In Polonia nei luoghi della Seconda Guerra mondiale e di Solidarność: viaggio sul Baltico a Danzica e dintorni

In Polonia nei luoghi della Seconda Guerra mondiale e di Solidarność: viaggio sul Baltico a Danzica e dintorni

di Sabrina Quartieri
È fine marzo del 1945 quando il fuoco appiccato dai sovietici inizia a divorare Danzica, ormai abbandonata dai civili e dai militari tedeschi. Il gioiello del Mar Baltico brucerà per giorni, fino a consumare tutta se stessa. Il cumulo di macerie che rimane del luogo che Hitler aveva dichiarato “Festung” (città fortezza), e che i soldati del Terzo Reich avevano difeso fino alla fine, è la prima cosa che viene mostrata ai visitatori: sotto la volta della Porta D’oro, tre immagini storiche raccontano oggi la furia distruttiva e l’accanimento per sfregio di allora. Ma a riscattare quel passato a distanza di oltre mezzo secolo è proprio la città stessa, tornata al suo antico splendore.
 
 

Basta superare la Porta d’Oro e iniziare a percorrere la Via Reale, per apprezzare l’affascinante museo a cielo aperto del corso, anche detto “il salotto di Danzica”, un susseguirsi di eleganti edifici che parlano di epoche gloriose, ancora oggi motivo di grande orgoglio per i gedanesi. Ovvero gli abitanti di un luogo elegante e ricco, ma che soprattutto è sempre stato libero e tollerante, accogliente e multietnico. Visitare in questi mesi del 2019 l’antica capitale della Lega Anseatica andando alla scoperta della Pomerania, è un’occasione per conoscerla mentre sono in corso le commemorazioni dell’invasione nazista di Danzica, (1 settembre 1939), che ha sancito l’inizio della Seconda Guerra mondiale. Ma anche gli eventi celebrativi delle prime elezioni libere in un Paese comunista (4 giugno 1989), grazie agli anni di lotta del sindacato libero “Solidarność”, fondato in città da Lech Wałęsa.
 
A DANZICA, IL GIOIELLO DEL MAR BALTICO

Oltre la Porta d’Oro, nella torre dell’antica prigione, un museo racconta di una località famosa in passato per la produzione e il commercio dell’ambra. Da qui, la preziosa resina fossile del Mar Baltico raggiungeva tutto l’Impero Romano (si narra che Nerone amasse la sua luce dorata e la usasse per illuminare la “Domus Aurea”). Ed è proprio la piazza che precede la Via Reale a svelare un altro aspetto del luogo: di vocazione mercantile, Danzica puniva i ladri facendoli decapitare su un palco allestito in questo spazio, creando un vero e proprio spettacolo dell’orrore interattivo. Rubare era ritenuto un reato grave, tanto quanto uccidere. Con un “balletto” di stili e colori, dal gotico, al rinascimentale fiammingo, dal manieristico di Danzica del Secolo d’oro, al Barocco o tardo Rococò, fino all’eclettico di fine Ottocento, i palazzi del corso incantano.

Per vedere com’era la casa di un ricco mercante del ‘700, il portone da cercare è quello della “Dom Uphagena”, l’unico caso in città di abitazione ricostruita dopo la guerra in tutta la sua lunghezza (tipica olandese e fiamminga). Danzica, che per secoli ha goduto del privilegio del monopolio del commercio marittimo, mostra i suoi antichi tesori angolo dopo angolo, a partire dalla piazza del mercato, con la fontana del Nettuno, il Municipio con la torre che ogni giorno fa suonare decine di carillon e il Palazzo delle corporazioni. E se le botteghe dell’ambra, l’oro del Baltico, si trovano tra le terrazze di ulica Mariacka, la via famosa per aver visto nascere il filosofo Arthur Schopenhauer è ulica Świętego Ducha (ma la sua casa sparì con la guerra). 

Si può ancora ammirare (da fuori) invece quella di sua madre Joanna Trosiener, nel palazzo con la grande scultura di tartaruga sul tetto. Ancora: se la chiesa Santa Maria, concattedrale di Danzica ricostruita dopo il conflitto bellico, è la più grande del mondo in stile gotico in mattoni, con una torre di 82 metri che in cima regala un indimenticabile panorama, a pochi metri di distanza c’è il più bell’esempio di manierismo olandese: un edificio rosso chiaro che, in passato, era un’armeria. Un aneddoto curioso racconta invece perché il luogo di culto intitolato a San Nicola non fu distrutto durante la guerra: il parroco, che parlava la lingua dei soldati russi, riuscì a comunicare con loro e a convincerli a desistere (anche grazie a qualche bottiglia di vodka).

