Strage di Bologna, il quinto uomo trovò rifugio a Foligno

Strage di Bologna, il quinto uomo trovò rifugio a Foligno

di Luca Benedetti e Giovanni Camirri
FOLIGNO - La strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 non è solo il dolore per l’Umbria che finisce nel buco nero della storia per la morte di Sergio Secci. Non è solo la sfida al muro di gomma di papà Torquato che fondò, e per anni guidò, l’associazione dei parenti delle vittime. Non è solo i dolore di una regione che passa per Terni, la città di Sergio e Torquato, ma un dolore che non ha campanile e una memoria collettiva mai scalfita.
Adesso le ultime indagini sulla bomba che fece 85 morti, dicono che l’Umbria è stata usata da chi ha un ruolo dall’altra parte, dalla parte di quelli che la Procura generale di Bologna che ha avocato nel 2007 le indagini della Procura ordinaria, ha individuato come carnefici. Perché il quinto uomo, Paolo Bellini, nato a Reggio Emilia, 67 anni, accusato di essere uno degli esecutori materiali della strage (lui si difende negando, e si proclama innocente), è passato per Foligno. Di più. Le ricostruzioni raccontano che Bellini, a Foligno c’è arrivato dal cielo. Perché, con il nome di Roberto Da Silva, un brevetto di pilota preso negli Stati Uniti, ha volato spesso e volentieri dall’aeroporto “Franceschi”. Al suo fianco, raccontano le cronache del tempo, l’allora procuratore della Repubblica di Bologna, Ugo Sisti che era stato accusato di favoreggiamento, in merito alla strage, proprio nei confronti di Bellini. Bellini-Da Silvia e Sisti avevano la passione del volo e avevano scelto l’aeroporto di Foligno come base. Sembra che il magistrato fosse un socio onorario che non avrebbe neanche pagato l’iscrizione. Sisti per quell’accusa fu prosciolto nel dicembre del 1986. Bellini-Da Silva avrebbe iniziato a frequentare la città nel 1977.
Sempre le cronache ricordano un atterraggio di fortuna da un volo da Roma proprio a Foligno. Dall’aereo di Bellini-Da Silva, era il 1978, scendono anche Sisti e un deputato bolognese dell’Msi.
Bellini a Foligno era Roberto Da Silvia, vero passaporto brasiliano per la copertura del neofascista di Avanguardia Nazionale, ma nome fasullo. «Certo che mi ricordo quel nome», racconta chi spesso, dopo quegli anni, frequentava l’aeroporto. Un «me lo ricordo» coperto da riserbo e anonimato. C’è chi lo ha ritrovato nelle cronache di questi giorni e chi ricorda la sua attività folignate di commerciante di mobili. Per dirla tutta nella scheda di Bellini-Da Silva, ci sarebbe anche un passato di ricettatore di opere d’arte rubate, ma anche di suggeritore della strategia terroristica- mafiosa di attacco ai monumenti per le bombe di Cosa Nostra nel 1993. In quell’occasione a Milano, in via Palestro, morì, il 27 luglio, il vigile del fuoco ternano Stefano Picerno. L’Umbria che piange ancora per le stragi incrocia la vita e le imprese di Paolo Bellini.
Secondo le ricostruzioni della sua carriera, Bellini scappa all’estero nel 1976 e durante la latitanza diventa Roberto Da Silvia, grazie a un passaporto autentico, con false generalità, ottenuto dal regimi militare del paese sudamericano. Il suo nome è abbinato alla strage di Bologna già il 7 agosto del 1980. C’è un video di un turista che riporta al suo volto. Nella vecchia istruttoria Bellini, Da Silva per i folignati, venne assolto. Adesso viene indicato come il quinto autore materiale nella ricostruzione in cui è ipotizzata, per quella strage, la regia di Licio Gelli e della P2. Bellini-Da Silva, si difende. Spiega che lui con quella strage non c’entra. Bellini, adesso, essendo pentito di mafia, è nel programma di protezione dei collaboratori di giustizia. In città c’è chi si ricorda di quel pilota.
Ultimo aggiornamento: Domenica 1 Marzo 2020, 08:30
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