Boom di acquisti online, la crisi non ferma l'e-commerce: ecco la strategia per le piccole e medie imprese

Le piccole e medie imprese puntano sulle App personalizzate in alternativa ai colossi del Marketplace

Boom di acquisti online, la crisi non ferma l'e-commerce: ecco la strategia per le piccole e medie imprese

di Redazione Web

Mentre le incertezze economiche continuano a influenzare il sentimento delle imprese, l'e-commerce rimane un punto fermo. Nel 2022, nel mondo, le vendite online hanno raggiunto 5,5 trilioni di dollari, ma le prospettive per il 2023 sono ancora più alte. Un trend positivo che non conosce soste e che prevede una crescita del 10,4%, portando le vendite a 6,3 trilioni di dollari.

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Il boom

Insomma, sia che si tratti di shopping online relativo all’abbigliamento, al food o all’elettronica, tutti gli operatori hanno dovuto fare i conti con il cambiamento delle preferenze dei canali di vendita, e in particolar modo, con l’ascesa inarrestabile del mercato dell’e-commerce. A trarne beneficio sono soprattutto i grandi colossi dell’e-commerce che hanno praticamente il monopolio del settore. Un trend che penalizza la piccola e media impresa...

«Penalizzata»

«Di contro, la piccola e media impresa, rivolgendosi a tali intermediari, è penalizzata - afferma Vincenzo Cassano, Amministratore Unico Iridi -. Il margine per ogni vendita effettuata, al netto delle commissioni altissime destinate ai grandi gruppi (logistica e vendita), corrieri, eventuali resi, costo prodotto, finisce per essere decisamente basso. Affidarsi ai big del marketplace non permette di fidelizzare il cliente o inviargli notifiche push. Dunque, è sempre più diffusa tra gli imprenditori e le aziende, la tendenza a farsi realizzare delle App personalizzate, strumento che risulta molto utile per la vendita dei prodotti o servizi, più convenienti in fatto di guadagno, e anche di spesa riguardo alla realizzazione».

Le App che funzionano

Eppure va detto che non tutte le App, sebbene nascano con i migliori presupposti, riescano a centrare l’obiettivo. Ma quali sono dunque i requisiti affinché una App sia per l’azienda un valido strumento per gestire il proprio e-commerce senza l’ausilio di piattaforme terze? «Creare la propria App ha come principale obiettivo fatturare e marginare di più», spiega Cassano. I motivi sono molteplici. Prima di tutto per le notifiche push: il suo alto tasso di lettura (tra il 60 e il 90%) sensibilizza all’acquisto. Si tratta di un metodo di comunicazione efficace, veloce e gratuito. L’attività può infatti indurre agli acquisti in modo push, direttamente al suo customer base. L’App è la sede online dell’attività, aperta 24 ore su 24, e non presenta ha costi di gestione che hanno altri canali di vendita. «Inoltre, non dovendo assistere la vendita, si riduce al minimo la spesa di gestione dell’ordine o della prenotazione, abbattendo conseguentemente i costi sul personale. Anche il margine di errore è ridotto, perché non è necessario effettuare trascrizioni o passaparola. È possibile fare analisi sulle abitudini del singolo cliente e sugli indicatori dell’attività (revenue settimanali, mensili o annuali ecc). Inoltre, il brand ed il logo dell’azienda, è presente direttamente sullo smartphone del cliente, magari accanto ad altre App di caratura mondiale. Si tratta quindi di un prodotto costruito in maniera "sartoriale" per soddisfare quanto più possible le esigenze del cliente».

«No alle App fai da te»

Fatte queste premesse, appare evidente che è meglio non improvvisare ma affidare il compito a un’azienda qualificata. «No alle App fai da te o realizzate dal cugino del cugino - suggerisce Cassano -. L’App dovrà essere sempre funzionate e performante nel tempo. Va quindi aggiornata man mano che i sistemi operativi dei nostri smartphone si aggiornano. Bisognerà risolvere bug man mano che l’utilizzo cresce e renderla sempre attuale, inserendo nuove funzionalità richieste dal mercato. Operazioni, fondamentali, che richiedono grande competenza e nessuna approssimazione». È inoltre necessario anche prevedere dei costi di gestione: aggiornamenti utili a mantenere l’App performante negli anni, costi di assistenza per formazione sul prodotto, risoluzione di bug o problemi tecnici, costi di gestione App per promuovere download e acquisti, costi per la creazione di funzionalità che permettano all’App di essere sempre attuale, costi di abbonamento degli store Appstore e Playstore. Esborsi comunque più convenienti rispetto alle commissioni dei big del settore, e la possibilità di mantenere un rapporto 2.0 diretto con il cliente e dare «calore» al prodotto o al servizio finale offerto.

Ma non basta

Ma realizzare l’App giusta non basta: «Il cliente deve scaricarla ed utilizzarla per fare acquisti. Per questo è indispensabile avere una precisa strategia marketing utile sia nella fase di lancio per la promozione dei download e anche dopo per aumentare le vendite», conclude Cassano.


Ultimo aggiornamento: Martedì 28 Marzo 2023, 19:39
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