Cancellarsi o restare sui social? Il 'talkaholism' e i benefici più alti dei danni

Cancellarsi o restare sui social? Il 'talkaholism' e i benefici più alti dei danni

di Maddalena Messeri

“Zip it. The power of saying less” cioè “Chiudi la bocca. Il potere di parlare di meno” titola il TIME in copertina e il tema si inserisce a pieno nel dibattito che nelle ultime settimane sta animando giornali e social italiani: restare o cancellarsi?

Nell’interessante analisi di Dan Lyons emerge una realtà diffusa a livello mondiale, cioè l’esplosione del “talkaholism”, il bisogno compulsivo di parlare a raffica e di comunicare costantemente qualsiasi pensiero, inondando social media, YouTube e piattaforme di streaming. «Viviamo in un mondo in cui non solo viene incoraggiato l’over-talking ma anzi si misura il successo di una persona in base a quanti followers riesce ad attrarre su di sé».

Ma davvero vince chi ha più like? Secondo la tesi di Lyons no: le persone più potenti del mondo fanno esattamente l’opposto, preferendo il silenzio, evitando i social. In Italia Concita De Gregorio ha lanciato una provocazione: «Fate presto, uscite dai social». E hanno risposto, incalzati da Simonetta Sciandivasci, Riccardo Luna: «Non posto più, guardo ed è bellissimo»; Selvaggia Lucarelli: «Senza piattaforme saremmo lo stesso scemi, ma con più tempo»; Michele Serra con «I social sono superficialità» e Teresa Ciabatti: «Non toglietemi i social, la verità è un’illusione anche nella vita».

Ad oggi gli account della De Gregorio risultano ancora attivi e online. In effetti fino a quando i benefici dei social saranno più alti dei danni, è giusto esserci. Ognuno come gli va...


Ultimo aggiornamento: Lunedì 23 Gennaio 2023, 10:45
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