Giovani morti a Terni, viaggio nel quartiere di San Giovanni: «Solo due bar e ai ragazzi resta sporcizia e cemento»

Giovani morti a Terni, viaggio nel quartiere di San Giovanni: «Solo due bar e ai ragazzi resta sporcizia e cemento»

di Alberto Favilla
TERNI Un quartiere operaio, di frontiera. Con il marchio appiccicato addosso. San Giovanni, malgrado gli sforzi degli abitanti, resta il quartiere del disagio sociale, da quando sul finire degli anni '70 arrivò la droga. Malgrado siano passati tanti anni quel marchio non se n'è andato e il quartiere è tornato a far parlare di sé. Il tema è sempre lo stesso: la droga e la morte, purtroppo. Come se il tempo si fosse fermato. Uno dei due ragazzi morto, il quindicenne, abitava proprio a San Giovanni, così come il pusher Aldo Maria Romboli abitava sempre a San Giovanni. Insomma, un quartiere che non è riuscito a cambiare, a fare quello che si chiama salto di qualità. Ieri pomeriggio un gruppo di amici del quindicenne erano al campetto di cemento, quello di fronte a via Largo Mezzetti. Sulla rete hanno appiccicato uno striscione in ricordo del loro compagno. «Veniva spesso a giocare qui al campetto racconta Fabio lui era un tipo riservato, un po' taciturno, ma di sicuro un gran bravo ragazzo. Abbiamo fatto le scuole medie insieme, alla Benedetto Brin, anche se in classi diverse. Lui ha poi scelto l'Itt mentre io sono andato al Liceo Donatelli. L'ultima volta che si è visto qui risale al qualche giorno fa. Si è seduto un po' in disparte e si è visto la nostra partitella». La giovane vittima e i suoi amici erano poi soliti andare nel parco del vecchio campetto rosso dove per anni, dopo il campo di calcio, ci sono stai i gonfiabili. Loro, il gruppo del quindicenne, si ritrova in quella panchina di fronte alla fontanella, proprio dietro alla scuola media.
«Si, loro, quel gruppetto di ragazzini, stanno sempre qui dice una giovane signora purtroppo il degrado a San Giovanni è totale, basta vedere come è ridotto questo parco. Proprio davanti al cancello della scuola abbiamo trovato delle siringhe che ancora sono lì malgrado la nostra denuncia. A San Giovanni non c'è più nulla. E' un quartiere abbandonato al suo destino. La colpa della morte di quel povero ragazzo è di tutti, non solo di quello che gli ha dato la droga. Non si può vivere così. La sporcizia la fa ormai da padrona e la paura è tanta». Un quartiere tra i più popolati della città. Attualmente conta oltre 5 mila abitanti ma non c'è, a parte i due bar, un punto di incontro per i giovani del quartiere. «Almeno una volta c'era il Campetto - argomenta Dimitri Sparamonti, che da anni si batte affinché quel parco torni ad essere un punto di incontro - Ci troviamo a piangere una ragazzino del nostro quartiere a testimonianza del disagio che si vive tutt'oggi in quanto i giovani sono alla mercè della delinquenza. Una volta ci controllavamo a vicenda, adesso i ragazzi oltre a non avere sani punti di incontro, a San Giovanni non c'è più nulla, nella realtà sono soli e con poche difese. Pur succedendosi Amministrazioni varie, e di tutti i colori, il quartiere resta abbandonato e la morte del quindicenne a mio avviso e una responsabilità dell'intera collettività. Almeno serva a qualcosa, a muovere le coscienze dei nostri amministratori. Personalmente continuerò la mia battaglia affinché San Giovanni e il campetto, il suo simbolo, torni ad essere un luogo sicuro e di incontro».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Luglio 2020, 16:59
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