Sarri, la Lega, il terreno e anche le Nazionali: «È un calcio che non mi appartiene più»

Sarri, la Lega, il terreno e anche le Nazionali: «È un calcio che non mi appartiene più»

di Alberto Abbate

Ormai è una polemica su tutto. E il modo: irriverente, bastian contrario. Forse Sarri pensa di dare l’esempio, sente di dover combattere delle “ingiustizie”, ma va avanti da un po’, e il rischio in questi casi è di restare intrappolati nel personaggio. Alla Zeman, per intenderci. Il risultato, intanto, è un po’ deprimente: dov’è finito l’entusiasmo con cui si presentò, quella voglia di tornare a fare calcio, a divertirsi e divertire? «Sono vecchio, non mi appartiene più questo calcio», dice con un velo di malinconia alla vigilia del big match con l’Inter, infastidito da questa sosta che gli ha sottratto 9 uomini. «Ci siamo allenati per 10 giorni a ranghi ridotti e ora è difficile capire le reazioni della squadra quando si è in 12/13 persone, e gli altri calciatori sono impegnati con le Nazionali in giro per il mondo. Tutti i mesi facciamo 7 partite in 19 giorni, i restanti 11 i calciatori sono fuori controllo. Si allenano più con le nazionali che con i club, perlomeno lì prima della partita possono lavorare per 4 o 5 giorni, cosa che a noi non succede mai o comunque è molto raro. Il pallone è diventato uno show, dove tutti i partecipanti cercano di spremere soldi agli appassionati e io sono innamorato di un altro calcio». I tifosi cominciano a preoccuparsi, Sarri sembra sempre più stanco di questo lavoro ritrovato dopo un anno sabbatico.

LA LIGA INSEGNA

Saranno forse i diciassette anni in meno, ma l’ex Inzaghi affronta la stessa annosa questione con tutt’altro spirito. E lui deve pure fari i conti con Sanchez e Vidal out più Lautaro e Correa in dubbio: «La Liga è stata brava a fermare le squadre in vista della Champions. Noi stringiamo i denti, abbiamo diverse alternative, ma non è la prima volta che le Nazionali ci portano qualche problemino.

Adesso avremo sette partite tutte d’un fiato, cercheremo di farci trovare pronti e al meglio. I ragazzi rimasti durante la sosta erano pochi e hanno lavorato al massimo». 

TERRENO

E pensare che una volta alla Lazio s’imputava proprio a Inzaghi di addurre sempre qualche alibi di troppo. Sarri sta andando oltre, e gli effetti sono controproducenti, si è già visto a Bologna dopo la polemica sul calendario. Non va bene niente, ovviamente nemmeno il terreno dell’Olimpico, una crociata che combatte a braccetto con l’odiato (sportivamente, si intende) Mourinho: «Si sono lamentati tutti, l’unico a cui hanno risposto sono stato io. Forse con me sono particolarmente gentili. Non col tecnico della Roma, che ha detto lo stesso. La Federazione ha persino pensato di cambiare luogo della partita dell’Italia per questo motivo. Il campo dell’Olimpico non è di alto livello, ma scadente. Inutile fare giri di parole. Ci hanno assicurato che migliorerà, spero al più presto». A Sport e Salute spiegano di aver replicato a Sarri perché aveva puntato il dito prima dello Spezia, senza nemmeno essere sceso in campo. Ieri sono rimasti in silenzio mentre Maurizio tornava sull’argomento. A breve riprenderà pure la battaglia contro la Lega, che ha fissato sei incontri entro le 72 ore successive alle gare di Europa League della Lazio. Sarri non vuole farsi calpestare i piedi, ma attenzione a sbraitare contro i mulini a vento.


Ultimo aggiornamento: Sabato 16 Ottobre 2021, 00:29

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