 
AL MUSEO DELLA SECONDA GUERRA MONDIALE E A WESTERPLATTE, DOVE INIZIÒ L’AGGRESSIONE NAZISTA 


Inaugurato il 23 marzo 2017, il grande parallelepipedo inclinato sede del “Museo della Seconda Guerra Mondiale”, gratuito il martedì, dedica agli orrori del conflitto la parte interrata, il “luogo degli inferi”, mentre la parte superiore ospita la biblioteca e l’area ristoro. Nello spazio espositivo, elementi vivi conducono il visitatore in un viaggio della memoria in tre tappe: si va dalle cause della Seconda Guerra mondiale, alle atrocità tra il 1939 e il 1945, fino ai fatti legati agli esodi post bellici (come le pulizie etniche). Una crociera sulla Motława e sulla “Vistola morta” in galeone conduce, invece, tra cantieri navali e cumuli di materiali per l’edilizia, fino a Westerplatte, la penisola polacca (al tempo dentro la città libera di Danzica) dove si tenevano i depositi delle armi e delle munizioni. È a lei che, il 25 agosto 1939, si avvicina la corazzata della tedesca “kriegsmarine Schleswig-Holstein”, ufficialmente in visita di cortesia, per rendere omaggio a una nave affondata alla foce della Vistola durante la Grande Guerra.
 
La mattina del primo settembre 1939, alle ore 04:48, da questa imbarcazione viene aperto il fuoco, dando così inizio al secondo conflitto mondiale. Approdati sulla penisola, il percorso parte dal muro di frontiera costruito in passato tra la città libera di Danzica e il territorio polacco, attraversato dai binari della ferrovia usata per trasportare le armi. Si continua tra fortificazioni e ciuffi di rose rugose fino alle lapidi del cimitero dei caduti polacchi. Lo scheletro della caserma, poco più avanti, si contrappone allo stemma dell’esercito rimasto intatto e simbolo, per questo, di una Polonia che sarebbe risorta (si tratta di una riproduzione, l’originale è in un museo a Gdynia). Il monumento ai caduti di tutti i litorali nella Seconda Guerra mondiale è invece una grande scultura che ricorda l’impugnatura di una baionetta conficcata nella terra. Delle strutture difensive di Westerplatte, l’unico edificio rimasto integro è il posto di guardia numero 1, sul lato della Vistola morta. I suoi muri conservano i colpi delle mitragliatrici e al loro interno un piccolo museo di cimeli ricorda l’attacco. In futuro, tutta questa area ospiterà uno spazio museale più multimediale. 

 
DANZICA CITTÀ LIBERA (GRAZIE A SOLIDARNOŚĆ)


È il 4 giugno del 1989 quando si tengono le prime elezioni libere in un Paese comunista: siamo in Polonia e a vincere è Solidarność. Come conseguenza degli anni di lotta del sindacato libero e autonomo guidato da Lech Wałęsa, il 9 novembre dell’89 cadrà poi il Muro di Berlino. Per rivivere i momenti legati a questa incredibile storia dopo 30 anni dalla sua vittoria, si parte dal palazzo della sua sede attuale. Una tappa imperdibile, perché a pochi metri di distanza si possono fotografare un pezzo del Muro di Berlino donato dalla Germania e una parte del perimetro scavalcato da Wałęsa per unirsi agli scioperanti nel 1980. Non lontano, il “Centro europeo Solidarność” mostra il cancello numero 2 dei cantieri navali, dove Wałęsa si affacciava per parlare alla folla durante le proteste; e ospita sia la sala dei famosi accordi sulle 21 richieste avanzate dal sindacato e accettate dalle autorità governative, che un museo interno sulle vicende legate a quegli anni. 

Vale la pena salire fino all’ultimo piano del centro per ammirare dall’alto i cantieri navali e le “tre croci”, il monumento ai caduti delle proteste degli anni ‘70. Per poi procedere fino alla chiesa di Santa Brigida, tradizionalmente legata al sindacato e un luogo sacro dove si rende omaggio ai martiri cattolici caduti per mano del regime comunista. Uscendo dalla città, dirigendosi verso il “Parco nazionale delle dune mobili Słowiński”, il palazzetto dello sport tipicamente sovietico di “Olivia” è il luogo che, tra il settembre e l’ottobre del 1981, ospitò il congresso inaugurale di Solidarność, quando si tennero le prime elezioni veramente libere della Polonia comunista. 

 
LE TAPPE GOURMET DA NON PERDERE A DANZICA


Se al “Gdański Bowke” di Danzica, affacciato sul fiume Motława, la cucina è tradizionale della regione Pomerania, il ristorante dallo stile shabby chic “Piwna 47”, con un giardino d’inverno, offre piatti polacchi alleggeriti e rivisitati in chiave gourmet, d’ispirazione internazionale. Tra le delizie del menu, sono da segnare la tartare di manzo con salsa di senape, la zuppa fredda di barbabietola con panna acida e le costolette di maiale al miele. Al “Corrèze”, con gli arredi di design scandinavo, si può assaggiare invece un’interessante battuta di carne di cervo o il pesce, come la pasta con i frutti di mare. Sempre lungo il corso d’acqua, “Al ponte”, un italiano doc guidato ai fornelli dallo chef veneziano Marco Bernardi invita a scoprire i sapori del Belpaese, con un occhio di riguardo al Veneto. Qui, oltre alla pizza napoletana cotta al forno a legna, alla carbonara e alle sarde in saor, i clienti troveranno ormeggiata di fronte al canale una vera gondola della Laguna: è la prima del Baltico, ammarata per vivere un assaggio delle atmosfere di Venezia. 

