Bandanti in ferie, 11 mila famiglie umbre in crisi, le possibili soluzioni

Bandanti in ferie, 11 mila famiglie umbre in crisi, le possibili soluzioni

di Selenio Canestrelli

PERUGIA - Badanti in ferie, 11mila famiglie in fibrillazione per le sostituzioni. Scatta in anticipo la corsa a trovare chi può prendersi cura del parente non autosufficiente, tra il problema della mancanza di personale dedicato all’assistenza familiare e i tempi troppo stretti. Secondo una stima delle associazioni dei datori di lavoro domestico un badante su due sarebbe in procinto di fare le proprie ferie previste da contratto tra i mesi di luglio e agosto prossimi, e subito torna l’incubo di lasciare sguarnita la casella dell’assistenza. Inevitabile, quindi, correre ai ripari per individuare una persona in grado di sostituire la badante, che a questo punto pare a ostacoli. Proprio poco tempo fa, il sindacato dei pensionati Spi Cgil di Perugia aveva lanciato l’allarme dei “rimpiazzi” causa ferie estive con conseguenti disagi per le famiglie coinvolte «per le quali andrebbero trovate risorse anche per potenziare l’assistenza nel territorio, a partire dalle case di comunità. La non autosufficienza, infatti, è un problema sempre più drammatico in una regione come l‘Umbria che invecchia velocemente». Il fenomeno dell’assistenza privata è vastissimo: in base all’ultimo rapporto dell’Osservatorio Domina, un’associazione che raggruppa le famiglie dei datori di lavoro, si scopre che sono 19.591 in tutto i lavoratori domestici regolari, di cui il 49% colf e il 51% badanti (circa undicimila), con la provincia di Perugia che vede in maggior numero quest’ultime rispetto a chi svolge le mansioni di colf; in quella di Terni invece quest’ultime sono in numero superiore rispetto alle badanti. Oltre il 70 per cento della totalità è di origine straniere. E c’è chi avanza proposte per cercare di aumentare il numero di lavoratori provenienti al di fuori del territorio italiano: infatti, secondo i dati che emergono dall’indagine condotta dal Censis per conto di Assindatcolf, l’Associazione nazionale dei datori di lavoro domestico, relativamente al problema della carenza di personale domestico, «7 famiglie su 10 vedono nell’allargamento dell’annuale decreto-flussi un’opportunità.

Di queste il 48% teme però che non sia risolutivo se si guarda alle professionalità che interessano le famiglie». Dalla ricerca emerge anche la questione cittadini Ucraini: «In questo caso 6 famiglie su 10 (il 59% del campione) valutano positivamente il recente provvedimento che consente l’assunzione dei profughi ucraini in fuga dalla guerra che abbiano fatto richiesta di protezione temporanea. Nel dettaglio, se il 20,5% delle famiglie indica come effetto positivo la maggiore disponibilità di personale domestico e il 13,9% sottolinea l’importanza di poter far fronte alla domanda di lavoratori conviventi da parte delle famiglie, il 24,6% considera, però, rilevante l’eventualità che la permanenza in Italia dei rifugiati ucraini possa essere di breve termine». Per l’Assindatcolf, «a un mancato ricambio generazionale della forza lavoro, che per oltre la metà è over 50, si aggiunge poi la questione flussi di ingresso, molto sentita considerando che il 70% dei lavoratori sono stranieri e che da oltre un decennio non vengono dedicate quote specifiche». Intanto, sempre secondo il report Censis si scopre che sarebbe «il passaparola il metodo più utilizzato per la ricerca del personale domestico: a ricorrervi sono il 76,4% delle famiglie che hanno bisogno di una colf, il 70,8% nel caso delle badanti, il 61,6% per le baby sitter, a dimostrazione di come, nella ricerca del personale domestico, le famiglie tendano ad adottare una logica di prossimità»


Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Giugno 2022, 08:55
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