Nello spazio manca lo spazio: da 15mila a 100mila satelliti entro il 2030, i primi scontri in orbita e la “discarica” con 130 milioni di rottami. Gli accordi Artemis

Nello spazio manca lo spazio: da 15mila a 100mila satelliti entro il 2030, i primi scontri in orbita Gli accordi Artemis

di Mario Landi

Diritto di precedenza nello spazio? No, ancora non c'è anche perché lo spazio è infinito. Epperò se si resta a tiro della Terra, a tiro dell'orbita dei sempre più numerosi e sempre più indispensabili satelliti,  le dimensioni si riducono drasticamente divenendo intuibili anche senza l'uso di supercalcolatori. Il pioniere, il piccolo Sputnik sovietico (poco più di quei palloni gonfiabili per giocare in spiaggia) orbitò nel 1957 a 215 chilometri di quota, poi sono arrivati i successori che si sono spinti fino a 2mila chilometri, limite della orbita bassa (Leo), poi quelli che ci aiutano ad orientarci (i satelliti dei sistemi Gps) che arrivano a 20mila chilometri (Meo) e infine quelli più distanti (i satelliti geostazionari) "inchiodati" in orbita a 36mila chilometri (Heo), poco meno di un decimo della distanza fra la Terra e la Luna. E le stazioni spaziali, quelle con gli astronauti? E' uno spazio molto relativo: dai 380 ai 450 chilometri di quota.   

Ecco, sembra comunque ancora tanto spazio, ma il è fatto è che adesso attorno al Pianeta fino al limite dell'Alta orbita (Heo) c'è una nube costituita  da 130 milioni di oggetti dalle dimensioni che vanno da un millimetro di diametro e pesanti meno di un grammo ai 100 metri della Stazione spaziale che stazza 450 tonnellate. Di quella moltitudine di detriti ve ne sono 36500 con un diametro di 10 centimetri e un milione tra un centimetro e 10. 

Dallo Sputnik in poi sono stati lanciati almeno 15mila satelliti, diecimila dei quali sono ancora lassù, due terzi dei quali in servizio, gli altri inerti.  E poi resti di razzi lanciatori di satelliti e detriti spaziali, veri e propri rottami o detriti spaziali che orbitano a velocità di almeno 28.800 chilometri orari prima di "degradarsi" e bruciare mentre precipitano verso la Terra raggiunta da una quota minuscola di quei rottami. E ci sono già stati almeno due scontri veri e proprio fra satelliti, mentre non si contano gli impatti fra un rottame e un satellite  e un rottame e l'altro. Ben noto quello del 2009 quando un satellite Iridium 33 entro in collisione sul Kosmos 2251: entrambi finirono in pezzi, almeno 2.500 rottami. 

Il futuro? Sempre peggio, in fatto di affollamento: solo la costellazione Starlink di Elon Musk ha già issato in orbita 3mila satelliti con l'obbiettivo di mettercene almeno 15mila (ma si ipotizza anche 42mila), con gli astronomi che si lamentano perché tra loro e le stelle si sta alzando un muro metallico. Entro la fine della decade, 2030, si ipotizza che i satelliti saranno almeno 100mila con lo scenario del film Gravity che pare sempre più realistico, per non dire della sindrome di Kessler che 45 anni fa profetizzò il collasso delle strategie satellitari che avrebbe bloccato il lancio di nuovi satelliti e il passaggio dei razzi diretti alla Luna o Marte. 

Così sono nate anche le primi liti per la precedenza: nel dicembre del 2021 la Cina si appellò all'Onu e all'articolo 5 del Trattato dello spazio per lamentare le manovre dei satelliti Starlink (che orbitano a 550 chilometri) che avrebbero messo a rischio la loro nuova stazione spaziale Tiangong (palazzo celeste) (100 chilometri più in basso): Pechino disse di essere stata costretta ad effettuare manovre anticollisione con l'astronave che aveva a bordo tre taikonauti.

Anche la stazione spaziale internazionale ha del resto effettuato manovre per rendere ancora più remoto il rischio di impatti con detriti in orbita.

C'è un modo per arginare la crescita di questa discarica in orbita? La realtà è che per adesso la legislazione è in ritardo sulla tecnologia anche perché le implicazioni legate all'uso dei satelliti sono relative pure a fini militari e quindi formalmente segreti.

Dal punto di vista giuridico il più importante accordo su questioni spaziali risale al 1967: è il Trattato sullo spazio extra atmosferico firmato inizialmente da Usa, Unione sovietica e Regno Unito e poi da altri 125 stati.

Fra i suoi principi: nessuno Stato e nessun privato possono rivendicare proprietà nello spazio e sui corpi celesti e sulle loro risorse.

Nel 1984 venne proposto un trattato sul futuro assetto giuridico della Luna, ma di fatto, l’accordo è fallito dopo il disinteresse di Stati Uniti e Unione Sovietica. Fra l'altro il Trattato del 1967 non vieta il dispiegamento di Forze armate nello spazio, ma vieta l’uso di “armi di distruzione di massa” con chiaro riferimento alla bomba atomica.

Ora è la volta degli Accordi Artemis legati alla nuovo corsa alla Luna già stato oggetto del Moon Agreement, ratificato però solo  da 17.  Gli "Artemis" puntano tuttavia ad ordinare il tema dei detriti spaziali.

Sono accordi quindi più articolati dei precedenti e per ora sono stati sottoscritti da 24 stati fra i quali Usa, Italia, Giappone, Regno Unito, Canada, Emirati Arabi Uniti, Lussenburgo e Australia e Lussemburgo. I capitoli: scopi pacifici; cooperazione internazionale; trasparenza; interoperabilità; assistenza di emergenza; registrazione di oggetti spaziali; rilascio di dati scientifici; proteggere il patrimonio; risorse spaziali; prevenire conflitti; detriti orbitali.

La mancanza della sottoscrizione da parte di Russia e Cina lascia però un quadro infinitamente  problematico.

 


Ultimo aggiornamento: Venerdì 27 Gennaio 2023, 18:23
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