Fabrizio Politi è mruniquelife su Instagram: «Senza spunta blu, ma molto più reale»

Fabrizio Politi è mruniquelife su Instagram: «Senza spunta blu, ma molto più reale»

di Ilaria Del Prete
Fotografie scattate dall’alto, con le braccia tatuate in bella mostra, sono diventate il marchio di fabbrica di Fabrizio Politi. Romano, classe ‘79, su Instagram è mruniquelife. In tre anni è riuscito a conquistare quasi centomila followers. Ad affascinare, un feed ricco di immagini curate e suggestive di cibo, scorci urbani, pattern. E la schiettezza delle storie, tra un racconto d’infanzia e un reportage di viaggio.



“Sono reale anche senza spunta blu” è la prima cosa che legge chi arriva sul suo account. Cioè?
«Io non ho la certificazione di autenticità di Instagram, ma non mi sento per questo meno reale. Quel simbolo attesta che è reale l’account, non la persona che gli è associata».

Grafico pubblicitario e allenatore di pallavolo. Dove trova il tempo da dedicare ai social?
«È molto semplice. Sfrutto il fine settimana per scattare foto. Quando viaggio usufruisco delle ferie. Al mattino, in pausa pranzo e quando finisco di lavorare mi dedico alle storie». 

Lascerebbe il lavoro per dedicarsi ai social a tempo pieno?
«Dipende da cosa c’è sul piatto.  Chi parte da zero con l’intenzione di fare solo quello ha le spalle coperte. Ma se domani chiudesse Instagram non avrebbe un lavoro in mano. Meglio usarlo come vetrina per mostrare le proprie capacità e attitudini».

Parafrasando il suo blog (Not Another F**king Influencer), non si ritiene l’ennesimo dannato influencer. 
«Ormai anche chi va in pizzeria e scatta una foto con la pizza si definisce influencer. Per me ha molta importanza l’autenticità del messaggio, quello che viene suggerito non deve essere un’imposizione ma un suggerimento. Influencer dovrebbe essere colui che trasmette il proprio vissuto e ti stimola a fare una determinata cosa». 



E lei da cosa si fa influenzare?
«Da quello che mi emoziona la vista. Che mi fa venire voglia di approfondire senza scimmiottare il già visto. Ad esempio, anche le mie foto con mani e braccia tatuate sono nate così: vedevo tante tavole apparecchiate ma senza alcun elemento personale. Io ho inserito un dettaglio solo mio». 

C’è tanta Roma nelle sue storie. Instagram è un incentivo per riscoprire un turismo local?
«È una scintilla in più. Vivo in una città con la quale tutti si riempiono la bocca, ma è facile scoprire che a 50 metri da casa c’è una chiesa o una libreria in cui non sono mai stato. E con questo spirito vivo tutti i viaggi, senza fermarmi al lato mainstream». 

Nonostante l’aspetto da duro, non ha paura di mostrare un lato tenero.
«Sono un orsetto del cuore di un metro e novanta. Fa parte di me, e inevitabilmente viene fuori». 
Ultimo aggiornamento: Giovedì 12 Dicembre 2019, 09:56
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