Abusi su un minorenne, arrestato allenatore di basket di Perugia

Abusi su un minorenne, arrestato allenatore di basket di Perugia

di Enzo Beretta

È un perugino di 55 anni l’allenatore di basket accompagnato ieri mattina nel carcere di Regina Coeli con l’accusa di violenza sessuale nei confronti di un atleta minorenne di un team dell’area nord della Capitale. Arrestato, in quanto ritenuto responsabile di aver abusato di lui sfruttando il suo ruolo nella società sportiva. L’uomo è lo stesso al quale il giudice Carla Giangamboni, nella sua città, nel 2018, aveva inflitto una condanna di due anni di reclusione per molestie subìte da giovani tra i 15 e i 20 anni avvenute tra gli anni 2012 e 2015 nello spogliatoio della palestra, nell’ufficio oppure nella stanza della foresteria. In quella circostanza alcuni tesserati avevano denunciato di essere stati baciati sul collo e sulla bocca, abbracciati e toccati nelle parti intime.

Per i fatti di Perugia, nel 2015, il 55enne era finito agli arresti domiciliari ma la magistratura lo aveva subito rimesso in libertà all’esito dell’interrogatorio di garanzia durante il quale l’indagato aveva fatto sapere delle proprie dimissioni dal club. Tre anni più tardi, nel processo con rito abbreviato il giudice Giangamboni aveva inflitto una condanna a due anni di carcere, una provvisionale di risarcimento di 8 mila euro e il divieto di svolgere lavori che prevedevano contatti con i minori. Durante l’istruttoria - in virtù della scelta del rito ha potuto beneficiare dello sconto di un terzo della pena - erano state sentite le presunte vittime con la formula dell’incidente probatorio. Hanno raccontato i fatti attraverso un monitor collegato all’aula di udienza, uno di loro aveva spiegato anche dei numerosi incontri con lo psicologo che provava ad aiutarlo a cancellare quei brutti ricordi.

Cinque anni dopo la condanna lo stesso allenatore di basket è stato arrestato, di nuovo, e sempre con la stessa, pesantissima, accusa. Quella, cioè, di aver abusato di un ragazzo di 13 anni del team che guidava. «Chi si rifiuta e denuncia questa cosa non giocherà più», era la sua minaccia nei confronti dei ragazzini che venivano invitati nella foresteria dove alloggiava con la scusa di effettuare messaggi terapeutici o ripassare gli schemi di gioco. A incastrare l’allenatore sono state le testimonianze dei collaboratori della società sportiva, insospettiti per alcuni atteggiamenti ambigui e inopportuni dell’uomo nei confronti di alcuni giovani atleti.

Dai riscontri investigativi è emerso come lui, accusato ora di violenza sessuale aggravata e continuata, approfittasse proprio della fragilità delle vittime non solo perché minorenni ma anche perché ospiti delle strutture della società di basket, dove risiedevano lontano dalle loro famiglie. Secondo quanto ricostruito dall’indagine il coach invitava i ragazzi nel suo alloggio con la scusa di praticare massaggi terapeutici, nonostante non ne avesse alcun titolo. In particolare gli agenti della squadra mobile romana hanno accertato gli abusi su un ragazzo, e così ieri sono scattate le manette, con l’uomo che è stato fermato al rientro di un viaggio all’estero. Quanto scoperto oggi sembra essere dunque lo stesso copione interpretato dall'indagato anche in passato, quando allenava in Umbria, in una academy satellite di quella romana. Gli accertamenti degli agenti della IV sezione della Mobile, specializzata in reati di genere e contro i minorenni, puntano ora a verificare che non ci siano altre persone coinvolte. Si continua ad indagare e non si esclude che l’autorità giudiziaria disponga un supplemento d’inchiesta per fare luce sul comportamento dei dirigenti della società che lo avevano alle loro dipendenze. Ma che un allenatore, già condannato per molestie, possa essere tornato ad allenare, e sempre al fianco di giovanissimi atleti, lascia pensare.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 9 Febbraio 2023, 07:32
© RIPRODUZIONE RISERVATA