Crisi d'astinenza di droga da neonati, in Umbria due casi al mese. «Bambini curati con metadone»

Crisi d'astinenza di droga da neonati, in Umbria due casi al mese. «Bambini curati con metadone»

di Egle Priolo

PERUGIA - La crisi d'astinenza da droga nei neonati? Solo in Umbria ci sono almeno venti casi all'anno, quasi due al mese. Con venti mamme che continuano a usare cocaina o oppiacei durante la gravidanza mettendo a rischio la vita dei loro figli. Numeri che fanno impressione e che confermano come la storia del bambino salvato qualche mese fa in un ospedale umbro - attualmente affidato ai nonni, mentre il padre è stato arrestato e la madre è in comunità a disintossicarsi - non sia purtroppo un caso isolato. Come conferma Eleonora Gerardini, presidente della sezione Umbria della Società italiana di Neonatologia e neonatologa dell’ospedale di Perugia.

Dottoressa Gerardini, cos'è la sindrome di astinenza neonatale?
«Con il termine San facciamo riferimento a un insieme di sintomi e segni clinici anormali, che si possono manifestare nel nato da madre che ha assunto sostanze stupefacenti o psicotrope durante la gravidanza. Questi sintomi sono da correlare all’astinenza o alla tossicità della sostanza assunta. Si tratta si sostanze che, passando la barriera placentare, vengono assorbite costantemente dal feto ma, con la nascita, l’assunzione viene bruscamente interrotta causando una sintomatologia multiorgano con prevalente interessamento del sistema nervoso centrale e autonomo e dell’apparato gastroenterico».
Che casistica c’è in Umbria?
«Nel nostro reparto il numero dei ricoveri per San è di circa 7-8 all'anno. Calcolando che il numero dei nuovi nati in Umbria è stato poco meno di seimila l'anno negli ultimi due anni, e che l’Azienda ospedaliera di Perugia ne conta circa duemila, possiamo fare una stima regionale di circa venti nuovi nati all’anno che presentano sintomi di San».
Quali sintomi fanno pensare a una San?
«L’esposizione materna a sostanze tossiche durante la gravidanza può esporre il feto all’insorgenza di malformazioni congenite, ritardo di crescita intrauterino, microcefalia, emorragie o infarti cerebrali. Oltre a questi danni, che insorgono già in epoca prenatale, c’è poi la San. L’insorgenza della sintomatologia dipende dalla sostanza stupefacente assunta, ma generalmente compare tra le 24 e le 72 ore di vita; raramente l’esordio può essere più tardivo (5-7 giorni). I sintomi interessano prevalentemente il sistema nervoso centrale e autonomo e l’apparato gastroenterico. I più caratteristici sono l’irritabilità, il pianto inconsolabile, l’iperattività, la suzione frenetica, la sudorazione abbondante, l’ipertermia, il vomito, la difficoltà all’addormentamento, i tremori, starnuti e sbadigli frequenti, scarso accrescimento. L’irritabilità e il pianto inconsolabile sono comunque i campanelli di allarme per il medico e l’abuso materno di sostanze stupefacenti, in presenza di tali sintomi, va sempre sospettata. L’esame da eseguire è semplice, basta prelevare un campione di urine al neonato per la ricerca delle sostanze stupefacenti più “comuni” (oppiacei, benzodiazepine, barbiturici, cocaina, cannabinoidi, anfetamine e metadone). Il neonato a rischio di astinenza, viene monitorato utilizzando il Finnegan score che ci permette di valutare i sintomi presenti e la loro gravità e di individuare i piccoli che hanno bisogno di iniziare il trattamento farmacologico».
Come si interviene dal punto di vista clinico?
«I neonati con San devono essere monitorati. Quando il punteggio di Finnegan è minore di 8 e non è necessario iniziare il trattamento, il neonato viene comunque ricoverato e può essere utile diminuire gli stimoli esterni (luce, rumori, stimolazione tattile), favorire il contenimento per ridurre i tremori e avviare un’alimentazione precoce e ipercalorica per compensare il dispendio energetico del piccolo. L’allattamento materno, dove possibile, andrebbe comunque incoraggiato per ridurre il rischio di trattamento farmacologico, per migliorare il legame madre/bambino e per incoraggiare la madre a continuare eventuali programmi di recupero intrapresi durante la gravidanza. Nel 70-80 per cento dei casi, però, è necessario intraprendere una terapia farmacologica. Il farmaco di prima scelta è la morfina, ma il metadone è una valida alternativa».
Ci possono essere conseguenze nella salute e nello sviluppo del bambino?
«Purtroppo le conseguenze sulla salute e sullo sviluppo del bambino ci sono, sia a breve che a lungo termine, e variano anche in base alle sostanze stupefacenti utilizzate.

Questi bambini possono andare incontro a disturbi neuro-comportamentali quali ritardo del linguaggio, disturbi dell’attenzione, iperattività, comportamento aggressivo ed impulsivo, disturbi di apprendimento e depressione».


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 30 Marzo 2022, 07:01
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