TERNI Mentre a Marmore un privato acquista villa Morandi per realizzarci un museo e da qualche anno l’”Hydra” incontra il favore dei turisti, c’è un museo da sette anni chiuso, sbarrato, non più accessibile ai visitatori. Lì, all’interno delle stanze di palazzo Magalotti a Collestatte c’è di tutto, soprattutto 157 specie di uccelli imbalsamati, alcuni estinti ed altri rari, oltre 70 modelli in gesso di funghi velenosi, mortali e tossici. Un sistema multimediale per la rappresentazione dei microambienti più caratteristi del Parco fluviale del Nera e della Cascata. Ed ancora: un piccolo laboratorio dotato, tra l’altro, di un ottimo microscopio ottico con telecamera e sistema computerizzato per la proiezione sul monitor delle immagini dei reperti esaminati, in particolare delle spore e dei sistemi cellulari riproduttivi dei miceti; un frigorifero per la conservazione di vari reperti; una interessante biblioteca dotata non solo di volumi attinenti ai temi della micologia e dell’ornitologia ma anche di quelli riguardanti l’immenso patrimonio naturalistico e storico-culturale dell’intera valle del Nera. Questo immenso patrimonio, però, non è più usufruibile dal turista. I tanti reperti, selezionati dal Ciav (Centro iniziative ambiente Valnerina) il cui presidente è Enrico Bini, nel corso di tanti anni di attività sul territorio rischia di marcire a discapito dello stesso territorio provinciale, perché se è vero che il museo ambientale si trova in una antica ex municipalità, come quella di Collestatte, è altrettanto vero che la raccolta dei reperti è patrimonio di tutta la Provincia.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 7 Dicembre 2022, 11:22
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