Lazio, Sarri: «Giocare il derby è un onore, ma avevo più pressione in Serie C»

Lazio, Sarri: «Giocare il derby è un onore, ma avevo più pressione in Serie C»

di Daniele Magliocchetti

Ci siamo. Ecco il primo derby di Maurizio Sarri. Nessuno sbandamento, nessuna preoccupazione. Non è una partita come tutte le altre, ma si prepara come tutte le altre, magari con un’attenzione in più. Questo sembra essere il concetto espresso dal tecnico biancoceleste alla vigilia della sfida con la Roma e con José Mourinho della sua Lazio.

Sarri: «Giocare il derby è un onore, tutti sognano di viverlo da protagonisti»

Risultato o prestazione nel derby.

«Penso che con una buona prestazione abbiamo più chance di fare un buon risultato. La Roma è una squadra forte, questo ci porta ancora di più sulla partita con la testa. È una delle partite più importanti d’Europa. Un onore giocarla. Da bambini, vedendo Lazio-Roma in tv o ascoltando alla radio la partita come quando ero piccolo io, hanno sognato di giocarla e di viverla. Ora ci siamo, giochiamola».

La qualità della Roma.

«La partita di Milano, a livello di spogliatoio, può aver lasciato qualche scoria. È plausibile. La squadra ha fatto bene le prime due gare, a Milano è stata in grande difficoltà, qualcosa dentro è chiaro che può essersi rotto. Ma è normale perdere delle partite, come è nornmale avere delle reazioni. Io in allenamento non vedo una squadra spenta, ma bella viva, si allena bene. C’è qualcosa che ci impedisce di giocare al 100%, anche a livello tecnico. La percentuale dei passaggi riusciti non è quella di una squadra che vuole stare nell’alta classifica. Dobbiamo migliorare in tutto, è un percorso, in questo momento i giocatori sono più propensi a pensare al movimento da fare che a giocare a calcio. Questo li blocca un attimo. Non è la play station, ma calcio vero, con 25 cervelli. Il percorso è complicato per chi vuole fare un calcio collettivo come noi. Qualche squadra ci mette meno tempo, qualcun altra più tempo, alcune invece non ci riescono mai. Noi speriamo di essere tra quelli che ci riescono e di metterci il minor tempo possibile».

Cose da evitare.

«La squadra deve avere consapevolezza. La Lazio è stata 5 volte sotto nel risultato e ha fatto comunque 8 punti. Avrà mille difetti ma anche dei pregi. Qualche pregio c’è se si fanno 8 punti andando sotto così tante volte. E poi dico due-tre numeri: la Lazio l’anno scorso aveva una media di 8,9 punti ogni 5 partite, ora ne ha fatti 8. L’anno scorso prendeva 7,2 gol ogni 5 partite, ora ne ha presi 7 giocando con un difensore in meno. L’anno scorso faceva 8 gol ogni 5 partite di media, ora siamo a 12. Tutto questo negativismo che sento aleggiare intorno a noi mi sembra eccessivo. La squadra deve avere la consapevolezza di avere già qualche dote».

Niente Pellegrini, ma con Luis Alberto.

«Non faccio scelte in base agli avversari, non rientra nelle mie caratteristiche. Perseguiamo la nostra strada, la strategia della mia squadra, cerchiamo di fare il nostro calcio, per ora ci riusciamo a sprazzi.

Luis Alberto ha fatto due partite sotto tono, fa parte del gioco. Se c’è un giocatore adatto al mio calcio credo sia lui, visto che ha palleggio ed è un giocatore tecnico. Non vedo grandi controindicazioni. Poi in fase difensiva si chiede una mano a tutti, anche in passato glielo avranno chiesto, non è cambiato il discorso».

Movimento esterni d’attacco.

«Devono giocare più vicino a Immobile, troppo spesso vengono sempre incontro insieme, chiedono la palla addosso. Questo li porta a essere raddoppiati, si devono muovere più senza palla o prenderla di più negli spazi. Nell’attacco all’area di rigore Pedro ha qualcosa di più rispetto a Felipe Anderson, che non sempre segue l’azione. Io vi posso dire una cosa, ho allenato tanti giocatori forti, ma uno potenzialmente forte come Felipe l’ho allenato raramente. Ha doti straordinarie, le ha tirate fuori in piccola parte. Deve avere una crescita nella convinzione e nella cattiveria, perché veramente altrimenti è uno spreco di talento. Lui può essere un crac a livello internazionale».

Pressioni eccessive.

«È una partita che mi intriga tantissimo, poter dare una soddisfazione al popolo laziale sarebbe qualcosa di grandioso. Quello che sbagliano i giornalisti però è che la pressione mediatica spesso non è la stessa interna di una persona. Io la partita in cui ho sentito più pressione è stata un Sangiovannese-Montevarchi in Serie C, una rivalità centenaria anche con qualche morto nel dopoguerra, da come mi hanno detto. La pressione mediatica non corrisponde sempre alla pressione interna di una persona».

Svolta nel derby.

«Lo spero, però è un errore vedere le esperienze passate pensando che si possano ripetere. Ogni ambiente e ogni squadra hanno certe caratteristiche, le evoluzioni di una squadra non sono replicabili e controllabili. Gli aspetti che incidono sono migliaia, solo qualche decina è sotto la conduzione dell’allenatore. Le altre sono incontrollabili. Spero che la scintilla scatti stasera, domani può essere già tardi».

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Ultimo aggiornamento: Sabato 25 Settembre 2021, 21:02

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