Jacobs e le scarpe "magiche", Bolt prima delle Olimpiadi: «Sono ingiuste». Lui si difende: solo sacrifici

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di Marco Prestisimone

Non bastavano le insinuazioni sul doping (smentite oltretutto da diversi test), ora per Marcell Jacobs c'è un'altra polemica - in realtà mai sopita negli ultimi anni - sulle scarpe "magiche" che aiuterebbero gli atleti a migliorarsi e ad abbassare i record del mondo. Un po' come successo già nel nuoto con i "super-costumi".

Che poi altro non è che una celata "battaglia" tra brand sportivi. L'azzurro campione alle Olimpiadi di Tokyo nei 100 metri ha indossato delle Nike MaxFly su cui Usain Bolt - star della velocità e punta di diamante di Puma - già prima dell'inizio delle Olimpiadi si era espresso così: «È ingiusto che a certi atleti venga offerto un vantaggio così iniquo per andare più forte degli altri», definendole anche ai limiti del «ridicolo». In realtà si tratta solo di evoluzione della tecnologia che permette agli atleti di indossare calzature sempre più comode e performanti. Nessun trucco, nessun inganno. 

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Jacobs: «Qui grazie solo ai sacrifici»

Alla polemica è stato costretto a partecipare anche Jacobs dopo la qualificazione in finale della staffetta 4x100 maschile: «Scetticismo? Non mi tocca assolutamente. Io so che sono arrivato sin qua facendo tanti sacrifici, con tanto lavoro, tante sconfitte e tante delusioni. Mi sono sempre rialzato e tirato su le maniche e so che tutto quello che è successo è solamente grazie al duro lavoro. Non mi tocca assolutamente e non rispondo perché gli darei solo importanza».

«Le scarpe? Ogni marchio ha praticamente le scarpe che sono identiche l'una all'altra - spiega Marcell -. Io ho fatto apposta dei test, quando mi hanno mandato queste scarpe, sui 60-70 metri, con queste scarpe nuove e quelle vecchie ed è più una sensazione che la scarpa in sé, perchè dai dati non abbiamo visto nessuna grande differenza. Le velocità, le ampiezze e le frequenze sono quelle, è più di come riesci ad adattarti alla scarpa».

Futuro negli Usa? Solo per riallacciare il legame col papà

Su un futuro negli Stati Uniti è chiaro: «Il discorso sarebbe che visto che sto cominciando a riallacciare questi rapporti con mio padre, l'intenzione di passare qualche periodo con la famiglia là, è qualcosa che mi potesse aiutare anche per il mio futuro, ma non ho nessuna intenzione di andare ad abitare negli Stati Uniti perché qui mi trovo benissimo, ho tutto quello che mi serve e non ho neanche mai avuto l'intenzione di pensarlo.

Sarà solo riallacciare i rapporti con i familiari».

Coe: «Nessuno fa scarpe per andare piano»

«Le prestazioni da record? È tutto merito degli atleti, sono loro che fanno sempre la differenza. Viviamo nel mondo dell'innovazione, è il progresso. Ogni generazione vive la sua innovazione. Se la pista "Mondo" è una pista più veloce io non ho problemi. Le scarpe? Nessuno disegna scarpe per andare più piano, ma non esistono scarpe per vincere. L'utilizzo di scarpe più veloci o della pista più veloce non può invalidare un risultato».

«Doping Jacobs? Solo speculazioni»

Dopo la vittoria di Jacobs hanno tenuto banco anche le accuse di doping diffuse anche da alcuni organi di stampa internazionali: «Le accuse di doping a Jacobs? Sinceramente non leggo tutti i giornali, sono solo speculazioni: riguardo ogni atleta sono fiducioso sulle prestazioni in gara. Abbiamo sistemi antidoping che garantiscono la certezza su ogni prestazione», ha detto il presidente di World Athletics Sebastian Coe, rispondendo alle domande dei giornalisti italiani sui dubbi e le allusioni a un presunto rischio doping di diversi media americani e inglesi, dopo l'oro olimpico di Marcell Jacobs.

 

«Ho seguito il suo progresso - ha aggiunto Coe, presidente dell'atletica mondiale e doppio oro olimpico dei 1500 -, ha alle spalle un buon allenamento, un buon coach. Un exploit del genere nell'atletica può accadere: i progressi nel nostro sport sono lineari e statistici. Le scarpe? Nessuno le fa per andare piano».

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Spazio anche per Tamberi: «Lui la nuova stella dell'atletica? Sì, ha carattere, è simpatico. Non ci servono i robot, ma atleti che mostrino le proprie emozioni», ha concluso Coe. 


Ultimo aggiornamento: Giovedì 5 Agosto 2021, 08:52
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