Casillas lascia il Real Madrid dopo 25 anni: l’ultimo tuffo è al cuore

Casillas lascia il Real Madrid dopo 25 anni: l’ultimo tuffo è al cuore

di Benedetto Saccà
Il sole di Iker Casillas tramonta sull’orizzonte del Real Madrid. È soltanto questione di ore: poi il mito della porta madridista colorerà la maglia bianca con le tinte blu del Porto. Madrid e Oporto sono separate da 550 chilometri, eppure il passo che Iker compirà a breve sembrerà a tutti incolmabile. Dal Real spiccherà il volo una leggenda vivente, un calciatore (e un uomo) nato a Madrid, cresciuto a Madrid, divenuto capitano del Madrid. In Italia abbiamo, e abbiamo avuto, pochi riferimenti paragonabili: Francesco Totti nella Roma, Paolo Maldini nel Milan, Giuseppe Bergomi nell’Inter.

Nato nel 1981, Casillas è entrato nel vivaio del club a nove anni appena: ne ha percorso ogni sentiero, ha colmato scarti e lacune, ed è presto affiorato sulla superficie della prima squadra. Ottimo tra i pali, autorevole nello spogliatoio e soprattutto nel bacino dell’esigente tifoseria. Ha vinto tutti i possibili titoli, ed è forse un gesto riconoscente, oggi, ricordarli nel dettaglio: cinque campionati spagnoli, quattro supercoppe nazionali, due coppe del Re, tre Champions League, due supercoppe europee, una Intercontinentale e una coppa del mondo per club. Diciotto trofei, senza considerare il Mondiale del 2010 e gli Europei del 2008 e del 2012 conquistati indossando la maglia della Spagna. Si capisce allora che il palmares da solo potrebbe bastare a definire i contorni di una figura rotolata a pieno titolo nell’epopea madridista e planetaria.

Va però registrato che le ultime stagioni hanno consegnato a Iker tante bufere e poche giornate baciate dalla serenità. Con l’approdo di José Mourinho in Spagna, le traiettorie di Iker e del Real hanno cominciato a scostarsi: e ad acuire le tensioni hanno provveduto i supporter, spesso capaci di alzare venti contrari inquietanti. È vero, Casillas ha pagato il fidanzamento con Sara Carbonero, che da buona giornalista le notizie non riusciva a tenerle per sé... Ma la maligna campagna di Mourinho cui la maggioranza della stampa e del tifo si è accodata acriticamente è apparsa davvero come un passaggio a vuoto del buon senso.

Alle fiammate della critica e degli ingiusti esili in panchina, Iker ha sempre replicato con l’acqua delle prestazioni, del carisma, dello stile. E ogni volta ha saputo imporre il dettato del merito. A pensarci bene, stride assai che oggi il grande quotidiano spagnolo Marca spenda un titolo come «Ci mancherai», a corredare il saluto al portierone. «Santo e martire», lo hanno incensato stamattina, lungo le prime dieci pagine del giornale. Troppo tardi. Ecco, giusto a pagina 10, a firma Bertín Osborne, il cantante spagnolo, leggiamo: «La campaña contra Iker no es justa, no es decente y no hay derecho». Inutile la traduzione.

Divenuto capitano dopo l’addio (polemico, anche allora) di Raul, Casillas dev’essersi trasformato in un elemento scomodo, anzi scomodissimo per il presidente Florentino Perez. E, per natura, Florentino non ama le scomodità: così, da costruttore edile, ha preferito buttar giù la torre per costruirne una nuova. Pur offrendo di recente una serie di prestazioni un poco carenti, Iker ha cercato di rimanere saldo, lì, sul ponte di comando, a proteggere la squadra. Solo nelle ultime settimane, dopo i saluti di Carlo Ancelotti, la ragione l’ha condotto alla scelta più struggente della carriera. Già domani, al Santiago Bernabeu, potrebbe essere organizzata una festa d’addio. Insomma «san» Iker se ne va e chiude il taccuino a quota 725 partite, ma la bandiera mai sarà ammainata; e le lacrime di tanti tifosi sono una garanzia. Impossibile immaginare il Real senza Casillas, e Casillas senza il Real: o, peggio, con un’altra maglia sulle spalle, dopo 25 anni di sentimenti. Ma, chissà, un giorno magari le strade si sovrapporranno di nuovo. Di certo, l’ultimo tuffo è stato al cuore.
Ultimo aggiornamento: Venerdì 10 Luglio 2015, 12:45