«Vattene ne**o di me**a», insulti razzisti al rugbista azzurro Maxime Mbandà: «Io, italiano e mulatto, ferito da quelle parole»

«Vattene ne**o di me**a», insulti razzisti al rugbista azzurro Maxime Mbandà: «Io, italiano e mulatto, ferito da quelle parole»

di Simone Pierini
«Vattene ne**o di me**a. Tornatene al tuo paese». Sono gli insulti razzisti che avrebbe ricevuto Maxime Mbandà, il giocatore di rugby della nazionale italiana. L'atleta nato a Roma, avrebbe presentato denuncia contro l'automobilista che ieri sera a Milano lo ha insultato con offese che ha riportato sul suo profilo Facebook. E secondo quanto si apprende, l'uomo avrebbe anche tentato di investirlo con la macchina dopo una lite in strada. Mbandà si trovava a Milano, città dove vive la sua famiglia, a cena con la compagna italiana. Ha avuto un diverbio con un automobilista che è sceso e lo ha insultato. Poi lo avrebbe anche inseguito in un parcheggio, cercando di andargli contro. Alla fine l'altro sarebbe scappato. 

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«Ieri sera, dopo anni che non mi succedeva, ho subito un atto di razzismo», denuncia su Facebook il rugbista azzurro. «Giusto appunto due giorni fa, rispondendo ad una domanda, dissi che i miei genitori mi avevano insegnato sin da piccolo ad affrontare gli episodi di razzismo col sorriso, MA QUESTA VOLTA NO - aggiunge Mbandà - Questa volta non erano frasi dette da un bambino che avrebbe potuto semplicemente ed ingenuamente ripetere ció che poteva aver sentito da genitori, altri bambini, televisione o qualsiasi altra fonte. Sentirsi dire, da cittadino italiano e mulatto quale sono “VATTENE NEGRO DI MERDA, TORNATENE AL TUO PAESE” (parole tutte reperibili in qualsiasi dizionario Treccani), mi ha letteralmente ferito, deluso, danneggiato moralmente e mi ha fatto riflettere tutta la notte».

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Brescia: solo una battuta​


«Solitamente - scrive ancora - cerco di farmi scivolare addosso tutte quelle frasi stupide che vengono passate come barzellette o frasi scherzose riguardante i NEGRI o comunque gli immigrati in generale, MA QUESTA VOLTA NO. Sono nato in Italia da una donna sannita di Pannarano, un paesino in provincia di Benevento e da un uomo congolese, venuto in questo Paese con una borsa di studio a 19 anni e diventato un Medico Chirurgo sapendo solo lui le difficoltà a cui sia andato in contro. Sarò sempre quel “NEGRO” che alcune persone ignoranti usano con quel tono dispregiativo e sarò sempre ITALIANO, che la gente lo voglia o no».
 

«Sono fiero di essere il risultato dell’unione di due culture diverse - sottolinea su Facebook - e mi batteró sempre affinché vengano RISPETTATI I DIRITTI DI CITTADINO ITALIANO E DEL MONDO miei e di qualsiasi altra persona che abbia una storia analoga alla mia e che si possa chiamare Mario, Giulia, Juan, Xiang, Mohamed. Spero tanto che alla persona in questione arrivi, anche solo per sbaglio, questo messaggio - conclude Mbandà - e che si faccia un esame di coscienza oltre che ritagliarsi qualche momento delle sue giornate per leggere ed acculturarsi per evitare di rimanere nella deficienza, intesa come difetto di preparazione scolastica. #noalrazzismo».
Ultimo aggiornamento: Venerdì 29 Novembre 2019, 19:22

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