Maker faire 2019: la top tre delle cose da non perdere alla Fiera di Roma

Maker faire 2019: la top tre delle cose da non perdere alla Fiera di Roma

di Lorenzo Capezzuoli Ranchi
Un concerto all’aperto di musica rock: un turbinio di flauti, bassi e batteria compongono una melodia che raggiunge tutti i visitatori di Maker Faire 2019. Solo che la boy band in questione è un po’ troppo… Metal. I componenti del gruppo sul palco infatti sono tre robot umanoidi, i The One Love Machine Band, progetto realizzato dal tedesco Kolja Kugler. Con lui si “esibiscono” il manager del gruppo, Sir Elton Junk (spazzatura in inglese, ndr), Roots A-Freak - il bassista dalle radici africane - e il batterista Rudderdrum Boom-Tschack; insieme a loro i Flute flock, un piccolo trespolo di uccellini metallici che producono una sonorità diversa. “Io non sono un ingegnere - racconta Kolja - ma un’artista. Ho cominciato a creare uccelli e volatili con i materiali di scarto, poi sono passato ai cani e, infine, agli umanoidi”. Un progetto che parte nel 2006, con la costruzione del bassista Roots A-Freak: “Un amico mi introdusse al mondo della meccanica idraulica e con qualche pistone sono riuscito a far muovere la mandibola dell’umanoide. Il resto è venuto da sé”. Dal 2010 Kolja ha iniziato a fare musica con gli One Love Machine Band e cercare una via per coronare il suo sogno: un “«Big robot music show» dove far esibire in tutto il mondo la mia band”.



Successo di pubblico anche per le partite di calcio fra atenei, disputato - anche qui - da robot: in scena veri e propri professionisti provenienti, fra gli altri, dall’Università La Sapienza di Roma. “Il calcio fra robot è nato nel 1998, e noi partecipiamo da venti anni” racconta il mister del team, il professor Daniele Nardi del Dipartimento di informatica e sistematica dell’ateneo capitolino. Ma non chiamatelo sport: la sfida fra androidi “è una ricerca scientifica ricca di imprevisti -racconta Nardi - ma molto stimolante e valida per i ragazzi, tanto per la competizione quanto per il loro curriculum”. Dal 4-4-2 calcistico ai 64 bit informatici, ogni robot - il cui costo è circa 8-10.000 euro - “vede” con due telecamere e si muove grazie a 28 motori, che permettono anche di rialzarsi in caso di cadute accidentali. E gli automi si comportano come una vera squadra: ognuno di loro ha un piccolo computer che, oltre al proprio movimento, riesce a comunicare con gli altri giocatori, “cosi da capire quale robot deve difendere, quale si deve avvicinare al pallone e quello che - conclude il professor Nardi - deve scattare sulla fascia”. Prossima sfida? I campionati estivi del 2020 a Bordeaux.

Infine, coloro che hanno riempito di paperelle di gomma tutto il Maker Faire: il team di Duckietown, progetto di machine learning che degli anatroccoli gialli ha fatto più di un brand, piazzandole obbligatoriamente sia sulle loro simulazioni che sulle piccole Duckieboat (piccoli veicoli elettrici su ruote, ndr) che girano autonomamente per le strade della città in miniatura: “Ogni Duckietown per essere certificata deve avere un minimo di tre paperelle al metroquadro, oltre che su tutti i veicoli”, ci racconta Jacopo Tani. L’obiettivo di Duckietown è chiaro: cercare di incrementare l’autonomia delle macchine, trasformando anche le nostre città in smart cities che, in autonomia, reagiscono alle necessità della comunità: ingorghi dirottati, incidenti per cui vengono chiamati immediatamente i soccorsi, guida autonoma. Il tutto cercando di sconfiggere, al contempo, la diffidenza verso il mondo dei robot. “Se tu parli di robotica - prosegue Tani - la sola parola porta la mente a pensare all’efficienza, alla precisione e, in qualcuno, suscita anche del timore. Con Duckietown vogliamo dimostrare che non c’è nulla di pauroso o preoccupante. Chi ha paura di una schiera di paperelle di gomma?”. E loro, al Maker Faire, ne hanno portate oltre 9.000.

La piattaforma, nata nel 2016 al Mit di Chicago, a oggi è usata da oltre 60 università anche se “un numero preciso non lo abbiamo, dato che è una piattaforma completamente opensource e chiunque può utilizzarla”.
Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Ottobre 2019, 21:46