Nostalgia Schumacher: l'ultima intervista prima del dramma
di Piergiorgio Bruni
Il viaggio della memoria, poi, fa tappa negli anni dell’infanzia e rivive quello che rappresentava il suo modello da seguire: «Da bambino – confida il 7 volte iridato in F1 – quando sui kart c’erano Ayrton Senna o Vincenzo Sospiri, che ammiravo molto perché era un buon pilota, il mio vero idolo era Harald ‘Toni’ Schumacher: un grande calciatore (portiere della Germania Ovest dal 1978 al 1986, ndr)». Flashback e attualità. Quella che per noi, oggi, è passato. «La Formula 1 è molto dura – spiega – anche se prima lo era di più. Ma è sempre uno degli sport più difficili che si possono praticare, quindi è necessaria moltissima preparazione. I record? Credo che i dubbi siano molto più importanti. Ho sempre pensato: non sono abbastanza bravo, devo lavorare di più. Questa è una delle chiavi che mi ha fatto diventare quello che sono». Un pensiero, infine, non può che riservarlo a l’uomo che, forse più di tutti, ha contribuito a farlo diventare una leggenda: «Se si va a guardare la squadre – racconta Schumacher – è stata una lunga carriera con la Benetton, con la Ferrari e con la Mercedes. Sicuramente un’enorme attività di team, lavoro che fa rima con successo; tuttavia tutti i tre team avevano una cosa in comune: Ross Brawn».
Ultimo aggiornamento: Giovedì 22 Novembre 2018, 07:30
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