Furbetti del contributo e dipendenti pubblici infedeli: così la Corte dei conti recupera 5 milioni in un anno

Furbetti del contributo e dipendenti pubblici infedeli: così la Corte dei conti recupera 5 milioni in un anno

di Egle Priolo

PERUGIA - Cinque milioni di euro in un anno. È quanto ha recuperato nel 2020 la Corte dei conti dell'Umbria: cinque milioni di soldi pubblici pronti a rientrare nelle casse dell'erario, grazie soprattutto alle condanne di amministratori o dipendenti pubblici infedeli.

Numeri che emergono dalla relazione del procuratore regionale della Corte dei conti Rosa Francaviglia in occasione dell'inaugurazione dell'anno giudiziario. Numeri più bassi dell'anno precedente e, in parte, non definitivi, ma comunque rilevanti anche per inquadrare il peso della magistratura contabile. Secondo i numeri forniti dal procuratore, nel 2020 la Sezione giurisdizionale dell'Umbria ha emesso «7 sentenze di condanna (nel 2019 erano state il doppio) per un ammontare pari ad 214.905,79 euro (ben 1.399.726,44 l'anno prima) e 4 ordinanze pronunciate in altrettanti giudizi decisi con rito monitorio per un ammontare pari a 11.601,83 euro. L’importo di condanna di cui alle sentenze di secondo grado pervenute nel 2020 è pari a 3.629.671,08 euro. Le refusioni spontanee o i recuperi in corso di istruttoria e/o a seguito di notifica di invito a dedurre ammontano a complessivi 920.103,21 euro».
Tra i dati che emergono dalla relazione del procuratore sull'attività del suo ufficio, la formulazione nel 2020 di «932 richieste istruttorie (796 nel 2019), 2 ricorsi di sequestro conservativo post causam, 54 inviti a fornire deduzioni (25 nel 2019) con 130 destinatari (41 nel 2019). Sono stati promossi 79 giudizi per resa di conto (16 nel 2019) e sono stati discussi 18 giudizi per un totale di 10 udienze. Sono stati presentati 6 appelli (10 nel 2019) avverso sentenze di primo grado».

CHI DENUNCIA
Nel corso del 2020, inoltre, la procura regionale «ha ricevuto 1.189 denunce, esposti, segnalazioni varie, di cui ha disposto l’apertura di nuove istruttorie per 216, mentre per 973 di esse ha proceduto alla archiviazione immediata in difetto delle condizioni previste dal codice di giustizia contabile per poter aprire un nuovo fascicolo.

Nell’ambito delle denunce pervenute vanno compresi 469 decreti di equa riparazione». Interessante notare anche la fonte delle 216 nuove istruttorie aperte: secondo l'analisi di Francaviglia, 14 provengono dall'autorità giudiziaria (comprese le comunicazione delle procure della Repubblica), 7 da organi di polizia, 111 da amministrazioni, 6 da organi di controllo esterno, 4 quale esito delle verifiche amministrativo-contabili condotte dalla Ragioneria generale dello Stato, 18 da associazioni e rappresentanti politici e sindacali, 32 dalla stampa e altri mezzi d’informazione e 24 da privati cittadini, che hanno segnalato storture e sprechi alla procura contabile.

LE CONDANNE
E tra fascicoli per danni all'immagine, frodi, malasanità e i vari danni all'erario (attesa per le ultime decisioni per la battaglia “giurisdizionale” che vede Gesenu, Tsa e Gest citate dalla procura per oltre 25 milioni di euro di danni a 24 Comuni dell'Ati2), come spiegato dal presidente della Corte dei conti Emma Rosati, il 32 per cento dei casi trattati – la percentuale più alta, prima del 25% relativo ai danni correlati alla violazione della normativa sul rapporto di lavoro – riguarda l'indebita percezione di contributi pubblici. Quindi, più che ai dipendenti pubblici infedeli (solo il 6 per cento nel 2020), la guerra è ai furbetti. Con la Corte dei conti che chiude, come confermato dai dati della presidente Rosati, solo il 19 per cento dei casi con un'assoluzione nel merito: ben il 69 per cento finisce con una condanna. Praticamente in 7 su 10 finiscono per dover pagare. Che spesso pesa più di una sentenza avversa di un tribunale penale.


Ultimo aggiornamento: Domenica 28 Febbraio 2021, 10:15
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