Ci sono compleanni che restano e altri scivolano via. Spegnere centoquattordici candeline in uno degli stadi più affascinanti del mondo, era forse il modo migliore per risvegliare il dna nerazzurro e il popolo “bauscia”.
Era una sera di marzo del 1908 nel cuore di Milano, quando una piccola schiera di soci dissidenti del Milan, decise per lo strappo: nacque l’Internazionale e con lei l’ideale di un calcio inclusivo in cui ci fosse posto per tutti, italiani e stranieri. Due colori e basta, il nero e l’azzurro, come se potessero contenere il giorno e la notte, abbracciando il mondo intero. Una storia gravida di emozioni e poesia, con attimi pazzeschi da ricordare in mezzo a sfide infinite, affrontate sempre a testa alta. Come ieri sera, appunto, nella gara di ritorno per gli ottavi di Champion’s contro il Liverpool.
Dopo l’andata, l’Inter si è giocata ancora bene le sue carte rischiando il colpaccio. Ha confermato di aver ritrovato condizione fisica e mentale per le partite che resteranno da qui a fine stagione, puntando alla seconda stella. Se a Milano i ragazzi di Inzaghi avevano sciupato molte occasioni pur giocando un calcio eccellente per settanta minuti, nello stadio di Anfield non sono venute meno qualità della trama e personalità.
I “reds” va detto, hanno colpito tre legni, ma in generale i nerazzurri sono stati in corsa fino allo scadere del tempo contro una delle squadre più accreditate per la vittoria finale.
Forse con Barella, forse in undici fino alla fine…sorvolerei sui “se”, devono aiutarci a crescere perché a certi livelli si paga tutto senza sconti.
Il calcio nella nostra parte di mondo resta uno sprazzo di vita fortunata e non macchiata dal sangue, teniamocelo stretto, senza senza rimuginare troppo per il resto della stagione che verrà. Siamo vivi e questo conta, buon compleanno di pace cara Inter!
Ultimo aggiornamento: Domenica 20 Marzo 2022, 09:29
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