Vito Dell'Aquila, è festa grande a Mesagne. Il maestro "storico": «Ha lavorato con lealtà»

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di Raffaele Pezzarossa

È una prima giornata di festa grande quella dello sport azzurro, che prima con Luigi Samele e poi con Vito Dell'Aquila si è assicurato due metalli preziosi ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. Una sorta di brevissima ma intensissima escalation, che dall'argento della Fiamma Gialla foggiana ci ha condotto all'oro del babysalentino, che ha dato il la ai caroselli non solo in tutta Italia ma anche e soprattutto nella sua città natale, quella Mesagne salentina in provincia di Brindisi.

I festeggiamenti

Davanti alla New Marzial Mesagne, la palestra che ha visto crescere e ha allevato i talenti dell'oggi ventenne Vito, si sono raccolti amici, ex maestri e parenti per festeggiare quella che non è solo la vittoria individuale ma la vittoria di un'intera comunità, a cui Vito oggi finalmente ha potuto restituire tanto dopo aver ricevuto ancor di più. L'emozione del suo maestro storico Roberto Baglivo è, senza mezzi termini, indescrivibile e incontenibile: «Non c'è un segreto per vincere due ori olimpici al taekwondo: bisogna lavorare bene e con molta lealtà e bisogna dare tutto a questi ragazzi. Vito si è allenato con me da quando aveva cinque anni e l'ho tenuto per 13», le parole rotte dall'emozione del coach, dalle cui "mani" è uscito anche l'altro oro olimpico, quel Carlo Molfetta, che la medaglia al collo se l'era messa 9 anni fa in terra inglese.

Altrettanto grande è, naturalmente, la commozione della madre, che si nasconde dalla telecamere, al contrario di quello che ha fatto - per forza di cose - il figlio nella magica serata di Tokyo. «Sono molto soddisfatta», le parole di mamma Dell'Aquila, quasi ciniche, di una cinicità che tradisce l'incapacità umana di esternare sì grandi emozioni, soprattutto quelle generate con il proprio sangue.

Papà Dell'Aquila anche parla poco, ma è lui a stappare lo spumante, prima di abbracciarsi in una bandiera tricolore insieme a moglie e Baglivo, che irrompe ancora con una sviolinata sull'eroe dei Giochi: «Vito è un ragazzo timido e silenzioso, è peggio di me. Si è sempre allenato, qualche volta è venuto in palestra anche durante il lockdown, quando era a Mesagne». 

Un sogno, l'oro a Tokyo 2020, che è stato alimentato ancor di più durante le strette del primo anno pandemico, come un adito di speranza in un momento di feroce difficoltà. Che oggi però, almeno per minuto, sembra esser svanita dietro quelle mani al cielo che aprono la via ad un futuro via luminoso.

 

Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Febbraio 2023, 02:08
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