Cambiamento climatico e siccità, ecco come la green tech salverà la Terra

Cambiamento climatico e siccità, ecco come la green tech salverà la Terra

di Paolo Travisi

Il cambiamento climatico è davanti ai nostri occhi.

Ne avvertiamo i primi effetti negativi. Lo scioglimento dei ghiacci che provoca tragedie umane, la siccità che minaccia i raccolti agricoli, il caldo estremo sopra la media stagionale con settimane di anticipo. Senza essere catastrofisti, possiamo ipotizzare che l’impatto antropico sul pianeta che ci ospita, sta iniziando ad avere conseguenze tangibili, non più solo dagli scienziati. La soluzione per arginare e contrastare un cambiamento in stato avanzato, è usare lo stesso strumento che ci ha condotto a questo punto. La tecnologia. Se fino ad oggi l’uomo l’ha usata pensando fosse solo sinonimo di ingegno umano e di progresso, ormai è chiaro, che può diventare anche regresso. Motivo per cui negli ultimi anni si è sentito parlare di tecnologia green, con l’obiettivo di un uso consapevole delle risorse terrestri, riducendo l’impatto negativo sull’ambiente. Un cambio di paradigma che già da qualche anno ha coinvolto centri di ricerca, multinazionali, imprese e persone comuni. Già nel 2018, infatti, un report delle Nazioni Unite aveva registrato un incremento degli investimenti nel green tech, toccando i 2,9 triliardi di dollari rispetto ai 200 miliardi dell’anno precedente. I prossimi anni saranno cruciali per la tecnologia green e l’Italia non sta di certo a guardare. L’estate rovente di quest’anno costringe ad un utilizzo diffuso di climatizzazione nei luoghi domestici e di lavoro, ma l’aumento del prezzo dell’energia elettrica pesa su portafoglio e budget. Una soluzione per ridurre di 3 gradi la temperatura in casa arriva da un ricerca Enea: si tratta di un cappotto verde di piante su tetti e pareti di edifici, che consente di abbattere quasi il 50% del flusso termico tramite l’ombreggiamento e la traspirazione di coltri vegetali disposte a protezione dalla radiazione solare.

COLTRI VEGETALI

La copertura vegetale agisce tutto l’anno come isolante termico, con effetti maggiori nel periodo primavera-estate, quando le piante agiscono come estrattore naturale di calore dall’ambiente. «Grazie a un sofisticato sistema di sensori per il monitoraggio microclimatico, abbiamo verificato che le coltri vegetali messe a copertura del solaio e delle pareti esterni dell’edificio presso il Centro Ricerche Enea Casaccia, vicino a Roma, mantengono le temperature superficiali al di sotto dei 30 gradi ed evitano le forti variazioni termiche che raggiungono picchi di temperatura di oltre 50 gradi nelle ore più calde, permettendo una riduzione dei consumi elettrici di circa 2 kWh/m²», precisa Arianna Latini, ricercatrice del Dipartimento Unità per l’Efficienza Energetica. «Mediamente questo si traduce in un risparmio di energia elettrica di circa 200 kWh per la climatizzazione estiva di un’abitazione di 100 metri quadrati». Dal CNR, un progetto co-finanziato dall’Unione Europea attuato dal Consorzio regionale per la ricerca applicata e la sperimentazione insieme con l’Université de Sfax, dal titolo molto ambizioso, “cellula della vita”, ovvero un vivaio tecnologico e trasportabile, in grado di fornire contemporaneamente ortaggi e pesci o crostacei per scopi sia alimentari che di altro genere, con cicli produttivi a impatto ambientale quasi nullo, con consumi di acqua e suolo quasi azzerati; essendo trasportabile, l’utilizzo è possibile ovunque, visto che è anche autosufficiente dal punto di vista energetico, dotato di autonomo microclima interno e anche di elettronica di controllo avanzata per la gestione e il monitoraggio a distanza. Il prototipo sarà inserito negli impianti agrovoltaici in via di realizzazione in diverse zone della Sicilia, dove consentirà una continua produzione di plantule da destinare poi al terreno tra i moduli fotovoltaici. Dalla ricerca alle imprese. Tra i diversi progetti green, Acea ne ha sviluppato uno già applicato: si chiama Acea Smart Comp, esempio concreto di economia circolare, dedicato al compostaggio diffuso, che si rivolge alle grandi utenze – come centri commerciali, mense, aeroporti e stazioni - che hanno necessità di gestire grandi quantità di rifiuti organici. Nello specifico si tratta di mini-impianti di compostaggio, dotati di una rivoluzionaria tecnologia sensoristica che trasformano direttamente in loco i rifiuti umidi in compost, che in circa 90 giorni viene trasformato in fertilizzante pronto per l’uso. Il progetto riduce la produzione di rifiuti, traducendosi in risparmio sui costi di gestione e diminuendo l’impatto sull’ambiente, poiché la raccolta sul territorio e l’eliminazione del trasporto rifiuti su gomma tagliano notevolmente le emissioni di gas serra. Il primo Acea Smart Comp è stato installato presso la mensa aziendale che diventerà organic waste free e nel piano industriale di Acea è prevista l’installazione di 150 SmartComp entro il 2024. Sul versante energetico, invece, l’accordo tra Enel Green Power e Commissione Europea ha portato al progetto Tango per potenziare, a Catania, Gigafactory 3Sun, la più grande fabbrica per la produzione di pannelli solari d’Italia e una delle più grandi d’Europa, che nel 2024 registrerà un aumento di produzione energetica di 15 volte.

Un impianto frutto di grande innovazione per produrre moduli fotovoltaici sostenibili e ad alte prestazioni, che porterà la fabbrica a raggiungere una capacità produttiva annua da 200 MW a 3 GW. La tecnologia sviluppata per questi pannelli permetterà di catturare l’energia sia sulla superficie anteriore che posteriore, aumentando l’efficienza del 30%, permettendo così al nostro paese di evitare l’acquisto di quasi 1,2 miliardi di metri cubi di gas l’anno, sostituiti da energia rinnovabile di produzione nazionale.

LE ONDE MARINE

Infine, arriva ancora una volta dalla natura, stavolta dal mare, una soluzione innovativa per produrre energia pulita. Eni ha trovato nelle onde marine una grande fonte di energia rinnovabile, praticamente inutilizzata. Eppure l’energia del mare ha delle caratteristiche eccezionali, come un’alta densità energetica superiore di 10-20 volte rispetto al sole ed è costante visto che le onde sono disponibili sia su base giornaliera che stagionale. Se si riuscisse a catturare tutta l’energia disponibile dalle onde in prossimità delle coste terrestri avremmo 18.000 Twh di energia elettrica per anno, quasi il fabbisogno annuale di tutta la terra. La tecnologia messa a punto da Eni si chiama Iswec (Inertial Sea Wave Energy Converter) ed è basata sul principio d’inerzia della fisica classica, che tutti noi sperimentiamo ogni volta che viaggiando in auto freniamo e sentiamo una forza che ci spinge in avanti. Partendo da questo principio è stata ideata una macchina in cui è stato installato un giroscopio, con un volano, una specie di trottola, che con il movimento trasforma le onde del mare in energia elettrica, in maniera rinnovabile e senza alcuna emissione di CO2. L’applicazione di questa tecnologia, a bassissimo impatto ambientale, potrà contribuire a creare un’industria nazionale per la produzione di energia pulita e potenzialmente infinita.


Ultimo aggiornamento: Giovedì 23 Febbraio 2023, 20:43
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