Concerti e smartphone selvaggi, ma godetevi lo spettacolo!

Concerti e smartphone selvaggi, ma godetevi lo spettacolo!

di Maddalena Messeri

Scendono le luci sulla platea, silenzio, sul palco arriva l'artista, la musica inizia e con lei una schiera di cellulari pronti ad immortalare la prima canzone. Visti da dietro sono tanti schermi colorati che riproducono tutti la stessa immagine, come in un negozio di televisori. Quante volte avete assistito a questa scena? Io ad ogni concerto, più o meno. Ci sono state poi eccezioni, in cui ad esempio Thom Yorke o Florence Welch hanno chiesto espressamente di non usare il cellulare, ma restano ancora casi isolati. E che figuraccia alla Scala, dove un cellulare ha squillato e il maestro Chailly ha fermato l'esecuzione con un: «Risponda pure, riprendiamo dopo». Applauso a scroscio della sala.

Se da una parte post e storie sui social creano un tam-tam pubblicitario per chi si esibisce, dall'altra tolgono poesia al concerto stesso, cioè l'esperienza dello stare insieme, vicini, per ascoltare una canzone, cantarla in coro, emozionarsi.

E invece spesso ci si ritrova a diventare spettatori-videomaker e vedere così il concerto attraverso lo schermo del cellulare. Che senso ha? Bisognerebbe prenderne coscienza, provare a resistere alla tentazione di documentare tutto. Concedersi una foto all'inizio, magari il video del ritornello preferito e poi mettere lo smartphone in tasca. Godersi lo spettacolo e solo una volta arrivati a casa, postare. Per ridare valore al tempo della musica e della condivisione reale, senza confonderla con quella online.


@maddai_


Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Giugno 2022, 14:40
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