PERUGIA Incertezza e paura alimentano acquisti insensati mentre l’ombra delle speculazioni si allunga sui rincari dei prezzi di alcuni alimentari e carburanti. In un mese e mezzo, il gasolio self service alla pompa è più caro del 45%, il metano del 120%. E tra i gestori c’è già sta gettando la spugna. «Terminate le scorte qualcuno chiude: non hanno soldi per rifornirsi», spiega Giulio Guglielmi, presidente Figisc Umbria. Il caro-prezzi spinge a economizzare sui carburanti, mentre i timori legati alla situazione internazionale alimenta inutili corse. «Accaparramenti di alimentari non sono giustificati», ammoniscono Fida Confcommercio e Pac2000a Conad.
Nell’ultimo mese e mezzo i prezzi dei carburanti sono continuati a salire e gli ultimi giorni sono stati caratterizzati da tensioni ancora maggiori. Tra il 10 febbraio e il 12 marzo un pieno di benzina blu super di 33 litri è cresciuto di 13 euro. Considerando il prezzo medio praticato tra il 9 e il 13 marzo in una decina di pompe dislocate nei maggiori comuni della regione, si calcola un prezzo medio per il gasolio self service di 2,202 con una crescita del 45,7% rispetto a gennaio. Il prezzo della benzina verde si aggira intorno a 2,216 euro al litro con un salto del 34,2%, mentre per il Gpl si registrano aumenti più contenuti (+3,1%). Una decisa impennata, invece, riguarda il metano per autotrazione il cui prezzo al chilogrammo nello stesso periodo è passato da 1,43 a 2,592 euro, con un balzo del 119,4%. E qualche gestore ha lasciato aperto il solo self service, come accaduto, ad esempio, in un distributore di San Marco, a Perugia. «A livello nazionale riscontriamo un 15% di stazioni di servizio che stanno chiudendo perché non hanno più soldi per comprare carburante dai distributori», fa sapere Guglielmi. «Per 10mila litri di benzina verde in un mese la spesa è passata da 14mila a 23mila euro, esborso che tanti non riescono a sostenere: siamo allo stremo, come i nostri clienti». E come gli automobilisti vittima di un prezziario pieno di viscosità e, probabilmente, di speculazioni a monte. «Il gestore guadagna dai 30 ai 35 millesimi di euro al litro e non una percentuale sugli incassi - precisa Guglielmi che è anche vice presidente nazionale Figisc Confcommercio - mentre allo Stato, tra accise e Iva, vanno da 1,2 a 1,3 euro al litro. Non siamo noi a speculare: siamo parte lesa come i consumatori e sarà molto difficile recuperare il terreno perduto». Le conseguenze di questo trend cominciano a vedersi anche sul lato della domanda. «Stiamo rilevando un calo nella circolazione e nei consumi di carburante».
Quanto ai prodotti alimentari, i timori legati alla crisi russo-ucraina stanno sostenendo inutili corse all’acquisto di olio di semi, farina, pasta, zucchero e sale. «Riscontriamo problemi di approvvigionamento per alcuni prodotti, in particolare dell’olio di mais, del grano e dei suoi derivati, a partire dalla farina», fanno sapere da Pac 2000a Conad. «Facciamo fatica a reperire sul mercato le quantità che siamo abituati ad acquistare per rifornirci ma questo non significa che non ci sono».
Ultimo aggiornamento: Martedì 15 Marzo 2022, 10:09
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