Buon Compleanno "Tutto il calcio minuto per minuto". Sessant'anni di emozioni alla radio

Buon Compleanno "Tutto il calcio minuto per minuto". Sessant'anni di emozioni alla radio

di Marco Lobasso Daniele Petroselli
Venerdì è il gran giorno: Tutto il calcio minuto per minuto compie sessant'anni. Un compleanno storico, ricco di emozione e di passione, per la trasmissione radiofonica della Rai più conosciuta in Italia, un programma cult che tutti gli sportivi hanno amato tantissimo. E per ceelebrarlo, venerdì prossimo Radio1 ha organizzato un evento nella sala B degli studi di via Asiago 10 nella Capitale. Verrà ripercorsa la storia attraverso le voci dei conduttori e dei radiocronisti più celebri.

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Era una domenica fredda di inizio anno, il 10 gennaio 1960 e la Rai diede il via al programma culto. All'inizio c'erano tre campi collegati: Alessandria per Alessandria-Padova; Milano per Milan-Juve e Bologna per Bologna-Napoli con le voci di Andrea Boscione, Nicolò Carosio (poi famoso telecronista) e un giovanissimo Enrico Ameri; alla conduzione un altrettanto giovane Roberto Bortoluzzi, poi dal 1987 sostituito da Massimo De Luca, fino ad Alfredo Provenzali, Luigi Coppola e Filippo Corsini che conduce ancora oggi. E fu subito mito.

Nel racconto emozionato di Ezio Luzzi, spesso cantore delle partite di serie B, traspare tutta l'emozione per una trasmissione che, pur sessantenne, trattiene intatto il fascino della prima volta.

«Nacque tutto così: Guglielmo Moretti aveva ascoltato per caso in Francia una radio che trasmetteva calcio, rugby e basket in contemporanea. La propose. Gli risposero: a chi vuoi che interessi? E invece eccoci ancora qui a fare Tutto il calcio. Il nostro programma è sempre stata una grande orchestra, da Bortoluzzi a Ciotti ad Ameri. Tante grandi voci che hanno raccontato e raccontano ancora oggi il calcio e lo sport in generale. Siamo stati più di una trasmissione». Quel gruppo è stato un fenomeno sociale che ha attraversato i decenni della storia sociale italiana.
Il ricordo più bello di Ezio Luzzi. «L'urlo mundial di Tardelli a Spagna 82. Indimenticabile, vissuto dal vivo ti resta dentro per sempre. Il più brutto invece alle Olimpiadi di Atlanta: mi scoppiò la bomba dell'attentato a due passi, fui gettato per terra con la gente che fuggiva impazzita, ma ce la siamo cavata».

L'ultimo cantore che ha fatto breccia nei cuori degli appassionati di calcio italiani, in pensione da un paio di anni, è Riccardo Cucchi, apprezzato per la sua competenza e per la sua inimitabile obiettività. Inevitabile che a Cucchi facciano spesso la stessa domanda: le è mai capitato di dire in diretta Scusa Ameri, la frase simbolo di Tutto il calcio? E lui ripete sempre con emozione: «Ero in collegamento da Campobasso, lo interruppi, completai il collegamento e lui riprese la linea rispondendomi: Grazie Cucchi; in quel preciso momento mi convinsi di aver coronato un sogno da bambino». È tutto, linea allo studio centrale.
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Ultimo aggiornamento: Mercoledì 8 Gennaio 2020, 15:23

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