Jacobs, Washington Post evoca il doping: «Lui merita beneficio del dubbio, ma atletica piena di truffatori»

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Arriva come un fulmine a ciel sereno l'accusa di doping del Washington Post. Il giorno dopo dei 100 metri, la gara regina dell'atletica e delle Olimpiadi, la stessa che ci ha regalato un sogno chiamato Marcell Jacobs, che non solo l'ha agguantata per la prima volta, ma l'ha anche vinta, ciò che scrive il quotidiano statunitense è come un pugno in pancia. Anche perché, a voler scavare, anche l'ultima nostra medaglia olimpica è stata accusata di aver assunto sostanze dopanti. Era Alex Schwazer, e tutti sappiamo com'è andata a finire.

Il marciatore, campione olimpico a Pechino 2008, è stato trovato positivo una prima volta al doping nel 2012 ed è stato sospeso per tre anni e sei mesi. Ma ce n'è stata anche una seconda, la più pesante per l'altoatesino. È il 21 giugno del 2016 quando viene diffusa la notizia di un'altra positività: dopo i primi test negativi effettuati il primo gennaio, delle valutazioni più approfondite rivelano la presenza nelle urine di metaboliti di testosterone, ovvero: Schwazer è dopato. La battaglia che ne consegue, con i suoi legali pronti a dimostrare il contrario, dura cinque anni, almeno a livello penale: il Tribunale lo assolve per non aver commesso il reato. Per la Wada, però, l'Agenzia mondiale antidoping, l'azzurro è ancora colpevole e fino al 2024 non parteciperà a nessuna competizione.

Washington Post mette sotto accusa l'atletica leggera

«Sarebbe ingiusto accusare Jacobs: a lui va dato il beneficio del dubbio, ma all'atletica no», iniziano dal Washington Post, che sì, insinua dei dubbi di doping sulla finale dei 100 metri di ieri. Ma l'accusa è rivolta soprattutto all'atletica mondiale «disseminata di campioni pop up rivelatisi poi imbroglioni col doping».

Il giornale americano ricostruisce la rapida ascesa dell'outsider Jacobs. «Non è colpa sua se la storia dell'atletica leggera fa sospettare per i miglioramenti così improvvisi e così enormi».

Anche il Times, però, non ci vede giusto: «Da Ben Johnson a Gatlin a Coleman, l'arrivo di una nuova stella mette in allerta», scrive il giornale inglese, aggiungendo che delle 50 migliori prestazioni mondiali dei 100, a parte le 14 realizzate da Bolt, 32 su 36
sono di velocisti poi risultati positivi.

Schwazer: «Storie messe in giro da invidiosi»

«Quando uno va forte escono sempre queste storie messe in giro da parte di alcuni invidiosi. Sembra che quasi ci si debba scusare di essere andato così veloce. Queste accuse velate che ho letto sono molto tristi ma per fortuna lasciano il tempo che trovano». All'Adnkronos ha parlato anche lui, Schwazer, commentando le accuse di doping lanciate contro l'uomo più veloce del mondo.

«Marcell ha scritto la storia dello sport italiano - sottolinea il marciatore, medaglia d'oro a Pechino -, si deve godere il momento. Ha fatto qualcosa di incredibile e gli faccio tanti complimenti. La sua gioia non deve essere minimamente turbata da accuse sterili».

 

Ultimo aggiornamento: Lunedì 20 Febbraio 2023, 04:12
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