Roma, tutti colpevoli: Pallotta assente, a caccia di compratori

Roma, tutti colpevoli: Pallotta assente, a caccia di compratori

di Gianluca Lengua
Per il secondo anno consecutivo la Roma sta franando sotto i piedi di James Pallotta che, lontano più di 6.000 chilometri dall’epicentro del terremoto, può solo indagare attraverso telefonate più o meno furiose sulle motivazioni dello sfacelo. Il presidente della Roma si definisce «stanco» per quanto sta accadendo alla squadra, corsi e ricorsi storici che a distanza di 12 mesi si ripresentano puntuali, nonostante la rivoluzione che ha portato a un nuovo anno zero.
SQUADRA RESPONSABILE
Se la scorsa stagione il dito era puntato contro Eusebio Di Francesco, questa volta Jim dà tutte le responsabilità alla squadra colpevole di non giocare a calcio in maniera dignitosa: «È stata una partita vergognosa e imbarazzante», ha detto pochi minuti dopo il fischio finale. D’altronde non avrebbe potuto pronunciare frasi diverse visto che poco più di 20 giorni fa aveva dedicato a Paulo Fonseca parole di elogio: «Non potrei essere più felice di lui. La Roma sarà molto fortunata se rimarrà per tanto tempo. È incredibilmente intelligente, ha un approccio evoluto al calcio che predilige, piace a tutti e ha dimostrato tanta maturità. Ha un ottimo rapporto con i giocatori e lavora davvero bene con i dirigenti e con tutto lo staff». I risultati scadenti inanellati dalla squadra non sarebbero dovuti alle indiscrezioni sul passaggio societario, ma si tratterebbe di problemi interni che, però, hanno demoralizzato l’imprenditore di Boston seccato di combattere le negligenze dei calciatori. «Vi chiedete perché sono stanco?» ha domandato dopo la partita contro l’Udinese, un messaggio chiaro che sa di resa pronunciato da uomo che ha commesso decine di errori nel corso della sua presidenza provando, in alcuni casi, anche a porre rimedio con licenziamenti e rivoluzioni. Oggi è chiaro a tutti, dentro e fuori Trigoria, che è giunto il momento di passare la mano a qualcuno di più facoltoso, pronto a investire denaro per risollevare le sorti della società. Alternativa: l’ok per la costruzione dello stadio, con Pallotta che resta al comando, affiancato da nuovi soci.
DOLLARI
Dopo il «no» a Dan Friedkin, per ora sparito, a un’offerta di 575 milioni di euro ritenuta «inaccettabile», a sondare il terreno, secondo quanto riportato dalla trasmissione “Te la do Tokyo” su Centro Suono Sport, è il gruppo di Micky Arison, imprenditore con un patrimonio di 5,8 miliardi di dollari (357esimo uomo più ricco del mondo secondo Forbes), proprietario dei Miami Heat e della Carnival Corporation la più grande compagnia al mondo di navi da crociera. La Roma smentisce, ma è evidente che Pallotta non stia con le mani in mano in un momento così delicato per il club. Il passaggio di consegne, infatti, è quasi obbligato visto il rosso di bilancio che si avvicina a 130 milioni, ma questo non incide sul programma a breve termine della società: trattenere Smalling (accordo vicino con lo United) oltre Mkhitaryan, non vendere Zaniolo e Pellegrini e acquistare calciatori che diano alla squadra più esperienza (Pedro). Un piano avallato dal presidente, ma suscettibile di modifiche nel caso in cui i conti non dovessero tornare. Per questo è necessario che la Roma cominci una nuova vita, con un proprietario pronto a investire capitali restituendo ai tifosi prospettive vincenti. 

Ultimo aggiornamento: Sabato 4 Luglio 2020, 07:35

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