Allarme siccità, sorgenti in crisi. Si rischia un'estate in emergenza

Allarme siccità, sorgenti in crisi. Si rischia un'estate in emergenza

di Selenio Canestrelli

PERUGIA Siccità, questa volta è allarme per l’intera Umbria. Tutte le sorgenti sono in forte crisi, mentre il 51% dei livelli di falda sono al di sotto della media di tutti gli anni pregressi. Una circostanza più che preoccupante, dicono gli esperti, che non è stata, se non in minima parte, aiutata dalle piogge di aprile e che ora preoccupa non poco: infatti, le previsioni dicono che la situazione “potrebbe peggiorare sensibilmente con l’incremento estivo del fabbisogno idrico”. Ma c’è di più. Se lo stato siccitoso dovesse ancora perdurare si rischiano “problemi localizzati riguardo l’utilizzo delle risorse d’acqua, comprese anche quelle potabili”. Questa volta, insomma, non si tratta del solito bollettino preoccupante ma non troppo, ma pare proprio una certezza di una situazione che sta precipitando. E questo emerge in base all’ultimo monitoraggio da parte dell’Arpa, l’Agenzia di protezione ambientale umbra, che mette in evidenza come ormai da quasi due anni, e per la prima volta, il trend della carenza di acqua nell’intera regione sia in continua discesa. “Nel primo trimestre dell’anno 2022, le precipitazioni atmosferiche in Umbria sono state sensibilmente inferiori alle medie storiche - dice Mirko Nucci, responsabile del Servizio Rete Acqua di Arpa Umbria, nella sua analisi della situazione siccità - le diminuzioni, a livello regionale, sono quantificabili nell’ordine del 35-50%, a seconda delle zone. Anche nell’anno 2021, il semestre febbraio-luglio e il bimestre settembre-ottobre sono stati caratterizzati da precipitazioni atmosferiche inferiori alle medie storiche. La scarsità di precipitazioni atmosferiche iniziata lo scorso anno e proseguita nel primo trimestre del 2022 si ripercuote inevitabilmente sullo stato delle riserve idriche sotterranee, soprattutto sui sistemi idrogeologici caratterizzati da bacini di alimentazione meno ampi e profondi, che offrono una maggiore vulnerabilità alle crisi idriche”.

Uno studio accurato che analizza da vicino lo stato in cui versano gli acquiferi umbri, con dati determinati grazie alla rete di monitoraggio in continuo delle acque sotterranee. In ogni punto di monitoraggio, infatti, “è stato fatto un confronto storico tra l’ultimo dato disponibile (13 maggio 2022) e i dati omologhi pregressi, vale a dire i dati rilevati nei giorni 13 maggio degli anni precedenti. Ad esempio, per la sorgente di Lupa, che insieme alla sorgente di Pacce rappresenta una delle principali fonti di approvvigionamento del territorio ternano - dice l’analisi dell’Arpa - la portata attuale si colloca abbondantemente sotto la fascia di tolleranza, evidenziando una situazione di marcato deficit rispetto alla media storica del periodo in esame”. Ma è proprio allargando l’analisi all’intero territorio regionale, che è stato rilevato “che il 51% dei livelli di falda si collocano attualmente al di sotto della media degli omologhi pregressi, l’8% al di sopra di essa e il 41% è in media con il periodo attuale, mentre, per quanto riguarda le sorgenti umbre, queste sono tutte in una situazione di deficit, più o meno accentuato”. E le piogge abbondanti dello scorso mese di aprile? “Queste - continua nella sua analisi Mirko Nucci - hanno stabilizzato temporaneamente i livelli di falda e le portate sorgive, ma non sono state sufficienti a innescare un solido trend positivo, tipico della fase di morbida primaverile”. Quindi, le maggiori criticità non sono, come accadeva in passato, diverse da punto a punto, “ma diffuse in tutti gli acquiferi principali, a eccezione della conca Ternana e dell’acquifero confinato di Cannara. La situazione peggiore è in tutta la Valle del Tevere, del Vulsino e della Valle Umbra, soprattutto nei settori di Foligno e Spoleto, e nell’acquifero della Pasquarella e dell’area di Orvieto e Castel Giorgio.


Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Maggio 2022, 07:11
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