Covid, Umbria bianca perchè tengono le terapie intensive. Record di guariti, ma 700 focolai attivi

Covid, Umbria bianca perchè tengono le terapie intensive. Record di guariti, ma 700 focolai attivi

di Fabio Nucci

PERUGIA Un 9,4% lascia l’ Umbria in fascia bianca. È la saturazione delle terapie intensive sotto la soglia critica del 10%, come risulta dagli indicatori decisionali della Cabina di regia, a non far cambiare colore all’ Umbria anche se al momento le differenze rispetto al “giallo” sono molto sfumate. Il bollettino regionale di ieri, riferito ai dati di venerdì, ha intanto confermato il trend discendente della curva, con l’incidenza settimanale scesa sotto 1.800, il dato più basso dal 31 dicembre. Parallelamente, un numero record di guariti, 5.692 in una giornata, tagli di oltre 3.700 unità il numero degli attualmente positivi. La guardia resta tuttavia alta, considerando i quasi 700 focolai attivi e il ridotto tracciamento, con indagine epidemiologica solo per un caso su due.
Con un’incidenza settimanale a livelli “mai visti”, come evidenziato dal Nucleo epidemiologico regionale, a fare la differenza in questa fase sono i parametri ospedalieri. E come recita l’ultimo monitoraggio della Cabina di regia, tra gli indicatori decisionali, è la percentuale di occupazione dei posti letto in terapia intensiva a tenere l’ Umbria aggrappata alla fascia bianca. Anche la saturazione dell’Area medica, infatti, al 32,3% e quindi sopra la soglia critica del 15% da tre settimane, avrebbe fatto scattare il cambio di colore. I segnali di un’inversione di tendenza rimangono seppur ancora tutti da confermare con la guardia che resta alta considerando altri aspetti che il monitoraggio settimanale Ministero della Salute-Iss ha evidenziato. Tra questi, la crescita dei focolai, con 669 situazioni censite nella settimana 3-9 gennaio, e l’incidenza ancora elevata dei casi non associati a catene epidemiche note, pari al 48,6% del totale dei contagi scoperti negli ultimi 14 giorni. A questo si accompagna il dato sulla percentuale dei casi accompagnati da indagine epidemica: valore che la scorsa settimana non era disponibile e che nell’ultimo report è stato valutato al 52,8%. Ne consegue che per un caso su due non è ancora possibile effettuare il tracciamento, elemento che rappresenta anche l’allerta di resilienza segnalata per la regione. L’altro parametro a rischio, il tasso di positività dei tamponi escluso il retesting, è rimasto al 35%, ma questo è diventato un dato poco confrontabile con quello delle altre regioni.
Intanto, considerando i dati aggiornati a ieri mattina, per l’ Umbria si osserva un trend discendente della curva epidemica, con i 1.958 casi certificati venerdì che riducono l’incidenza a 1.799,4 casi per 100mila abitanti. Il totale dei casi settimanali è inoltre sceso del 12,4%, mentre a livello nazionale si assiste a una crescita dei contagi ancora contenuta, con un +25%. In calo anche il tasso di positività dei tamponi, calcolato sui totali settimanali, passato dal 25 al 20% per quelli processati con test molecolari (cresciuti del 3,2%) e dal 12,9 all’8,5% per quelli analizzati con test antigenico (il cui totale è salito del 36,7%). Quanto agli indicatori di gravità, venerdì ci sono stati 20 ingressi in area medica col totale che ora segna 224 posti letto occupati (22 a Pantalla, ultimo presidio attivato). Stabili a 12 i pazienti critici, ma con due ingressi segnalati nell’ultima giornata nella quale ci sono stati altri tre decessi, a Città della Pieve, Foligno e Magione (due in due giorni), 35 nell’ultima settimana, con un tasso di letalità al 2,25 per mille (1,46 in Italia). Tornando ai ricoveri, oltre al fenomeno dei pazienti scoperti positivi al momento dell’ingresso in ospedale per altre patologie (30/40% del totale), a incidere sui numeri è la vaccinazione. Un’analisi degli epidemiologi Marco Cristofori e Carla Bietta indica che per un non vaccinato rischia 47 volte di più di finire in intensiva o semi intensiva rispetto a un assistito coperto con dose booster, 8 volte di finire in ospedale.
La riduzione dell’incidenza a livello regionale, lascia solo sette comuni con un dato superiore a 2.500 casi per 100mila abitanti, ma uno solo, Bettona, conta più di 4mila abitanti.

Tra le città maggiori, la diffusione più elevata ora si ha a Bastia Umbra (2.215) mentre tutti gli altri municipi con più di 15mila abitanti hanno un dato inferiore a 2mila. A livello di distretti sanitari, come evidenziato nel report del Nucleo epidemiologico, il dato maggiore si ha a Terni, il più basso nell’Orvietano.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 17 Gennaio 2022, 07:45
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