gli indagati, se non sottoposti ad idonea cautela, ripropongano condotte delittuose analoghe a quelle per le quali si procede, avendo mostrato di considerare l’istituzione di cui fanno parte e che rappresentano alla stregua di una res privata gestibile a proprio piacimento». In una pratica che «appare tutt’altro che occasionale e isolata». 
Dall’ordinanza emerge infine anche la genesi dell’inchiesta, partita dalle indagini della guardia di finanza su alcuni appalti. Il telefono del dg Simone Olivieri (difeso dall’avvocato Francesco Falcinelli e che si è sempre dichiarato estraneo alle accuse, come gli altri indagati assistiti da David Brunelli, Giuseppe Innamorati e Cristiano Manni) era infatti già intercettato nell’ambito di un’inchiesta che lo vede accusato di corruzione «in particolare perché – riassume il gip Frabotta -, nella sua qualità di incaricato del servizio “acquisti, cassa e patrimonio” dell’Università per stranieri di Perugia, compiva atti contrari ai doveri del suo ufficio consistiti nell’affidare lavori e forniture a artigiani e imprenditori a fronte della ricezione di denaro e di prestazioni lavorative per la ristrutturazione del proprio appartamento».

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Ultimo aggiornamento: Sabato 5 Dicembre 2020, 16:57
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