Myanmar, lotta inarrestabile

Myanmar, lotta inarrestabile

di Maddalena Messeri

Dopo il golpe in Myanmar, che ha portato all'arresto della leadership nazionale, tra cui Aung San Suu Kyi, attivisti e giornalisti, la giunta militare ha provato a bloccare l'utilizzo di Facebook con un blackout totale. Tentativo fallito, perché se un colpo di stato così violento è davvero anni '60, per fortuna non lo sono più i mezzi di comunicazione: addio libertà e diritti, ma sui social il popolo birmano può continuare a far sentire la propria voce. Nonostante la paura di arresti e uccisioni, da subito hanno condiviso foto e aggiornamenti. Col cellulare in mano ogni manifestante può diventare un reporter. Alcuni scatti hanno fatto il giro del mondo: l'attivista Kyla Sin con la maglietta everything will be ok, uccisa con un colpo alla nuca durante un corteo, o la coraggiosa suora Ann Rose Nu Tawng, che si è inginocchiata davanti ai militari supplicandoli uccidendo me, non loro. Continuano a postare anche le testate Mizzima e Myanmar Now e #WhatsHappeninginMyanmar è in tendenza su Twitter da settimane e su Instagram conta oltre 145mila post. Un bollettino di guerra fatto di plotoni in strada e volti coperti di sangue. Queste persone, sfidando la dittatura, stanno facendo la loro Resistenza e un giorno verranno chiamati eroi. Ascoltiamo il loro grido di aiuto, non lasciamoli soli.
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Ultimo aggiornamento: Lunedì 28 Giugno 2021, 06:57
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