Il grande gioco del cinema: da Mad Max a
Star Wars, quando i film sbarcano su console

Il grande gioco del cinema: da Mad Max a Star Wars, quando i film sbarcano su console

di Andrea Andrei
Videogame e cinema, cinema e videogame. Facile dire chi sia nato prima, impossibile affermare oggi dove finisca l'uno e cominci l'altro. Due arti moderne che si fondono, che si sfruttano a vicenda, che si combattono e si alleano di continuo. E allora ecco che se si vuole entrare nelle atmosfere post-apocalittiche di Mad Max, il film con Tom Hardy e Charlize Theron che completa la trilogia iniziata con Interceptor del 1979, lo si può fare con l'omonimo videogioco di Warner Bros, sviluppato da Avalanche Studios per Ps 4, Xbox One e Pc.



Nel gioco si vestono i panni di Max, si guidano potenti automobili assemblate con rottami di ogni genere ed equipaggiate con armi rozze ma terrificanti. Il tutto in un mondo polveroso e desertico, chiamato Wasteland, straziato da una guerra perenne tra fazioni selvagge che lottano per il dominio e dove la vita umana non ha alcun valore. Uno scenario alienante che ricorda molto Borderlands, titolo del 2009 di Gearbox Software. Nel videogame di Mad Max si riprende l'ambientazione e il personaggio principale del film, ma la storia è diversa. «Max è un'icona», ha spiegato Peter Wyse, vicepresidente della produzione e dello sviluppo di Warner Bros. Interactive Entertainment, «Noi stiamo realizzando per i giocatori un nuovo modo di sperimentare avventure nell'universo della Wasteland». Ma Mad Max non è l'unico esempio recente di film trasformato in videogame.



A fine agosto è infatti uscito Disney Infinity 3.0, titolo a metà fra il videogioco e il collezionismo, in cui delle statuine dei personaggi Disney prendono vita sullo schermo. Su questa piattaforma hanno esordito sia i protagonisti di Star Wars, che vedremo presto sul grande schermo nel settimo episodio della serie firmato da J.J. Abrams, sia quelli di Inside out, la nuovissima pellicola Disney Pixar ambientata nella mente di una bambina e in cui i protagonisti sono le emozioni, Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura.



ESPERIMENTI

La storia dei film trasformati in gioco annovera comunque diversi esperimenti, più o meno riusciti, da Alien vs. Predator al Signore degli Anelli, passando per Harry Potter e Batman. Degno di nota è The Walking Dead, pluripremiato videogame a puntate per dispositivi mobili ispirato alla serie tv sugli zombi. Eppure si tratta di casi sempre più rari. I videogiochi hanno infatti una straordinaria capacità di “cannibalizzare” altri linguaggi e altre forme d'arte, tanto da reinterpretarle e farle proprie. I giochi sono stati sviluppati seguendo uno stile cinematografico, che poi è stato talmente ben assorbito da trasformarsi in un elemento caratterizzante dei videogame prima ancora che delle pellicole. Non è un caso se oggi, quando ad esempio si allude a scene particolarmente spettacolari o concitate, come uno scontro in guerra, una sparatoria, una rapina o una corsa in automobile, è sempre più frequente sentir dire “sembrava di stare in un videogioco”, e non più “in un film”. Il vero vantaggio dei videogame d'altronde è proprio l'interattività, oltre che la maggiore possibilità di sperimentazione.



L'EVOLUZIONE

Quando, nel lontano 1995, la Pixar di Steve Jobs produsse Toy Story, il primo film sviluppato in computer grafica, quell'innovazione fu accolta con una certa diffidenza, se non paura, nel mondo del cinema tradizionale. La Disney sostituiva i personaggi dei suoi mitici cartoni animati con un ammasso di pixel. Si diceva che fosse una un film artefatto, che fosse esteticamente brutto rispetto ai classici disegni finora utilizzati, e che addirittura guardarlo fosse fastidioso e facesse venire il mal di testa.



In realtà non si trattava solo di un esperimento riuscito, ma di una vera rivoluzione: il cinema, intoccabile e immutabile, era stato appena “invaso” da qualcosa in grado di ridefinire le sue frontiere e le sue possibilità. Ma per farlo, il grande schermo aveva appena aperto la porta al “demonio” più temuto: il computer. Creare un'ambientazione spettacolare d'un tratto non era più questione di luce o di movimenti di camera, ma di “sterile” programmazione informatica. In realtà questo non tolse nulla alla magia del cinema classico, ma diede la possibilità ai registi di esprimersi in maniera ancora più completa.



I videogame, comunque, hanno finito per dettare la linea. Sono diventati i veri propulsori della creatività nelle arti visive. La tecnologia dell'alta definizione ha reso il virtuale quasi più vero del reale, e spesso anche più bello. Quello che si vede sul grande schermo non sorprende più, perché lo stesso livello di spettacolarità è oggi offerto nel salotto di casa dalle console di nuova generazione, che si tratti di una battaglia intergalattica o di una semplice partita di calcio. Non sorprende che il mercato videoludico abbia superato, in valore economico, quello cinematografico. Sempre più spesso è il cinema a trarre ispirazione dai videogame, come dimostrano i vari Prince of Persia, Tomb Raider, Resident Evil e Hitman, il cui nuovo capitolo, Agent 47, arriverà nelle sale italiane il 29 ottobre. Oggi i videogiochi vengono spesso utilizzati come mezzi pubblicitari per il cinema. Prima dell'uscita di un film arriva, puntuale, il gioco per dispositivi mobili.



Eppure c'era un tempo, prima di quell'epocale Toy Story, in cui le cose andavano diversamente. Alcuni bellissimi titoli videoludici traevano ispirazione dalle pellicole più famose, e la loro attrattiva era proprio nel trasporre i protagonisti del grande schermo sul computer. Basti pensare alle indimenticabili avventure grafiche dedicate a Indiana Jones o a Star Wars e firmate LucasArts, casa di sviluppo fondata da George Lucas. Uno che di cinema (e di videogame) ne capisce parecchio.



andrea.andrei@ilmessaggero.it

Ultimo aggiornamento: Sabato 11 Marzo 2023, 10:06