Maker faire 2019: la top tre delle cose da non perdere alla Fiera di Roma
di Lorenzo Capezzuoli Ranchi
Successo di pubblico anche per le partite di calcio fra atenei, disputato - anche qui - da robot: in scena veri e propri professionisti provenienti, fra gli altri, dall’Università La Sapienza di Roma. “Il calcio fra robot è nato nel 1998, e noi partecipiamo da venti anni” racconta il mister del team, il professor Daniele Nardi del Dipartimento di informatica e sistematica dell’ateneo capitolino. Ma non chiamatelo sport: la sfida fra androidi “è una ricerca scientifica ricca di imprevisti -racconta Nardi - ma molto stimolante e valida per i ragazzi, tanto per la competizione quanto per il loro curriculum”. Dal 4-4-2 calcistico ai 64 bit informatici, ogni robot - il cui costo è circa 8-10.000 euro - “vede” con due telecamere e si muove grazie a 28 motori, che permettono anche di rialzarsi in caso di cadute accidentali. E gli automi si comportano come una vera squadra: ognuno di loro ha un piccolo computer che, oltre al proprio movimento, riesce a comunicare con gli altri giocatori, “cosi da capire quale robot deve difendere, quale si deve avvicinare al pallone e quello che - conclude il professor Nardi - deve scattare sulla fascia”. Prossima sfida? I campionati estivi del 2020 a Bordeaux.
Infine, coloro che hanno riempito di paperelle di gomma tutto il Maker Faire: il team di Duckietown, progetto di machine learning che degli anatroccoli gialli ha fatto più di un brand, piazzandole obbligatoriamente sia sulle loro simulazioni che sulle piccole Duckieboat (piccoli veicoli elettrici su ruote, ndr) che girano autonomamente per le strade della città in miniatura: “Ogni Duckietown per essere certificata deve avere un minimo di tre paperelle al metroquadro, oltre che su tutti i veicoli”, ci racconta Jacopo Tani. L’obiettivo di Duckietown è chiaro: cercare di incrementare l’autonomia delle macchine, trasformando anche le nostre città in smart cities che, in autonomia, reagiscono alle necessità della comunità: ingorghi dirottati, incidenti per cui vengono chiamati immediatamente i soccorsi, guida autonoma. Il tutto cercando di sconfiggere, al contempo, la diffidenza verso il mondo dei robot. “Se tu parli di robotica - prosegue Tani - la sola parola porta la mente a pensare all’efficienza, alla precisione e, in qualcuno, suscita anche del timore. Con Duckietown vogliamo dimostrare che non c’è nulla di pauroso o preoccupante. Chi ha paura di una schiera di paperelle di gomma?”. E loro, al Maker Faire, ne hanno portate oltre 9.000.
La piattaforma, nata nel 2016 al Mit di Chicago, a oggi è usata da oltre 60 università anche se “un numero preciso non lo abbiamo, dato che è una piattaforma completamente opensource e chiunque può utilizzarla”.
Ultimo aggiornamento: Sabato 19 Ottobre 2019, 21:46