Sonego, il campione senza riflettori che sogna le Finals di casa

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di Piero Valesio

L’Italia che resiste, quella di degregoriana memoria ma non solo, ha un nuovo idolo: si chiama Lorenzo Sonego, ha 25 anni, lo sguardo e l’anima buoni, il cuore di ferro. Le sue movenze fra un punto e l’altro ricordano quelle di quei pupazzetti di legno che si vendevano nelle fiere quando Lorenzo doveva ancora nascere. Se premevi sotto la base il pupazzetto si dinoccolava, perdeva consistenza. Ma appena mollavi la presa tornava turgido, tutto d’un pezzo. Lorenzo ha vinto a Cagliari il secondo torneo della sua carriera: ci è riuscito facendo ricorso alla capacità di resistenza. una caratteristica che ha un’origine cromatica e territoriale.

L’ULTIMO ATTO
Prima però la finale che va celebrata come si deve. Laslo Djere è un altro combattente mica male. E Sonny lo ha trovato dopo aver vinto altre tre scazzottamenti tennistici di alto livello: più facile il primo contro il molliccio Gilles Simon, più snervanti gli altri due, contro il tedesco Hanfmann (perso il primo set e vinto il secondo al tie break) e contro l’ex Next Gen Taylor Fritz, anche in questo caso in tre partite. Ieri dopo aver vinto il doppio il giorno precedente al fianco di Vavassori, ha faticato come un pazzo per un’ora. Perso nettamente il primo si è risvegliato nel secondo e ciò che i partenopei definiscono in modo meraviglioso “cazzimm” è uscita fuori quando, sul 5-5, Sonego ha dovuto annullare al serbo tre palle che avrebbero potuto portarlo a servire per il match. Braccino corto, fantasmi che ti passano davanti agli trasportati dai venti sardi? Ma non scherziamo. L’urlatore più potente del circuito maschile ha vinto il tie break del secondo set (partendo da 0-2) e poi più comodamente il terzo (2-6 7-6 6-4). Oggi gioirà per la conquista della 28ª posizione Atp. Abbiamo quattro italiani fra i primi 30 giocatori del mondo per la prima volta dal ‘77.

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RADICI CROMATICHE
Si diceva delle radici cromatiche e territoriali di Lorenzo. Perché tutto conta nella costruzione di un campione. Lui è torinesissimo e soprattutto tifoso del Toro. Dirà qualcuno: e che c’entra? Intanto perché ha iniziato la sua vita sportiva nelle giovanili della squadra granata che, ai tempi, erano all’avanguardia su tutto quanto riguardava i ragazzi. Sonny ad un certo punto ha deciso di cambiare rotta e si è diretto verso il tennis dove si è guadagnato il soprannome di “polipo” perché si allungava per prendere ogni palla, pur trasmettendo la sensazione che avrebbe anche potuto dinoccolarsi, proprio come i pupazzetti di cui sopra, data la sua gracilità di fondo.

Proprio quella gracilità, che lo ha portato a doversi conquistare una fisicità diversa e importante (praticamente ha saltato l’attività giovanile), lo ha messo in condizione di dover sviluppare una forza d’animo fuori dal comune. Quella stessa forza d’animo che era la caratteristica principale (leggasi: tremendismo) del Toro di allora. Si combatte qui e sempre, contro chiunque, spesso per un obiettivo minimo, quasi sempre contro la sorte. Oggi Sonego ha la sua base operativa in un circolo, lo Stampa-Sporting, di Torino, che è adiacente allo Stadio Olimpico “Grande Torino” dove gioca la squadra granata. A cento metri malcontati c’è lo stadio Filadelfia, quello di Valentino Mazzola e compagni: dove i pochi pezzi di muro del vecchio stadio che sono ancora in piedi, fanno di quel luogo una sorta di Stonehenge granata.

UN SOGNO “MASTER”
E a fianco dell’Olimpico c’è il palazzetto dove a novembre si giocheranno le Atp Finals. Quel colore granata dell’animo e quella terra instillano in Lorenzo linfa vitale. E’ casa. Non per nulla dopo la vittoria di Cagliari ha detto: «Un sogno ce l’ho: avrò le Finals a casa mia, perché non provare a conquistare un posto per giocarci?». E che la terra d’origine sia fondamentale è una tesi che gode di numerose conferme: Fabio Fognini ha vinto il titolo più importante della sua carriera a Montecarlo. Cioè a qualche chilometro in linea d’aria dal luogo dove è nato. Già, Montecarlo. L’Italia ci arriva con NOVE giocatori in tabellone: Fognini campione uscente, Sonego reduce da Cagliari, Berrettini che rientra in singolare, Sinner reduce dalla gloria di Miami, Musetti grazie ad una quanto mai opportuna wild card, Caruso, Fabbiano, Cecchinato e Travaglia usciti vittoriosi dalle quali. E non dimentichiamo che sempre ieri il giovane romano Flavio Cobolli, 19 anni pure lui, ha vinto il suo primo titolo pro ad Antalya (la stessa città dove Sonego conquistò il suo primo torneo Atp), un ITF da 15.000 dollari.
Abbiamo iniziato citando De Gregori, chiudiamo col Banco del Mutuo soccorso: non ci svegliate, ve ne prego.


Ultimo aggiornamento: Martedì 13 Aprile 2021, 09:30
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