Qwant, il motore di ricerca europeo che sfida Google: "Non raccoglie i dati degli utenti"

Qwant, il motore di ricerca europeo che sfida Google: "Non raccoglie i dati degli utenti"

di Alessio Caprodossi
Privacy e neutralità sono le parole chiave per comprendere la filosofia di Qwant, il primo motore di ricerca che protegge la libertà degli utenti, rinunciando al tracciamento delle ricerche web e dei siti che visitano. Tutte le richieste in rete restano anonime, perché lo scopo non è sapere chi sei o conoscere cosa desideri, ma solo offrire le risposte giuste per soddisfare le domande, i dubbi e le curiosità di chi vuole informazioni. Così si presenta il motore di ricerca realizzato dall'omonima società francese, fondata nel 2011 da Jean-Manuel Rozan e Èric Leandri (imprenditore ed esperto di finanza il primo, specialista nella sicurezza web il secondo), con il proposito di «non competere con Google ma proporre qualcosa di diverso». 



Rilasciato dopo due anni di sviluppo nel febbraio del 2013 in una versione poi rinnovata nell'ottobre del 2015, Qwant ha ottenuto il sostegno dell'Unione Europea, che tre anni fa ha finanziato il progetto con 25 milioni di euro tramite la Banca europea degli investimenti. Soldi che hanno permesso di affinare il modello e declinarlo in più versioni, come Qwant Mobile ottimizzato per la navigazione da smartphone, e Qwant Junior, dedicato ai bambini dai 6 ai 13 anni e privo di annunci pubblicitari. Disponibile dallo scorso ottobre in Italia (e da gennaio in Cina), il motore di ricerca offre una grafica diversa dagli altri, con i risultati delle ricerche distribuiti in colonne in base alla categoria prescelta: web, notizie, social, immagini, video, acquisti e musica. 

Imperniato attorno alla protezione dei dati, Qwant è salito alla ribalta dopo il caso Facebook-Cambridge Analytica con un elenco di dieci mosse per mantenere al sicuro le informazioni personali. Suggerimenti semplici come la chiusura delle applicazioni quando si finisce di utilizzarle, oppure silenziare gli assistenti vocali che possono ascoltare le conversazioni e l'attivazione della protezione anti-tracciamento presente in ogni browser, sono consigli talvolta sottovalutati ma sempre efficaci. Un passo avanti sul tema privacy, poi, si attende con l'entrata in vigore del General Data Protection Regulation (GDPR), che dal 25 maggio obbligherà aziende e istituzioni europee e quelle straniere che operano in Europa a specificare chi e come tratterà i dati personali. «L'Europa è all'avanguardia in materia di privacy e la nuova normativa si pone come cardine della cybersicurezza», ha spiegato Giovanni Buttarelli, Garante Europeo della protezione dei dati.
Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Aprile 2018, 08:44
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