Riccardo Bonadio, l'unico tennista italiano a giocare anche a Natale: «Il mio regalo? Battere il mio avversario»
di Marco Lobasso
Lui invece si. Riccardo cuor di leone è partito prima, a inizio dicembre, ha salutato tutti e non è più tornato in Italia, torneo dopo torneo in Asia, a caccia di punti mondiali per diventare un campione (questa settimana è numero 300 del mondo). Il 25 dicembre era in campo sul cemento del Victoria Park Center a lottare, sudare e vincere la sua partita di primo turno dell’ITF di Hong Kong: 24 gradi, sole, campi in duro e poca gente sugli spalti. Da quelle parti non sanno cosa è il Natale, l’inverno europeo, le tradizioni occidentali.
«No, direi proprio di no. Nessuno mi ha fatto gli auguri, nessuno mi ha detto buon Natale. Si pensava solo al tennis. Anche io ero concentratissimo per vincere le mie partite (è arrivato nei quarti in singolare e in doppio, ndr) ma ammetto che il 25 dicembre un po’ ci ho pensato e mi sono intristito. Meno male che il mio allenatore ha fatto il sacrificio di venire in Asia con me, Riccardo Sinicropi, altrimenti sarebbe stata ancora più dura».
Almeno tra voi gli auguri ve li siete fatti? «Si ma non è la stessa cosa. Ho chiamato a casa per salutare la mia famiglia. E’ la prima volta che sono lontano a Natale e di regali neanche l’ombra. Diciamo che il 25 dicembre il regalo me lo sono fatto battendo il mio avversario, l’argentino Velotti e giocando bene. Abbiamo festeggiato io e Riccardo, ma giusto un brindisi; gli altri non hanno capito. Poi concentrati sul secondo turno».
Ma a Hong Kong esiste il Natale? «No, non esiste. Se non fosse per qualche supermercato o per qualche ristorante europeo che cerca di attirare turisti nemmeno se ne parlerebbe. Io in tutta la settimana ho visto un solo Babbo Natale, un manichino in uno sperduto centro commerciale della città. Era ancora più triste di me», scherza Bonadio, che adesso si prepara a giocare un altro torneo a Hong Kong e poi altri appuntamenti challenger in Asia, nel Vietnam. «In Europa torno solo a febbraio, quando Natale sarà solo un ricordo e penseranno tutti al Carnevale».
Perché un tennista italiano sceglie una vita così dura e fa sacrifici così grandi? «Perché voglio provare a diventare davvero un giocatore professionista. So di poterci riuscire. Ci credo io, SInicopri, il mio staff tecnico al Tennis Milano con Uros Vico e Alessandro Buson. Se per raggiungere questo obiettivo si salta un Natale, o anche tanti altri, ne vale la pena. Il tennis è la mia, la nostra passione».
Ultimo aggiornamento: Domenica 30 Dicembre 2018, 17:24