Totti chiama Dybala, «alla Joya la maglia numero 10». Il rapporto d'amore della tifoseria con gli argentini

Totti chiama Dybala, «alla Joya la maglia numero 10»

Totti chiama Dybala, «alla Joya la maglia numero 10». Il rapporto d'amore della tifoseria con gli argentini

di Francesco Balzani

Toda Joya, la hit di 15 anni fa oggi fa il giro di tutte le radio romane. L’arrivo di Paulo Dybala ha scatenato la tifoseria che con gli argentini ha un rapporto d’amore che si avvicina molto a quello con i brasiliani. L’ex juventino sarà, infatti, il giocatore numero 36 proveniente dalla nazione di Maradona e Astor Piazzolla. Una storia lunghissima che risale addirittura al 1927, anno di fondazione del club. Francesco Totti ha chiamato Paulo Dybala, e Pinto riserverà alla Joya «la maglia numero 10». Il fuoriclasse argentino ha ringraziato Totti ma ha deciso di aspettare un anno per la maglia numero 10: la vuole meritare. Dovrebbe prendere la maglia numero 21.

Sorpresa

«Sono molto felice». Sono le prime parole a Sky da giocatore della Roma di Paulo Dybala, atterrato all'aeroporto di Faro, in Portogallo pronto a raggiungere il ritiro della squadra di Mourinho. E alla domanda se è pronto a indossare la maglia numero 10 che è stata di Totti ha risposto sorridendo con un solo: «Sorpresa...»

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In principio fu Luduena, poi il Corsaro Nero e Piedone Manfredini

In quella stagione (e per altre 6) militò Arturo Chini Ludueña, uno dei bomber più prolifici dell’anteguerra con 57 gol in 161 match. Poi nell’ordine: Nicola Lombardo (1930-33), Roberto Allemandi (1933-37) e soprattutto Enrique Guaita. Uno dei giocatori più amati.  I tifosi lo soprannominarono il "Corsaro nero", dopo una tripletta realizzata contro gli amaranto del Livorno, in un incontro in cui la Roma indossò la maglietta nera per distinguersi dagli avversari. Nella stagione successiva fece ancora meglio, diventando capocannoniere con 28 reti in 29 presenze, prestazione che rimane il record italiano di marcature in un torneo a sedici squadre. Gli faceva da spalla un altro argentino come Scopelli, anche lui molto amato dalla tifoseria. Erano anni in cui gli argentini trovavano spesso casa in Italia, a Roma soprattutto. E’ il caso anche di Andres Stagnaro, Eugenio Providente, Miguel Angel Pantò, Cataldo Spitale e Domingo Di Paola.

Dopo la guerra è stato il turno di Bruno Pesaola, che diventerà negli anni successivi una bandiera del Napoli. La storia con la Roma l’ha scritta invece Pedro Manfredini, per tutti Piedone. L’uomo dei derby, il bomber che porterà la coppa delle Fiere del 1961 e una coppa Italia. Un personaggio totale che comparirà come citazione anche in tanti film di quegli anni. In quegli anni si fa notare anche Ramon Lojacono. 

 

Il ritorno degli argentini: da Caniggia a Batistuta, Balbo e Burdisso

Poi un grande silenzio dall’Argentina. Era il periodo dei brasiliani d’oro: da Falcao a Cerezo passando per Aldair. Fino al 1992 quando sbarca Claudio Paul Caniggia. La freccia bionda doveva far dimenticare Voeller, ma riuscirà solo a farsi notare per le cronache extra campo compresa la squalifica per uso di cocaina. Poco successo pure per Bartelt e Trotta. Ben altra fortuna nella capitale ha trovato Abel Balbo. Ottantadue gol per il numero 9, uno dei giocatori più amati dalla città. Tornerà nel 2000 dopo esperienze a Parma e Firenze. E tornerà nell’anno giusto. Arriviamo all’anno di grazia del binomio Argentina-Brasile. Nella Roma di Capello, oltre a Totti ovviamente, imperavano Gabriel Batistuta e Walter Samuel. L’arrivo di Bati-Gol scatenò la capitale con tanto di presentazione di fronte a 20 mila persone. Dybala rischia di emularlo. Ma il rapporto con gli argentini non finisce a Batistuta. Negli ultimi 20 anni in 14 hanno colorato di albiceleste Trigoria. Tutti ricordano Burdisso, Lamela, Paredes, Gago, Perotti e Cufrè. Meno indimenticabili le esperienze di Heinze, Cejas, Fazio e Spolli. Poi le due grandi illusioni: Iturbe e Pastore. Ora Dybala è chiamato a ristabilire l’ordine.


Ultimo aggiornamento: Martedì 19 Luglio 2022, 16:32

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