Quando Ennio Morricone comprò l'organo che le suore di Amelia volevano buttare

Quando Ennio Morricone comprò l'organo che le suore di Amelia volevano buttare

di Francesca Tomassini
AMELIA Nel giorno dell'addio ad Ennio Morricone, nel giorno in cui tutto il mondo omaggia l'uomo e l'artista, anche Amelia tira fuori dal cassetto dei ricordi il suo passato con il grande maestro. Una storia di passione e amore per l'arte e per la musica, affidata alla memoria di chi quella vicenda l'ha vissuta, anche indirettamente, e agli attuali depositari delle confidenze di chi non c'è più. Testimonianza tangibile degli eventi, un organo positivo nello studio della casa romana di Morricone che, secondo la testimonianza di fonti autorevoli, proverrebbe dalla chiesa di Santa Monica. Il racconto su come il prezioso strumento settecentesco sia finito a casa del compositore, e soprattutto su come la notizia sia poi ritornata ad Amelia, ha del rocambolesco. «Erano gli anni Sessanta. Avevo circa sedici anni -racconta Giancarlo Guerrini, conosciuto in città come Museo per la sua conoscenza dei fatti e della storia di Amelia- ero fresco fresco di seminario e suonavo l'organo in diverse chiese della città. San Francesco, Santa Lucia e qualche volta l'armonium a Santa Monica dove don Giuseppe andava a dire la messa per le monache. All'epoca ero un autodidatta -precisa- non capivo ancora niente di organi. Nella chiesa, oltre all'harmonium, c'era però un organo positivo o portativo (perchè si caricava su un carro e si portava in processione ndr). Don Giuseppe mi disse che le monache lo volevano vendere e mi propose di prenderlo io. Ma io ero troppo giovane, non mi rendevo conto e soprattutto non avevo le cinquantamila lire che le suore chiedevano per disfarsene». Non se ne fece nulla dunque, ma secondo la ricostruzione dopo un pò di tempo l'organo sparì dalla chiesa. Qualcuno dice che fu acquistato direttamente dal maestro. Il ricordo è vivido nella memoria di un signore di Amelia. «Morricone- racconta - conosceva la badessa del convento di San Magno. Attraverso di lei, venne a sapere dell'organo in vendita di Santa Monica, che poi decise di acquistare». Un'altra versione, racconta che lo strumento fu acquistato da un antiquario che a sua volta lo rivendette al compositore. Entrambe le versioni concordano sul periodo. Era il 1966. «Qualche anno dopo, mi pare nel 1971 - racconta ancora Giancarlo- grazie a Paolo Boccalini, nipote del priore del capitolo della cattedrale di Amelia Emilio Boccalini, che frequentava l'Associazione Musicale Romana riuscimmo a portare in città Vijnand Van de Pol». Van de Pol accetta e approda ad Amelia da dove non ripartirà più. Grazie a lui e ad alcuni professionisti e appassionati amerini, per gli organi storici delle chiese della città e del comprensorio inizia una stagione d'oro sopravvissuta alla morte del maestro nel 2016 e tutt'ora fiorente. «Mostrammo a Van de Pol tutti gli organi ancora esistenti ad Amelia -racconta ancora Giancarlo- e gli raccontammo di quelli andati in qualche modo perduti, o dispersi incluso quello di Santa Monica. Dopo qualche anno, durante una conversazione, lui ci raccontò di aver avuto notizia che l'organo positivo settecentesco che Morricone aveva in casa e che aveva acquistato sul mercato antiquario proveniva dalla chiesa di Santa Monica di Amelia».
Ultimo aggiornamento: Martedì 7 Luglio 2020, 07:50
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