Pierluigi Pardo, voglia di calcio: "Proviamo a ripartire, è giusto così"

Pierluigi Pardo, voglia di calcio: "Proviamo a ripartire, è giusto così"

di Massimo Sarti
La sua vita è un continuo “Tiki Taka” anche a casa: «Ho sempre mille cose da fare. Benedetti i social e lo smart working. Progetto la ripartenza. Ma decide il Coronavirus». Che Pierluigi Pardo ha immediatamente preso con grande circospezione. Il noto commentatore calcistico (Dazn e Mediaset), nonché conduttore televisivo e radiofonico, è un personaggio poliedrico amato non solo dagli sportivi per la sua capacità anche di uscire dai confini del pallone, con una cifra stilistica fatta insieme di contenuti e allegria. Alla prova ora di una situazione assolutamente inimmaginabile e di una quarantena “stretta” alle porte di Roma.

Pierluigi, si sarebbe mai aspettato in queste settimane di poter fare le telecronache solo degli e-Sport?

Mai. Ciò che mi manca di più è il commento proprio delle partite, la mia passione totale. Poi mi manca ovviamente di non poter vedere gli amici. Non vado a trovare neppure mia mamma, facciamo grandi pranzi sulla piattaforma “Zoom”. Sono però disagi che sopportiamo con spirito paziente rispetto a chi ha avuto problemi ben più seri, vista la quantità di morti incredibile. Ho scelto un isolamento totale dall'ultima telecronaca fatta da studio, Valencia-Atalanta di Champions il 10 marzo. Da 40 giorni in pratica vedo solo la mia compagna, che va a fare la spesa. Sono uscito una volta alla settimana, forse anche ogni due settimane. Ho preso subito la situazione con grande serietà. Mi preoccupa la “banalità” di questo virus, perché con gli asintomatici ci possono non essere segnali esteriori che ti dicano che una persona sia contagiosa. Lavoro tanto da casa, progettando la ripartenza. E sperando anche in vacanze che possano essere se non vere, almeno verosimili.

In estate potrebbero però tornare le partite. Cosa pensa della voglia che ha il calcio di ripartire?

Comanda il virus, ma penso sia giusto provare, se ci sono le condizioni dal punto di vista medico. Credo sia corretto quello che si sta tentando di fare in Italia e in altri Paesi, perché il calcio è una grande filiera, un grande business e non c'è niente di male. Potrebbe contribuire anche a riportare un po' di normalità, almeno apparente. Le partite a porte chiuse fanno abbastanza schifo, ma non giocare sarebbe peggio. La posizione unitaria della Lega di A è stata un segnale forte al Governo. Le incognite non mancano, ma non si può pensare di alzare bandiera bianca, anche per la credibilità dell'intero sistema. Se non si ricomincia e da altre parti sì che facciamo? Forse perdiamo per sempre il treno della competitività. Vale la stessa logica che esiste per tutti gli altri settori economici.

Sull'argomento si sono però scatenate le “tifoserie” più estreme. Da una parte sembra che il calcio sia il primo problema del Paese, dall'altra che sia un mondo di privilegiati che non si rende conto della realtà.

Magari le stesse polemiche ci sono pure in altri Paesi, solo che a noi non arrivano. È indubbio che nei confronti del calcio da parte di alcuni ci sia del pregiudizio. Non è un giochetto inutile per soli milionari. In realtà è un settore economico importantissimo, compreso l'indotto. Ribadisco però che la parola della scienza in questo momento non debba essere messa in discussione. Sogno sempre di svegliarmi la mattina e di sentire la notizia che c'è la pasticchetta pronta: la prendi ai primi sintomi del virus e ti passa tutto. Ma la scienza ha giustamente i suoi tempi, per le cure farmacologiche e per il vaccino.

Sul suo profilo Instagram @pierluigipardo ha iniziato al lunedì sera una versione casalinga e social di “Tiki Taka”. Come sta andando? Le piace?

Un format del genere fa parte della mia cifra. Per l'informalità del rapporto e perché si parla non solo di calcio, ma anche di attualità. Mi piacciono il cosiddetto “alto-basso”, la trasversalità degli argomenti, perché ho tanti interessi. Nei sei lunedì che sinora abbiamo fatto abbiamo avuto personaggi del calcio tra cui Cambiasso, Marchisio, Pippo Inzaghi, Immobile, Ma anche non sportivi, come Mentana, “Zoro” Diego Bianchi, Giuliano Sangiorgi, Tommaso Paradiso, Linus, Nicola Savino e altri. Una marea. Abbiamo avuto ospite pure il premier albanese Edi Rama, in occasione degli aiuti mandati all'Italia.

In questo periodo di quarantena molti personaggi del calcio si stanno dimostrando bravissimi a intrattenere via social. Non ha paura che qualcuno possa rubarle il posto? Bobo Vieri sta impazzando...

Ma magari. Sogno di fare l'opinionista con Bobo che conduce “Tiki Taka”, sarebbe più comodo. A parte gli scherzi, Bobo è bravissimo, ha una marea di follower e ha una comunicatività straordinaria. La formula dei campioni che parlano tra di loro non è nuova, ma adesso sta spopolando. I personaggi si fidano l'uno dell'altro, c'è complicità. Basterebbe aggiungerci un minimo di mediazione. Come per esempio nell'intervista fatta a gennaio a “Tiki Taka” da Vieri a Lukaku. Io fuori campo ho fatto qualche domanda, anche per rispettare i tempi televisivi che sono diversi dalla grammatica che si può usare su Instagram. In passato a Sky avevamo fatto qualcosa di simile tra Marcello Lippi e Fabio Capello. Sono un sostenitore di questo approccio.

Chiudiamo con un sorriso e prendendo spunto dalla sua trasmissione su Radio 24 “Mangia come parli”, con lo chef Davide Oldani. Parlando meno per mancanza di partite, non è che mangia di più?

Il rischio è sicuro. Proprio Vieri ha dichiarato 106 chili. Io non mi peso da 40 giorni. Si mangia, ma lasciateci almeno questa forma di appagamento...
Ultimo aggiornamento: Domenica 26 Aprile 2020, 20:58

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