 
A SOPOT, PER PASSEGGIARE SUL MOLO DI LEGNO PIÙ LUNGO D’EUROPA


A pochi chilometri da Danzica, la località balneare Belle Époque di Sopot, fondata da un alsaziano nel 1823, è legata alla guerra per il “Sofitel Grand Sopot”. Un elegante hotel in stile neobarocco francese dove si fermò per qualche giorno Hitler subito dopo l’invasione tedesca. Anche Marlene Dietrich fu ospite della struttura quando terminò il conflitto: da tedesca, volle riconciliarsi con il popolo polacco, tenendo nel Paese dei concerti. Ed è qui, in questo raffinato angolo del Baltico che oggi si può percorrere il molo di legno più lungo d’Europa (512 metri). Allo sbocco di via degli Eroi di Monte Cassino (il corso di questo centro di villeggiatura), si trova invece la prima gelateria italiana aperta in Polonia, inaugurata a metà degli anni ‘50. 
 

IN CASCIUBIA TRA CASE CAPOVOLTE E OGGETTI DA GUINNESS DEI PRIMATI

I prati ondulati, le conifere di pino silvestre e di betulle, i boschi di tigli e frassini, i laghi e le cicogne con i loro grandi nidi, accompagnano i visitatori fino al CEPR: è il “Centro di educazione e promozione della regione Casciubia”, situato a Szymbark. Un luogo tutto di legno che vanta fino a 600mila ingressi all’anno, voluto da Daniel Czapiewski, proprietario di una segheria. La tappa merita di essere inserita in questo viaggio attraverso la storia perché, oltre allo show di una simpatica guida che ripete una filastrocca casciuba, e agli assi esposti di daglesia, entrati nei Guinness dei primati (36,83 metri e 46,53, realizzati ciascuno da un unico tronco), in questo spazio si entra in un’abitazione della Siberia di 240 anni fa, costruita dai polacchi deportati dai russi, e si attraversa una baracca (ricostruita) di un lager siberiano.

Ancora: la “Dom Do Góry Nogami” (anche detta “casa a gambe all’aria”), è il monumento voluto dal proprietario per protestare contro tutte le minacce (come la fame, la povertà e la guerra) di un mondo che sta andando al contrario verso la catastrofe. Infine, dopo aver fatto visita al pianoforte di sei metri da Guinness dei Primati, si può consumare il tabacco da vero casciubo come facevano gli indiani d’America: contenuto in preziose tabacchiere di osso, si versa sulla mano e si tira dal naso. Il ristorante da provare in zona è a Borkowo: il “Czarny Kos”, presidio Slow Food anche per vegetariani e vegani, con sistemazioni per la notte, è rinomato per la sua cheesecake fatta in casa secondo una tipica ricetta casciuba e premiata lo scorso anno.

 
AL PARCO NAZIONALE DELLE DUNE MOBILI

La gita più sorprendente che si può fare nei dintorni di Danzica è a Łeba, per ammirare le inaspettate dune mobili del “Parco nazionale Słowiński”. Istituito nel 1967 e vasto 186 chilometri quadrati, quello che un tempo era una laguna, oggi è uno spazio sconfinato di colline dorate affacciate sui laghi e sul mare che, spostandosi, si mangiano i boschi. La duna più alta è Łącka Góra, ben 36 metri, ed è la più ambita dei visitatori che si spingono fino in cima per ammirare il panorama. Ma questo parco è anche il luogo dove, durante la guerra, si addestravano i soldati tedeschi dell'“Afrika Korps” per andare a combattere nei deserti africani.

Sempre qui, i militari effettuavano le prove dei lanci dei missili balistici che, perfezionati, divennero i famosi V1 e V2. Dopo la fine della Seconda Guerra mondiale, i russi occuparono la base ex tedesca (che oggi può essere visitata), per il loro programma spaziale. Non distante da Łeba, nella cittadina di Wicko, invece, un’antica residenza di campagna confiscata dopo il conflitto per diventare sede di un’azienda agricola statale, oggi ospita i clienti negli ambienti d’atmosfera del ristorante “Pałac Poraj”: la dimora, restaurata e di proprietà privata, è ideale per assaggiare la cucina tipica locale, tra anatre e fegato d’oca alle mele, rilassandosi nel verde di un parco romantico secolare. Per informazioni: www.polonia.travel/it; www.visitgdansk.com/en/; Instagram: @polonia.travel.it; Facebook: @poloniatravel).
 
 
 
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 5 Giugno 2019, 19:22
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