Gianluca Vialli, la dottoressa Milanetto in sala operatoria: «Ricordo ancora quello sguardo, esempio per i malati»

La dottoressa Anna Caterina Milanetto era nell'equipe che operò il campione e su Vialli spiega: "Il suo approccio responsabile è un modello per tante persone che combattono la malattia"

Video

di Niccolò Dainelli

La morte di Gianluca Vialli ha scosso gli appassionati di calcio e non solo. Nella sua battaglia alla malattia, l'ex campione di Juventus e Sampdoria ha ispirato chi ogni giorno lotta contro il cancro. E a dirlo, in una lunga intervista, è la dottoressa padovana all'interno dell'equipe che lo operò, Anna Caterina Milanetto

Leggi anche > Gianluca Vialli, imbrattato cartellone pubblicitario della ditta di pompe funebri con scritte e colori della Sampdoria

Un modello

 

«Gianluca Vialli, che ho avuto modo di seguire nella degenza del 2017 a Milano - racconta la dottoressa Milanetto -, rappresenta un esempio ed un modello anche per i pazienti che vedo ogni giorno nell'ambulatorio specifico che si prende cura degli ammalati di tumore al pancreas in clinica a Padova». La donna, di 38 anni, originaria di Campagnola di Brugine, è medico chirurgo e ricercatrice alla Chirurgia generale del Policlinico con un ricco curriculum professionale. Nonostante la giovane età, è una dei più esperti dottori padovani in tema di tumore al pancreas, grazie all'esperienza maturata in Azienda ospedaliera, dove ora lavora, ma anche in centri di eccellenza italiani e stranieri.

 

L'incontro con Vialli

La dottoressa Milanetto ricorda di aver incontrate per la prima volta Gianluca Vialli nel novembre del 2017. Si trovava a Milano perché era assegnataria di una borsa di studio di alta specializzazione per la parte del pancreas, nel reparto diretto dal professor Alessandro Zerbi. La giovane dottoressa era parte dell'equipe che operò Vialli, ma di quel piccolo gruppo nessuno, se non il primario e il suo aiuto, sapeva che si stava prendendo cura di un paziente illustre e noto. Per tutti fu una grossa sorpresa quando il professor Zerbi avvisò i componenti dell'equipe, il giorno dell'intervento, che avevano appena operato il calciatore. Una sorpresa dovuta al fatto che «Gianluca Vialli era una persona controllata, un atleta di prim'ordine, sicuramente con uno stile di vita sano, eppure la malattia lo aveva colpito lo stesso, però l'individuazione del tumore ad uno stadio iniziale aveva permesso l'operazione che ebbe anche un esito favorevole. Nel caso del pancreas sono solo il 20% i pazienti operabili».

«Ricordo il suo sguardo»

Nicola Benvenuti, de Il Messaggero, chiede cosa ricordi del campione e la dottoressa Milanetto racconta di uno sguardo che non dimenticherà mai. «Ricordo lo sguardo profondo - ha spiegato - e al tempo stesso preoccupato di Vialli che cercava dal professor Zerbi che era accanto al suo letto qualche segnale di rassicurazione, quegli occhi denotavano al tempo stesso timore e speranza».

La moglie 

La dottoressa ricorda perfettamente che al suo fianco si trovava la moglie, Cathryn White Cooper, che per tutti questi anni non lo ha mai lasciato solo. «Una donna molto bella, educata, discreta con il personale dell'ospedale milanese, che non lo lasciava un attimo e che è stata fondamentale per il suo recupero». E dopo qualche giorno per riprendersi dall'operazione, Gianluca Vialli tornò in Inghilterra dove lo attendeva il resto della famiglia che, per la dottoressa, è fondamentale nell'affiancare un malato oncologico per le cure successive, come chemioterapia e radioterapia.

E da quel giorno, la dottoressa Milanetto, non ha più avuto contatti con il campione. 

«Stimolo per i pazienti»

«Trovo Vialli un valido modello per affrontare la malattia. Oltre all'attività di reparto, svolgo anche quella ambulatoriale, dove vedo ogni giorno, persone che sono affette da tumore al pancreas, ma anche soggetti che hanno una familiarità con questa malattia, che come detto è operabile solo per il 20% dei casi, anche se la scienza sta facendo progressi - spiega -. Proprio a Padova con l'Associazione Italiana per lo Studio del Pancreas abbiamo creato un registro che comprende persone che possono essere maggiormente soggette alla malattia e che monitoriamo periodicamente, perché l'individuazione precoce del male è fondamentale per la cura. Vialli se ne accorse perché ebbe un attacco itterico, il suo coraggio e la sua vicenda sono sicuramente uno stimolo per molti pazienti, che mi dicono: se si è ammalato lui che era un grande campione ed è riuscito a sconfiggere il tumore al pancreas, perché non posso farcela anche io? E davvero penso sia da indicare a modello per tante persone che combattono contro la malattia il suo approccio responsabile».


Ultimo aggiornamento: Domenica 19 Marzo 2023, 00:06

© RIPRODUZIONE RISERVATA