Calcio, quarant'anni fa la rivoluzione degli sponsor sulle maglie

Calcio, quarant'anni fa la rivoluzione degli sponsor sulle maglie

di Fabrizio Ponciroli

Oggi sono componenti essenziali ma, un tempo, sono stati una clamorosa novità di costume. Esattamente quarant’anni fa, gli sponsor commerciali facevano capolino sulle maglie delle squadre di calcio.


Nell’estate del 1981 anche il calcio italiano si arrende alla modernizzazione: uno spazio di 100 centimetri quadrati. Una sola scritta “vendibile” allo sponsor di turno. Una rivoluzione copernicana che garantisce soldi ai presidenti e un pizzico di magia ai tifosi. 


Alcuni dei primi sponsor che appaiono sulle maglie delle principali squadre d’Italia diventano immediatamente iconici. La Juventus, Campione d’Italia, accetta la proposta di un’azienda di elettrodomestici di nome Ariston. Inter e Milan si legano, rispettivamente, a Inno-Hit (società italo-giapponese di oggetti di elettronica di consumo) e POOH jeans, marchio di abbigliamento creato dai fratelli Castelletti. 

Fa notizia soprattutto il matrimonio tra la Roma e la Barilla. Vedere Falcao, Di Bartolomei e Pruzzo sfoggiare la maglia della Roma con la scritta Barilla è magico per i tifosi della Maggica. Un sodalizio che durerà sino al 1994 (come main sponsor). 


Lasciano il segno anche le scritte commerciali Snaidero (Napoli), j.d.Farrow’s (Fiorentina, con tanto di nuovo giglio stilizzato realizzato dal presidente Pontello), Seiko (Genoa) e Pop84 (Ascoli). Ma il vero capolavoro è la Z di colore rosso della Zanussi (elettrodomestici) che brilla sul petto della maglia dei giocatori dell’Udinese. In totale, durante la stagione 1981/82, sono ben 28 le società di Serie A e B che si presentarono con uno sponsor commerciale sulle proprie divise da gioco. La prima annata “brandizzata” vede la Juventus vincere lo Scudetto, davanti a Fiorentina e Roma (Pruzzo capocannoniere). Non porta molta fortuna la scritta POOH jeans al Milan che scivola in Serie B. Poco importa, la commercializzazione delle maglie è un successo clamoroso. Quei 100 centimetri quadrati griffati da aziende di ogni genere hanno catturato l’attenzione di tutti. E negli anni non sono mancati altri sodalizi storici, come quello della Lazio con Banca di Roma prima e con la Cirio di Cragnotti poi.


Oggi la commercializzazione delle maglie da gioco è un business da svariati milioni di euro.

I tifosi si sono abituati, lo stupore della “prima volta” è svanito. Allora erano aziende italiane ai primi tentativi di marketing, oggi siamo giunti alle criptovalute (Digitalbits, main sponsor della Roma, ha sborsato 36 milioni per tre anni di sponsorizzazione).


Ultimo aggiornamento: Sabato 31 Luglio 2021, 07:58

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