Come i violinisti - per i quali l'area che rappresenta le dita con cui guidano lo strumento è più ampia rispetto a quella delle persone comuni - anche gli smartphone 'addicted' subirebbero una trasformazione simile. Arko Gosh, dell'Istituto di neuroinformatica dell'ateneo svizzero e del Politecnico federale di Zurigo, ha deciso di studiare l'impatto che la destrezza delle dita degli utenti 'compulsivi' ha sul cervello e ha scoperto che l'evoluzione giorno dopo giorno della plasticità cerebrale potrebbe essere valutata proprio in relazione all'uso dei dispositivi di ultima generazione. Lo scienziato fa notare che, con le loro registrazioni, gli smartphone offrono una fertile fonte di dati: una storia digitale personale a portata di tasca.
Risultato: la rappresentazione corticale era diversa fra gli smartphone 'addicted' e chi era rimasto affezionato al vecchio telefonino. Non solo: i ricercatori hanno anche osservato che l'attività corticale dipende dall'uso quotidiano degli smartphone. Più è ossessivo nei 10 giorni precedenti, maggiore è il segnale rilevato nel cervello. Questa correlazione proporzionale risulta più forte per il pollice. I movimenti ripetitivi sul touchscreen rimodellerebbero dunque l'elaborazione sensoriale dalla mano, con aggiornamenti quotidiani nella rappresentazione delle dita nel cervello. La portata delle variazioni nei segnali cerebrali associati al polpastrello, "ci ha sorpreso", conclude Ghosh.
I COMMENTI SU FACEBOOK
Ultimo aggiornamento: Giovedì 25 Dicembre 2014, 20:35
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Profilo Interessi e notifiche Newsletter Utilità Contattaci
Logout