Foligno, Ettore Orsomando: “L’incendio alla palude di Colfiorito un danno gravissimo”

Foligno, Ettore Orsomando: “L’incendio alla palude di Colfiorito un danno gravissimo”

FOLIGNO - Dopo l’incendio di una importante porzione di cannucciole della palude di Colfiorito registrato, e domato, a fine aprile sullo stato dell’arte, sui rischia e su cosa si può fare interviene il professor Ettore Orsomando, una autorità della materia e uno dei massimi, se non addirittura il massimo esperto di Colfiorito e delle sue tante emergenze. “Allo scopo di verificare l’entità dei danni biologici e – spiega il professor Orsomando - paesaggistici subiti e sofferti dalla palude, ho effettuato un sopralluogo. L’incendio ha interessato un ambito superiore a un ettaro sito nel settore sud-ovest dell’area paludosa poco distante dalla Stazione di Avifauna dominata dalla cannuccia di palude e dallo scirpo o giunco. Fortunatamente il fuoco, come riportato dai giornali, non si è esteso grazie al tempestivo intervento dei vigili del fuoco. L’area incendiata – prosegue - riguarda un ambito ricoperto da un canneto diradato, con il suolo erboso per lo più sommerso da un sottile strato d’acqua che, sicuramente, in estate per la siccità, resta completamente asciutto. Il danno sotto l’aspetto floristico-vegetazionale-paesaggistico non è da valutarsi eccessivamente grave in quanto il fuoco non ha inciso sui grossi rizomi della cannuccia essendo fusti metamorfosati sotterranei abbastanza resistenti al calore, ricchi di nodi pronti a ricacciare nuove piante e protetti dal velo d’acqua”

IL DANNO

“Gravissimo invece è il danno – sottolinea il professor Orsomando - arrecato dalle fiamme alle parti aeree della cannuccia (fusto, foglie e infruttescenze), all’avifauna stanziale e in particolar modo al tarabuso, airone che in tale zona da sempre ha trovato uno spazio ideale di vita, di nidificazione e di caccia mentre in numerosissime zone umide d’Europa riesce a sopravvivere con molte difficoltà, spesso senza nidificare.

Letale è stato poi nel sito bruciato il danno causato alla miriade di micro o piccoli esseri del mondo delle farfalle, anfibi, rettili, tricotteri e di altri insetti. Riguardo l’incendio, a mio modo di vedere, trovo singolare il fatto che ciò sia accaduto nella parte più isolata della palude che si estende su una superficie di oltre 100 ettari per diverse motivazioni: il rogo ha riguardato un ambito nascosto poco appariscente, molto distante dalle strade che la circondano, transitate anche di notte; il canneto bruciato è confinante con i prati umidi falciabili dal fieno molto ricco di sostanze nutritive per la rilevante varietà di specie in fiore tra la primavera e l’estate; l’ambito di canneto distrutto dal fuoco è chiuso da campi coltivati che sono parte della zona ecotonale quasi pianeggiante che si raccorda con il circostante macro-ecosistema montano; l’ambito incendiato è facilmente avvicinabile con un fuoristrada leggero 4x4. Comunque sia la prontezza nel segnalare l’incendio ai vigili del fuoco che prontamente lo hanno spento, è stata di vitale importanza – ribadisce - per l’esistenza della palude. Termino nel rammentare che veramente è giunto il tempo in cui alla palude di Colfiorito - Parco Naturale Regionale dell’Umbria, unica zona umida a livello europeo per gli esistenti molteplici e singolari aspetti bioecologici, protetta da una serie di vincoli come nessun’altra zona paludosa al mondo - sia rispettato il riconoscimento ambientale, sia governata e vigilata accuratamente onde evitare – conclude - ogni atto vandalico”


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 18 Maggio 2022, 16:57
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