Loris Reggiani: «Bagnaia e Morbidelli da titolo nel 2022. Nessuno come Valentino Rossi. E Marquez non tornerà quello di prima»

Loris Reggiani: «Bagnaia e Morbidelli da titolo nel 2022. Nessuno come Valentino Rossi. E Marquez non tornerà quello di prima»

di Daniele Petroselli

Entriamo ormai nella fase finale del campionato MotoGP, l’ultimo di Valentino Rossi. Alle spalle però del Dottore stanno crescendo nuovi campioni, oltre al già “famoso” Marc Marquez. Di questo e di molto altro ne abbiamo parlato con Loris Reggiani, dal 1980 al 1995 pilota nel Motomondiale che vanta tra 125, 250 e 500 8 vittorie, 5 pole e 41 podi totali. E che oggi, 7 ottobre, compie 62 anni.

Tre gare al termine del campionato MotoGP. Ormai sembra fatta per Fabio Quartararo. E’ davvero lui il futuro di questa categoria?
«Si merita il titolo perché è stato l’unico pilota che fa andare questa Yamaha, che non è all’altezza della Ducati. Ci sono molte moto di Borgo Panigale lì davanti ora e poche Yamaha, anzi solo la sua a dire il vero. Ed è strano dirlo, visto che fino a qualche tempo fa era la M1 la moto più equilibrata di tutte. Tanto di cappello a Quartararo, che è competitivo su tutti i circuiti».

Quartararo però che ha già lanciato un allarme ai tecnici Yamaha per migliorare questa M1, un po’ come hanno fatto negli anni Vinales e Rossi senza però avere risposte convincenti:
«Per vincere un Mondiale ci vuole anche la moto, ma è vero che Marquez ha vinto mondiali a ripetizione con una Honda che riusciva a guidare solo lui, come Stoner ha guidato una Ducati e ha vinto senza che gli altri ci riuscissero. E’ singolare però che ora la Yamaha non sia più quella moto così facile da guidare così come lo era fino a qualche anno fa. Ora sembra la Ducati la moto più facile, ma sono cicli. Fa bene a lanciare l’allarme, ma credo che lo sappiano anche i tecnici giapponesi cosa devono fare per migliorare la moto. Il difficile è riuscire a farlo».

Pecco Bagnaia è cresciuto da metà stagione in poi. Il primo successo forse lo ha liberato anche di tante insicurezze e pressioni. Quali sono i pregi di questo pilota? Può lottare per il Mondiale dal prossimo anno?
«E’ un pilota che si è formato con calma per rimanere ad alti livelli. In Moto3 all’inizio non sembrava essere un fenomeno, tanto che il Team Sky lo mandò a crescere altrove. Poi, piano piano ha preso più confidenza nei propri mezzi. In Moto2 ha stravinto il Mondiale nel 2018 e in MotoGP si sta mantenendo molto competitivo. Io sono convinto che il prossimo anno sarà uno dei pochi uomini da battere. Lo ero convinto anche di Morbidelli quest’anno, che è stato molto sfortunato dal punto di vista fisico, ma sono sicuro che anche lui tornerà ad alti livelli. E ha dimostrato nel 2020 di essere anche più forte di Quartararo. Morbidelli e Bagnaia sono le nostre speranze iridate. Pecco ha a disposizione poi un team molto forte e una moto di livello. L’unico che potrà dargli fastidio con la stessa moto è un altro esordiente, Jorge Martin».

Valentino Rossi si ritirerà al termine della stagione ma come risultati stiamo già vivendo un post-Rossi. Ma queste nuove leve, Quartararo, Bagnaia, Morbidelli, Martin sapranno compensare in tutti i sensi la sua assenza?
«Non vedo un altro Valentino Rossi all’orizzonte. C’era Marquez che sembrava somigliargli molto, anche come seguito, ma quanto accaduto con il Mondiale 2015 ha inciso. Lì si è giocato molto in termini di tifo. Il carisma di Rossi è difficile da trovare, un po’ come Pantani nel ciclismo o Tomba nello sci. Sono personaggi che vanno talmente oltre il loro mestiere che neanche si capisce come siano nati e cosa serva per diventare come loro».

Capitolo Marquez. E’ tornato dopo un anno di stop per via dell’infortunio, ma non è ancora a posto la situazione, tanto che le parole di domenica sulle sue condizioni aumentano le paure. Secondo lei c’è il rischio che non torni più quello di prima?
«Da una parte non si può mai sapere quanto siano vere le dichiarazioni di un pilota.

Marciarci un po’ per aumentare il proprio valore ci sta, lo fanno un po’ tutti. Dall’altra parte però io lo dico dallo scorso anno che non sarebbe stato più lo stesso, perché è stato fuori troppo tempo per una frattura di quel tipo. I tempi che ci sta mettendo per recuperare fanno capire che la cosa non sarà semplice. Marquez però non necessita del suo 100% per vincere, lo ha già dimostrato quest’anno. Per me il prossimo anno sarà tra quelli che si giocheranno il Mondiale, non lo vincerà a mani basse come prima, ma quel 90-95% gli potrebbe bastare».

E Quartararo & co. Sono all’altezza per tenergli testa?
«Bagnaia lo ha già dimostrato quest’anno, lo ha fatto Dovizioso a fasi alterne. Le possibilità di stargli davanti ce l’hanno. Quello che manca loro rispetto a Marquez è l’aggressività nei sorpassi, ma nel momento in cui esce fuori una lotta a due le possibilità ce le hanno tutti».

Un commento sul ritorno di Dovizioso in Yamaha: è stata la scelta giusta?
«Ha fatto la cosa giusta, è quello che si augurava. E quando è così è già la scelta giusta. E’ stato fortunato perché la vicenda Vinales ha inciso molto su questa opportunità che poi si è creata».

Infine il caso Moto3: l’incidente di Austin ha riaperto le polemiche sui pericoli che si corrono nelle categorie minori e non solo. Che ne pensa?
«Ci sono vari fattori. E’ stato permesso e continuano a permettere ai piloti di fare delle manovre in pista come cambiare traiettoria repentinamente in rettilineo per non far prendere la scia a chi insegue. E incidenti simili a quello di Austin succedono da sempre, guardando indietro uno di Simoncelli in 250 al Mugello. Il pilota che fa quella manovra lì non sa se quello he lo insegue ha già la ruota anteriore davanti o affiancata alla sua posteriore, quindi non capisco perché abbiano sanzionato Oncu per una manovra consentita. Mi sta bene una sanzione pesante se la dai a tutti nel momento in cui la fanno, a prescindere dalle conseguenze. Nella Moto3 la si vede sempre in tutte le gare, poi gli esiti non sono sempre come quelli di Austin. Certo è che una caduta in rettilineo è una delle pochissime in cui chi cade non ha la possibilità di uscire dalla pista e chi segue o ti evita o ti prende, non ci sono scorciatoie».

E’ la formazione dei giovani piloti incide su queste manovre? Forse è cambiata la percezione del pericolo rispetto al passato?
«Certamente. Questo aggiunge pericolo al pericolo. I piloti di adesso hanno molta meno paura del contatto rispetto a prima. Carenate le vediamo però in tutte le categorie, anche in MotoGP, non solo in quelle minori. Se non vediamo un paio di contatti a gara i piloti non sono contenti. La soglia del pericolo è molto più in alto rispetto alla mia epoca. Se facevamo un errore, ai miei tempi, si rischiava molto e per questo evitavamo certe manovre. Oggi questo rischio non viene più percepito allo stesso modo».


Ultimo aggiornamento: Giovedì 7 Ottobre 2021, 10:24
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