Roma-Juve, Hassler: «Sfida dal sapore d'Europa. Nella Capitale i miei anni più belli. Io e Mihajlovic "litigavamo" per battere le punizioni»

Una stagione a Torino, tre in giallorosso, il tedesco ex campione del mondo ci parla della partita di domenica e ci racconta il suo passato in italia

Roma-Juve, Hassler: «Sfida dal sapore d'Europa. Nella Capitale i miei anni più belli. Io e Mihajlovic "litigavamo" per battere le punizioni»

di Francesco Balzani

Thomas Hassler, per tutti Tommasino. Per via della sua statura ma pure per la simpatia. Ha vestito le maglie di Juventus e Roma, non una consuetudine in quegli anni di forte rivalità. Un anno in bianconero, poi il triennio nella capitale a cavallo tra la presidenza Viola e quella Sensi. In giallorosso Tommasino è diventato uno degli uomini cardine, il mago delle punizioni. E in Italia Hassler ha alzato anche la coppa del Mondo del 1990 con la Germania diventando poi uno dei giocatori più vincenti del calcio tedesco considerato anche l’Europeo del 1996.  

Questa intervista fa parte dell'inserto di Leggo su Roma-Juventus che verrà distribuito domenica allo Stadio Olimpico prima della partita delle 20.45


Thomas Hassler, lo ricorda ancora il coro dedicato dai tifosi della Roma? 
«Certo, faceva Poropopoporpo Tommasino Hassler gol. Quanto sono stato bene a Roma. Non riesco a ricordare un qualcosa di negativo né della squadra né della città. La mia famiglia ci sarebbe voluta tornare Non facile farsi amare per uno che viene dalla Juve. Ma a Torino sono stato poco e ho avuto parecchi problemi. Ero appena arrivato da un altro paese e subito desiderava il massimo. Mi ha messo in crisi la lingua, l’impossibilità iniziale di capire e di essere capito. Poi mi hanno aiutato i compagni, in particolare Marocchi». 


Maifredi la definì il Baggio di Germania.

«Poteva sembrare esagerato perché Roberto aveva un talento eccezionale. Ma io venivo da titolare della Germania campione del Mondo, quindi forse era contento pure lui». 


Eppure all’inizio la scartavano per l’altezza. 
«Gli allenatori guardavano il mio fisico e scuotevano il capo.

Ma quei pochi che poi mi mandavano in campo cambiavano idea. Pensa che mi allenavo a ridosso del Muro di Berlino. Da adolescente ho avuto un po’ di problemi fuori dal campo. Mia moglie mi ha rimesso in riga». 


A Roma la consacrazione, quale è il ricordo più bello? 
«Facile, il gol segnato alla Juventus. Non solo perchè fu pesante, ma in qualche modo spero di aver fatto cambiare idea a chi mi aveva venduto. Abbiamo vinto 2-1, l’altra rete la segnò Giannini. Poi vabbè, so che molti mi ricordano per la rete al derby. A quei tempi però si pareggiava solo!» 


Tra i suoi compagni di squadra c’era anche Sinisa Mihajlovic 
«La sua è una malattia che purtroppo conosco molto bene, mio fratello morì a 13 anni per leucemia. Anche se sei un grande combattente come Sinisa c’è il rischio di non farcela. E’ stato un grande dolore, ho bellissimi ricordi di lui». 


Vi litigavate le punizioni? 
«Vero, le tiravamo benissimo tutti e due. Ricordo che Totti restava a guardarci e ci chiedeva consigli. Però come me Francesco non le batteva mica! (cavalcare, ndr). Che anni favolosi, la serie A era il top del mondo.


Roma e Juve come arrivano alla sfida di stasera? 
«Mi sembrano essere entrambe in salute, anche in Europa hanno fatto ottime prestazioni. La Juve è dietro per la penalizzazione ma il valore tecnico non si discute. La Roma ha Mourinho che è un valore assoluto ma deve rinforzarsi per poter competere per lo scudetto».


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Ultimo aggiornamento: Venerdì 3 Marzo 2023, 20:48

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