Vega, i segreti del successo della famiglia di razzi lanciatori di satelliti dell'Avio di Colleferro

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di Paolo Ricci Bitti inviato a Kourou

Che cosa c'è dietro al successo di Vega, il razzo lanciatore di satelliti dell'Avio di Colleferro, che in 10 anni di servizio ha maturato crediti per sostenere i suoi nuovi discendenti Vega C, oggi al decollo, e Vega E. Per capirlo è sbarcato a Kourou anche Vittorio Colao, ministro dell'Innovazione digitale. Mai un ministro di era sobbarcato il viaggio nella giungla amazzonica per sottolineare l'importanza di queste imprese del comparto aerospaziale italico.  Grazie ai missili lanciatori della famiglia Vega l'Italia è fra le 7 nazioni al mondo che hanno accesso diretto allo spazio. Le prime tre sono Stati Uniti, Russia e Cina... Vega merita questa attenzione, merita di crescere ancora grazie ai fondi del Pnrr stanziati dal Governo che punta a garantire stabilità al comparto aerospaziale italiano sempre all'avanguardia in fatto di capacità tecnologiche, ma negli anni penalizzato dalle frenetiche alternanze di governi a differenza di quanto avviene ad esempio proprio in Francia.

Vega ha raccolto in questi anni i frutti del lavoro e della determinazione di Luigi Broglio, padre dell'aerospazio italiano che nel dopoguerra lottò per dimostrare l'importanza di destinare risorse e cervelli a questo comparto che muoveva i primi passi. 

Lo spazioporto

A Kourou sembra di essere tornati indietro nel tempo fino al 2012, alla vigilia del primo lancio del razzo Vega (Vettore europeo di generazione avanzata). Lo spazioporto di 100mila ettari strappati al muro verde della foresta tropicale è definito “europeo”, ma si capisce subito – allora come oggi - che ci si trova in casa dei francesi che vanno accontentati anche se pretendono che gli “ospiti” mettano le pattine sul loro territorio di oltremare.

Ma c'è un modo infallibile per non rompere l'etichetta con gli amici ed alleati francesi che affidano la difesa dello spazioporto ai massicci legionari: fare come e meglio di loro. E Vega, progettato e costruito al 70 per cento dall'Avio a Colleferro per conto dell'Agenzia spaziale europea, l'ha fatto infilando con successo le prime 14 missioni consecutive (record mondiale) e completando 18 missioni su 20 (altro record). Adesso è il turno del fratello maggiore, Vega C, alto 35 metri (5 in più di Vega) e capace di issare in orbita, anzi, in più orbite, fino a 2,2 tonnellate di satelliti (una in più del fratello minore) e per di più, e soprattutto, mantenendo invariati i costi.

Un razzo lanciasatelliti che ha già 7 lanci prenotati e altri 7 in trattativa e che si mette in prima linea nel mercato mondiale dei lanciatori attraversato da un enorme boom di richieste anche perché il nostro modo di vivere attuale non sarebbe più replicabile senza le informazioni fornite dai satelliti.

In 10 anni Vega ha portato in orbita 105 satelliti (53 in un solo lancio record) per conto di 50 clienti. Fra i "segreti" di Vega l'uso del filo di carbonio per costruire gli stadi che risultano così assai più leggeri e resistenti rispetto all'uso di leghe metalliche.

E poi l'innovazione assoluta del dispenser SSMS (Small Spacecraft Mission Service) per i satelliti leggeri, che sarà usato anche da Vega C che come Vega potrà essere definito scuolabus dello spazio grazie alla capacità di portare satelliti in orbite differenti.

“Vega C - ha ricordato l'ad di Avio, Giulio Ranzo, nella sala di controllo Jupiter, può accogliere il 90% dei tipi di satelliti, mentre Vega si fermava al 50%”. E anche Vega C (C sta per Consolidation) resta un esempio virtuoso di collaborazione internazionale”.

L'Italia, anche per Vega C, è capofila del progetto dell'Esa che coinvolge Austria, Belgio, Repubblica Ceca, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Paesi Bassi, Norvegia, Romania, Spagna, Svezia e Svizzera. Le squadre al lavoro dalla progettazione alla realizzazione sono 24 e inoltre vi sono fornitori di ulteriori nazioni come ad esempio l'Ucraina che firma il motore del quarto stadio, l'Avum, l'unico a carburante liquido che consente più accensioni (“spari”, termine usato anche per i fuochi di artificio). Al momento Avio ha in deposito alcuni di questi motori, con la speranza che il conflitto termini al più presto.

L'Italia, attraverso l'ASI, è uno dei primi tre Paesi contributori ai programmi di trasporto spaziale dell'ESA, investendo circa il 20% del budget complessivo dell'ESA STS all'ultima Conferenza Ministeriale, con un ruolo di primo piano nella famiglia di lanciatori Vega (Vega, Vega C, Vega E e future evoluzioni) e Space Rider, dove l'ASI contribuisce a tutto lo sviluppo e lo sfruttamento sostenendo e partecipando alle principali revisioni di programma e di volo e anche all'interno dell'Integrated Project Team dell'ESA situato in ESA-ESRIN.
L'Italia è il principale contributore di Vega C, con un finanziamento pari a circa il 50% dell'intera dotazione del programma, con una partecipazione multilaterale di Francia, Spagna, Svizzera, Germania, Paesi Bassi, Irlanda, Repubblica Ceca, Svezia, Austria e Romania. L'Italia ha anche un contributo co-leader con la Francia al programma P120C, con una quota di circa il 45%.


Ultimo aggiornamento: Mercoledì 13 Luglio 2022, 16:45
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