Smartwatch a confronto: da Apple Watch
a Pebble Time, guida all'orologio intelligente

Smartwatch a confronto: da Apple Watch a Pebble Time, guida all'orologio intelligente

di Andrea Andrei
La sfida della tecnologia indossabile può dirsi veramente iniziata. Agli smartwatch si è unito anche il competitor più temuto: la Apple di Cupertino. Apple Watch è uscito sul mercato circa due anni più tardi rispetto ai primi orologi intelligenti. La lista comprende quelli di Samsung, Sony, Lg, Motorola, Asus, Huawei e altri, come la giovane Pebble. La società di Tim Cook ha scelto di entrare nell'arena con calma, rimandando via via l'uscita del nuovo device. Alla fine, tramite un sistema di prenotazioni, ha rilasciato il suo orologio in molte varianti differenti di dimensioni e cinturini. Ma l'Apple Watch può giustificare due anni di attesa e prezzi esorbitanti (si va dai 419 ai 18.400 euro)? La prima risposta potrebbe essere che, viste le sue caratteristiche, valeva la pena attendere, visto che è probabilmente il migliore sul mercato. Il prezzo invece è decisamente alto, considerando anche che si tratta di un dispositivo che deve per forza essere affiancato a un altro, altrettanto costoso, cioè l'iPhone (dal 5 in su).

IL CONFRONTO

Partiamo dall'estetica. Molti sono rimasti delusi dal fatto che Apple Watch avesse una forma rettangolare invece che tonda, come Moto 360 di Motorola, Urban di Lg o Watch di Huawei. In effetti l'estetica risente di questa scelta, ma i designer di Cupertino hanno fatto comunque un bel lavoro. Rispetto al Sony Smartwatch 3, all'Asus Zenwatch o anche al Samsung Galaxy Gear S, la forma dell'orologio della Mela è molto più gradevole. Per quanto riguarda la comodità, se la versione in alluminio è molto leggera, in quella in acciaio sicuramente la presenza del dispositivo sul polso si sente. Samsung, che aveva raggiunto un buon compromesso con Gear 2, è tornato indietro con il nuovo Gear S, parecchio ingombrante. Ma a livello di funzioni e di semplicità di utilizzo, il display curvo del Gear S è un reale competitor dello smartwatch della Mela. Apple Watch ha sì introdotto la corona laterale con cui si possono scorrere i menù senza usare il touch in uno schermo tanto piccolo, ma alla fine la visualizzazione di notifiche, messaggi ed email è simile a quella dell'orologio della casa coreana: in entrambi i casi non si possono visualizzare immagini e allegati. Se da Apple Watch si può rispondere dettando un messaggio all' assistente virtuale Siri, Samsung offre anche una piccola tastiera. Ciò su cui AppleWatch vince, è il suo ottimo sensore di movimento: leggere l’ora non è un problema come, paradossalmente, succede in altri casi. Punto dolente dell'orologio di Cupertino è però la batteria, che va ricaricata tutti i giorni, a differenza dei competitor, la cui carica dura almeno il doppio. La qualità delle chiamate in vivavoce, ottima nel Gear S, non è molto soddisfacente. Buono invece il sistema di monitoraggio dell'attività fisica, davvero ben curato, che può competere anche con i braccialetti fitness. Altro punto forte sono le app. Cupertino dice che ce ne sono oltre 3 mila, mentre i rivali ne hanno poche. Attualmente comunque app come Facebook e WhatsApp non sono disponibili. Le possibilità sono sicuramente vaste, ma molto dipenderà dagli sviluppatori. Mentre gli altri provano e sbagliano, Apple impara e perfeziona. Oggi quella di Cook è la società più ricca e potente al mondo (vale 730 miliardi di dollari, poco meno del pil dei Paesi Bassi) ed è come se si stesse “limitando” a sfornare i migliori prodotti sulmercato, senza sperimentare e rischiare. Una strategia che a breve termine si rivela vincente, ma che a lungo andare le si potrebbe ritorcere contro, perché in questo modo sono gli altri a dettare le tendenze. E infatti sembra quasi che Cupertino sia stata costretta dal mercato a lanciarsi nella sfida degli orologi intelligenti. Gli smartwatch hanno un problema, che appare insuperabile: per quanto divertenti e ricchi di funzioni, è difficilissimo immaginarli indipendenti da altri dispositivi. Lo schermo è troppo piccolo, la navigazione sul web è impossibile. Il rischio è che la tecnologia indossabile finisca per essere più un gioco che qualcosa di davvero utile. Vedremo se l'ingresso di Apple nel settore smuoverà le cose. La sensazione è che un dispositivo come Apple Watch, con Steve Jobs, non avrebbe visto la luce. Il guru della Mela probabilmente avrebbe rifiutato l'idea di entrare nell'arena degli smartwatch. Sarà che era allergico a qualsiasi cosa facessero gli altri prima di lui. Sarà che era abituato a pensare di creare qualcosa che fosse in grado di cambiare la vita delle persone, di sconvolgere il sistema, di superare i limiti. E di limiti gli smartwatch ne hanno davvero parecchi.
Ultimo aggiornamento: Lunedì 29 Giugno 2015, 11:22