Sospesa e niente stipendio, il giudice dà ragione alla Usl contro la psicologa no vax

Sospesa e niente stipendio, il giudice dà ragione alla Usl contro la psicologa no vax

di Nicoletta Gigli

TERNI Sospesa dal lavoro e dallo stipendio per tre mesi per non aver fatto il vaccino contro il covid, si è rivolta al tribunale chiedendo all'azienda sanitaria per cui lavora un risarcimento per i danni patiti. Il giudice del lavoro, Manuela Olivieri, ha respinto il ricorso della donna, dipendente dell'Usl Umbria2, psicologa nel carcere di Terni. «E' legittima - si legge nella sentenza - la scelta del datore di lavoro che disponga la temporanea sospensione dal lavoro e dalla retribuzione del dipendente per preservare l'incolumità degli utenti della struttura sanitaria e del personale dipendente, compresa la salute del lavoratore coinvolto dal provvedimento di sospensione. Si tratta di una misura volta a prevenire la diffusione del contagio all'interno delle strutture sanitarie o degli ambulatori in cui si espletino attività sanitarie».
Per il giudice «risulta alquanto improbabile che la ricorrente, nello svolgimento dell'incarico di psicologa presso la casa circondariale di Terni, potesse osservare in modo costante e continuativo la distanza interpersonale (in modo non solo tendenziale ma rigoroso, per non dire dell'utilizzo dei dispositivi di protezione da parte dei detenuti), sia con colleghi, con il personale addetto alla sicurezza dei luoghi e con i pazienti-detenuti, a fronte del rischio di contagio da covid-19 nei luoghi di lavoro, tenuto conto della tipologia delle mansioni espletate dalla stessa e della specificità del contesto lavorativo. Il rifiuto di sottoporsi alla vaccinazione, non giustificato da cause di esenzione, né da specifiche condizioni cliniche, costituisce impedimento di carattere oggettivo all'espletamento della prestazione lavorativa». La psicologa, sospesa dal servizio e dallo stipendio da settembre a dicembre 2021, era assistita dall'avvocato, Carlo Grilli, l'azienda sanitaria locale dall'avvocato, Siro Centofanti. «Il datore di lavoro - si legge nella sentenza - si pone come garante della salute e della sicurezza dei dipendenti e dei terzi che, per diverse ragioni, si trovano all'interno dei locali aziendali». Mentre a Terni il giudice, Olivieri, firmava la sentenza ribadendo l'obbligo vaccinale contro il covid per alcune categorie di lavoratori, a Roma la corte costituzionale era intenta a trattare la stessa problematica, con esiti concordanti con la decisione del tribunale.
 


Ultimo aggiornamento: Sabato 3 Dicembre 2022, 08:36
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