Serbia-Albania, De Biasi sotto choc.
Ministro serbo: "Provocazione politica"

Serbia-Albania, De Biasi sotto choc. Ministro serbo: "Provocazione politica"
«Siamo reduci da un'esperienza traumatica. È successo quello che non pensavamo potesse

succedere»: è con queste parole che il ct italiano della nazionale albanese di calcio Gianni De Biasi, descrive all'Ansa, al ritorno da Belgrado, la serata da incubo nello stadio della capitale serba, dove si doveva disputare la partita fra Serbia e Albania valida per le qualificazioni degli Europei 2016. Una

partita sospesa al 41' del primo tempo per gravi incidenti avvenuti dentro e fuori il terreno di gioco.



«Stavamo giocando bene. Purtroppo non siamo riusciti a terminare la partita dopo che i tifosi (tra cui anche Ivan il Terribile ndr) hanno invaso il campo. Quello che è successo con i tifosi entrati sul campo è la cosa più incredibile che poteva succedere. È stata una situazione di grande pericolo», racconta De Biasi. Quattro dei suoi giocatori hanno subito lesioni «non solo dall'aggressione dei tifosi, ma sono stati colpiti anche dal servizio d'ordine, un fatto di una gravità incredibile», ribadisce il tecnico, secondo il quale «l'impianto di Belgrado era inadeguato per quel tipo di partita».



La nazionale albanese è rientrata in patria con un volo charter alle 3.25 del mattino. All'aeroporto di Tirana c'erano almeno 5 mila tifosi, molti giunti anche dal Kosovo, ad accogliere i giocatori, considerati «veri eroi». «Siamo tutti fieri di voi, del gioco e della dignità dimostrata», ha dichiarato il vice premier Niko Peleshi, in una conferenza stampa all'aeroporto, insieme al ministro dello Sport Lindita Nikolli e con a fianco il laziale Lorik Cana, capitano della nazionale, e De Biasi. Dopo i primi momenti d'ira, a Tirana, migliaia di tifosi che seguivano la partita dalla tv hanno festeggiato per ore la semplice ipotesi di una condanna della

Serbia da parte dell'Uefa e quindi dell'assegnazione all'Albania della vittoria a tavolino. De Biasi evita di pronunciarsi su questo. «Ci sono gli organi competenti a decidere. Le immagini sono agli occhi di tutti. Condizioni di estremo pericolo ed un impianto inadeguato», ha ribadito ancora il ct italiano.



«La bandiera più bella del mondo». Così il capitano dell'Albania, Lorik Cana, descrive l'immagine del drone che, con una bandiera della Grande Albania, con la scritta «Kosovo autoctono», ha sorvolato il Partizan Stadium di Belgrado scatenando gli incidenti che hanno poi portato alla sospensione del match di qualificazione a Euro 2016 tra Serbia e

Albania. L'immagine è stata postata dal calciatore della Lazio sia su Twitter che sulla propria pagina Facebook dove ha ricevuto circa 24mila 'Mi piacè e più di 430 condivisioni.



Il ministro degli Esteri serbo, Ivica Dacic, ha definito una «provocazione politica» l'episodio del drone che ieri ha innescato gli incidenti durante la sfida Albania-Serbia a Belgrado, sospesa al 41' del primo tempo,

valida per le qualificazioni ad Euro 2016. «La Serbia non ha alcuna responsabilità per l'interruzione del match», ha detto Dacic al quotidiano 'Blic'.

«Se qualcuno della Serbia -ha aggiunto- avesse esposto una bandiera della Grande Serbia a Tirana o Pristina il caso sarebbe già all'ordine del giorno del Consiglio di Sicurezza dell'Onu». A quanto pare è stato Olsi Rama, fratello del premier albanese Edi Rama, a pilotare il drone. «È particolarmente problematico il fatto che sia stato il fratello del primo ministro albanese, che qui dovrebbe essere un ospite. Questo conferisce a tutto il caso una dimensione politica e una provocazione politica», ha aggiunto il ministro Dacic.



Ieri Olsi Rama è stato fermato dalla polizia nella tribuna Vip dello stadio. Il drone, secondo le ricostruzioni, sarebbe partito dall'esterno dell'impianto di Belgrado. Il fratello del premier, che ha un passaporto statunitense, è stato rilasciato poche ore dopo e ha lasciato il paese insieme alla nazionale albanese nella notte di martedì.
Ultimo aggiornamento: Mercoledì 15 Ottobre 2014, 22:02