L'intervista/«Perché restano
decisivi i tracciamenti contro il Covid»

L'intervista/«Virus, ecco perché restano decisivi i tracciamenti contro il Covid»

di Luca Benedetti

PERUGIA Il dottor Giorgio Miscetti è il responsabile della Struttura Complessa Prevenzione e Sicurezza negli Ambienti di Lavoro della Asl 1. Servizio territoriale in prima fila nella lotta al Covid.
Dottor Miscetti, il tracciamento è un momento strategico della sfida al Covid. Come sta andando adesso che la curva dei contagi è in discesa?
«In questo momento di relativo rallentamento della circolazione virale, i servizi di Sanità Pubblica devono ridefinire alcune strategie di contrasto all’epidemia e tra queste il tracciamento. Ciò soprattutto in relazione alla sopraggiunta e larga diffusione delle varianti virali, che nella nostra regione alimentano la quasi totalità delle infezioni, e della loro particolare contagiosità. Eventi che impongono assoluta tempestività nell’individuazione di casi e dei contatti stretti e massima efficacia nella gestione degli isolamenti. Anche in questa fase resta di grande rilevanza la collaborazione di tutte quelle componenti che, come la protezione civile, il volontariato, il mondo universitario, hanno fin qui fattivamente supportato il Dipartimento di Prevenzione della Asl 1 nelle attività di tracciamento anticovid».
A proposito, che fine ha fatto l’intesa con l’Università per i tracciatori?
«In questo contesto è auspicabile che il rapporto instauratosi con la Facoltà di Medicina e Chirurgia Università di Perugia e più in particolare con la Scuola di Specializzazione di Igiene e Medicina Preventiva diretta dal professor Fabrizio Stracci, trovi ulteriori momenti di conferma e sviluppo. Il contributo prodotto dagli studenti di Medicina tirocinanti e dai medici specializzandi è stato non solo costante e proficuo, nelle fasi più drammatiche dell’emergenza, ma anche di straordinaria rilevanza tecnico scientifica e umana. Il tutto dando corpo a un’esperienza, anche didattica, che certamente merita di essere sottolineata e mantenuta».
Questo significa che ci dovremo abituare a sentire parlare di tracciamento ancora a lungo?
«È fuori di dubbio che il tracciamento vada mantenuto. Tirocinanti e specializzandi sono stati bravissimi. Il loro impegno permetterebbe a noi di liberare le forze per riprendere i servizi tradizionali che con il Covid, per forza di cose, sono stati molto compressi».
Quale sarebbe il numero ideale di rinforzi legati all’intesa con l’Università?
«Almeno quindici. Il Covid-19 cambierà tante nostre abitudini e anche servizi sanitari vanno ricalibrati su questo elemento indiscutibile».
I numeri migliorano. Ma può bastare per stare tranquilli?
«I numeri dell’epidemia in Umbria, con qualche riserva per i decessi, stanno mostrando una tendenziale riduzione del contagio.

Questo anche dopo la riapertura delle scuole e di alcune attività socio economiche e nonostante una larga presenza di varianti del virus. I più recenti valori di incidenza dei casi su base comunale, infatti, si posizionano per la gran parte del territorio al di sotto dei 200 casi ogni centomila abitanti. Ciononostante e soprattutto nei comuni più piccoli è possibile che focolai anche di ristrette dimensioni, possano determinare improvvise risalite dell’incidenza e necessità di misure restrittive aggiuntive. Per questo motivo occorre non abbassare la guardia sulle misure anticovid in ogni ambito: da quello familiare, a quello lavorativo, scolastico, ludico e della vita sociale in senso lato. Al di là dell’indiscutibile e potente effetto positivo del progressivo affermarsi della vaccinazione, infatti, distanziamento, mascherine, lavaggio delle mani e sanificazione costituiscono ancora armi insostituibili nella lotta al contagio».


Ultimo aggiornamento: Domenica 2 Maggio 2021, 09:40
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