SuperLega, l'ex presidente Juve Cobolli Gigli frena: «Progetto inattuabile, almeno per ora»

SuperLega, l'ex presidente Juve Cobolli Gigli frena: «Progetto inattuabile, almeno per ora»

di Daniele Petroselli

Il progetto della Superlega ha mandato in subbuglio il mondo del calcio; 12 i club che promuovono il nuovo format, tra cui Inter, Milan e Juventus. A dire la sua è Giovanni Cobolli Gigli, grande tifoso bianconero che nel 2006 ne divenne presidente subito dopo lo scandalo Calciopoli (lasciando poi la carica nel 2009).


Condivide questo nuovo progetto?
«E' ambizioso ed elitario. Nell'ottica della pandemia questo però diventa ancor più inattuabile. Credo che il progetto quantomeno debba essere accantonato in attesa di tempi futuri».


Per quale motivo?
«La mia opinione è che il calcio sia lo sport più importante e democratico del mondo, dove chi partecipa, per merito, cresce. E così deve andare avanti. Poi ci possono essere modifiche, revisioni delle coppe, ma il calcio è lo sport di tutti. Ed è giusto che tutte le squadre partecipino per le loro capacità a questo sport».


La Uefa minaccia l'esclusione anche dai campionati delle squadre aderenti alla Superlega. Pensa possa accadere?
«Non conosco bene gli statuti, ma posso dire che in passato la Uefa ha preso posizione. Ad esempio la Juventus che era in Serie B con 30 punti di penalizzazione e cercava di ritornare in Serie A o quantomeno di rivedere la penalizzazione, finito l'iter dei processi sportivi non è andata al Tar perché la Uefa ha fatto chiaramente capire che se lo avesse fatto la Juve sarebbe stata estromessa dal mondo del calcio.

E fu una decisione che ho preso insieme all'allora Cda a malincuore ma che non rimpiango».


Cosa direbbe ai presidenti di Milan, Inter e Juventus che hanno aderito?
«Non mi permetto di dare nessun consiglio. Però forse questi sono momenti in cui è meglio posticipare o rinunciare a questo progetto, che ha delle basi e un ragionamento di fondo. Detto ciò però posso dire che, se il problema è economico, bisognerà che anche le grandi squadre adottino sistemi di gestione più oculati».


Cosa si dovrebbe fare?
«I tempi sono tali che in prospettiva sarà difficile portare a casa più ricavi. Per questo bisognerà lavorare sui costi. L'Atalanta ad esempio gioca bene, ottiene risultati in campo e ha bilanci che funzionano. Ci sono delle società che sono riuscite a tenere in equilibrio i bilanci e quindi va seguita questa strada. E' un momento in cui le società dovrebbero cercare, oltre agli sceicchi e ai super-ricchi, di mettersi d'accordo sui criteri di revisione dei costi. E anche i giocatori devono far parte di questo sistema che va rivisto: non potranno più essere strapagati».


Ultimo aggiornamento: Martedì 20 Aprile 2021, 16:47

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